Rosanero: quel 3 -0 all’Avellino per tornare a volare

Il Palermo e la sua ricetta segreta: “una fazzolettata di amici”.

E’ finito il brutto sogno? I tifosi rosa – quelli che non hanno, o hanno meno, disertato le tribune di via del Fante, lo sperano. Nel campionato in cui è stato abbandonato dal suo miglior giocatore, un Nestorovski distratto, l’ombra di se stesso, il Palermo ritrova la vittoria dopo quattro partite… Ritrova anche il punteggio delle grandi giornate: batte l’Avellino 3-0 e torna decisamente in corsa nella volata promozione diretta.

Con la solita formazione rimaneggiata, si ripete l’esibizione della nuova “scoperta” dell’armata Zamparini – già, il vituperato presidente che vende, vende, ma poi compra bene, con grande rabbia dei suoi detrattori, dei “nemici di se stessi” che vorrebbero, sembra, rivedere in Lega Pro o Lnd le …gloriose maglie rosanero – a far la differenza è nuovamente il fantasista Coronado, mentre a far pesare il punteggio sono anche il miglior ragazzo della “Città Murata”, La Gumina, made in “Palermello”, e Trajkovski, il Nestorovski dei poveri…

Zamparini non perdeva il sorriso ma si grattava preoccupato la testa
Zamparini non perdeva il sorriso ma si grattava preoccupato la testa

I rosanero si attaccano, ora, al Parma come la carta moschicida e possono guardare al posticipo di lunedì fra Frosinone ed Empoli con serenità. Tedino, frattanto, “regge”, non sente più scricchiolare i piedi della sua panchina, pur applicando la sua vecchia ricetta. Non perde la testa e…l’azzecca, con Struna al centro in difesa e i rientranti Bellusci a destra e Rajkovic a sinistra davanti al portiere Pomini. Il serbo è stato tenuto opportunamente in incubatrice dal preparatore Marco Petrucci e come Bellusci non sta bene, ma ha stretto i denti ed è sceso in campo che sembrava fresco come una rosa. La regia è affidata a Chochev, Murawski e Coronado, a recitare in tre la parte di altrettante splendide mezze ali, con Rispoli a destra e Aleesami a sinistra sulle fasce. Lì a portare avanti palloni a Trajkovski La Gumina. Già, Coronado parte sornione a centrocampo, pronto – però – ad aggiungersi in prima linea all’occasione… Il suo doppio ruolo, in fase di appoggio e copertura, lo ha ben tenuto per tutto il suo primo tempo.

Chochev, inedito perno davanti alla difesa, è l’unico “vezzo” di un Palermo dejà vu, ma sembra lento e poco convinto, lì a recitare moralmente la parte di un quasi centro mediano metodista. Perde pericolosamente un paio di palloni e tarda a darne altri ai portatori di palla specie nell’area calda.

Il Palermo sembra non riuscire a cancellare i problemi fisici e persino Bellusci, allo scadere dei 45’, sfoggia una “bella” fasciatura alla coscia destra, la stessa che lo aveva fermato contro il Frosinone e va al riposo zoppicando…

Ora non se la gratta più. Eccolo nella ben nota foto in cui saluta il pubblico che gli risponde: i giorni di gloria...
Ora non se la gratta più. Eccolo nella ben nota foto in cui saluta il pubblico che gli risponde: i giorni di gloria…

Ma, nonostante tutte queste difficoltà il Palermo va al riposo in vantaggio già di un gol: un implacabile e provvidenziale Coronado su calcio di rigore al nono. A procurarselo era stato (un nome, una marca, una garanzia…) Rispoli, strattonato in area da Morero in mezzo ai rimpalli di un calcio d’angolo battuto dalla sinistra da Trajkovski. Era stata, per la verità, la sola occasione veramente pericolosa per i padroni di casa in tutto il primo tempo: troppo poco, per la verità, fino a allora. Dopo il vantaggio gli uomini di Tedino badavano più a darsi di continuo “una regolata” che a giocare come si fa …al pallone.

L’Avellino aveva provato anche ad approfittarne e, con un colpo di testa di Ardemagni, oltre il 40’, aveva fatto salire la tachicardia ai circa novemila presenti al “Barbera”. L’azione non era neppure “pulita”: Pomini va a vuoto, ma l’attaccante stacca con le braccia larghe a disturbare il portiere e alle sue spalle ci pensa Rajkovic a a vanificare ogni genere di problemi e discussioni, tornando – magari – ad un deprimente pari…

Le due squadre recriminano, otre a quello assegnato  – sempre nei primi 45’ – un calcio di rigore per ciascuno: Trajkovski per una spinta in area, Gavazzi per una involontaria, sembra, respinta di Rajkovic col braccio…

Quando le squadre tornano in campo, manca Bellusci non c’è e ha già ceduto il posto ad Accardi, ma torna in campo per seguire la partita. Le difficoltà pare abbiano unito il “gruppo” rosanero.

Anche Tedino deve aver fatto bene la parte che ogni mister, da che si gioca al calcio, recita negli spogliatoi quando la squadra ha, dormicchiato”… Basta un minuto o poco più, perché un Palermo alla simpamina vada in rete: Trajkovski porta la palla in posizione centrale sulla 3/4 campo, serve basso il sempre più applaudito La Gumina e il palermitano, in posizione centrale da dentro l’area non accusa “esitation”.

Il raddoppio non può che fortificare le sicurezze della squadra che ritrova anche la serenità che cercava. Frattanto quando la reazione dell’Avellino – non male – porta qualche maglia verde fin dalle parti dell’area rosanero, ci pensa Pomini: accade intorno al 20’ e il guardapali dice no con due bissando lo spettacolo in una stessa azione. Prima di testa il solito Ardemagni e poi rialzandosi da terra chiudendo su Asencio con il piede prezioso di Rajkovic. Tutto vano, mentre forse Santa Rosalia …sorride.

Un'acrobazia di La Gumina in una foto d'archivio. Fra i pregi del "picciotto" l'eccezionale freschezza atletica.
Un’acrobazia di La Gumina in una foto d’archivio. Fra i pregi del “picciotto”, oltre a  cuore e palleggio, l’eccezionale freschezza atletica.

I medici rosanero ce l’avevano messa tutta, ma al 24’ somno looro stessi a chiedere il cambio per Murawski, chiedendo con la mano l’intervento della panchina. Il polacco esce in barella, come un eroe di guerra, con la borsa del ghiaccio sul ginocchio destro. Sostituito da Fiordilino. Con ben tre “palermitani” in campo, i rosa vanno alla terza rete.  L’Avellino stenta e rimedia come può, ma l’arbitro al 28’ non li perdona. Fra due meridionali non saprebbe chi penalizzare, del resto (non ci è chiaro se scherziamo…).  Questa volta s’incarica Trajkovski, ma anche lui, come l’arbitro, sembrava ignorare il Vangelo e non conoscere il perdono. A procurarsi il penalty era stato La Gumina, bravo anche mentre ruba la palla a Morero, che deve ringraziare se si salva dal rosso, o meglio, dal secondo giallo per il secondo fallo da rigore di giornata.

Il Palermo torna al ruolo ad intermittenza di questa partita: il bell’addormentato, perdi più troppo sicuro di sé. Vedi Fiordilino quando regala palla a Cabezas. Ma Pomini, come accennato, è sempre là a chiudere lo spazio. Poi anche Rajkovic arricchisce la …ricca infermeria di casa e chiede il cambio a 5’ dallo scadere. Entra Fiore. Quando, però, la giornata è quella buona …non ci può niente (vero anche il contrario). A voler essere ancor più positivi potrebbe osservarsi che la forza dei rosanero si vede di più, quando vince partite così… E resta da sperare che, con più “organico” disponibile farebbe. addirittura, faville…

Anche adesso il bilancio di prossime assenze e infortuni è alto: Coronado era diffidato e, dopo l’ammonizione, salterà la trasferta di venerdì a Venezia, ma in compenso i rosanero ritrovano la vittoria dopo 4 partite. Un bel 3 – 0 non può che far rivivere i fasti del Campione d’Inverno. Il primo posto – legittima aspirazione sin dalle prima battute e soprattutto a Natale – è ormai reso distante dal signor Empoli, ma il Palermo ha ancora in tasca il biglietto per andare in A senza i play off…

La serie B è certo il purgatorio, ma il Palermo, pur fra altre nobili retrocesse, vi sta puntualmente da primattore e sa divertire. E i menagrami? Incazzatissimi…

Scaramacai

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La Gumina, Fiordilino e Accardi – li chiamano i picciotti – sono adesso tre giocatori “made in Palermo” della squadra rosanero. è delle performance inusuali cui ci ha abituato l’ormai lunga e variegata gestione Zamparini. Il grande furlan palermitanizzato (guai a chi gli tocca Palermo) affronta il “classico” partito avverso alimentato dal provincialismo locale. Non è – intendiamoci – una malattia endemica locale simile alla mafia: è tipica di ogni posto decentrato, periferico e delle isole. Il Dna del luogo né è, quindi, ben saturo. Maurizio Zamparini, sornione, resta: “questa sottolinea fra l’altro – è la sola città dove non mi preoccupo se mia moglie (Coccolona e Coccolina) torna a casa sola a tarda ora”. Ovviamente lui non è.  capisce bene perché. Noi tutti lo sappiamo. Ma, qui tutto sia sa e si fa, ma non si dice: ci mancherebbe…

Lo hanno dato miriadi di mattine per …partito, i media la vox populi. Ed eccolo là tornare alla vittoria. Chi sa se un giorno romperà ma noce durissima dentro la quale è chiuso il “bo” Orlando che gli impedisce di costruire uno stadi al passo coi tempi in quel dello Zen? Ciò che ha saputo fare il Comune allo Zen è stato – finora – dolo cambiargli il nome: già San Filippo Neri. Come  dire: “i salvi il Cielo”. (Scaramacai)

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