The Guardian chiama Palermo. Primo: non reagire a vanvera!

Il Castello Utveggio, uno dei simboli non troppo antichi (1900) della città: sarà restituito all’uso cittadino e turistico, incluso il giardino col belvedere. Fu un albergo di lusso. E’ stato sottoutilizzato e a lungo chiusonel dopoguerra. Ora se ne occuperà un’associazione presieduta dall’ex Viceministro E. A. Cardinale.

Un po’ tiepidi i preparativi a Palermo per “Capitale della cultura 2018”. Ad evidenziarlo è il confronto con Matera, città molto più piccola del capoluogo siciliano e facente parte di una regione considerata a lungo – e forse ancora – come la più povera d’Italia. La seconda città della Lucania si sta muovendo da tempo con molta più decisione, battendosi – fra l’altro – anche per il tutto il territorio circonvicino, che sbocca sul mare con una perla come Maratea

Un idea nata a Matera: il pane d'Europa, prodotto dai fornai lucani con il "lievito madre" di tutta l'UE. Se rende la cultura, rende anche la fantasia...
Un’idea nata a Matera – capitale della Cultura: il Pane d’Europa, prodotto dai fornai lucani con il “lievito madre” di tutta l’UE. Se rende la cultura, rende anche la fantasia…

Matera fa parte, assieme a potenza della piccola regione detta Basilicata o Lucania, che – come la Sicilia – punta sul turismo, oltre che sull’agricoltura (nella ridente piana di Metaponto) nell’attesa di uno sviluppo economico prossimo venturo… Se ne deduce che il titolo di Capitale della Cultura, anno per anno, viene concesso più alle città in difficoltà e parziale sottosviluppo che a vere “capitali” culturali, quali potrebbero essere Firenze ed anche la stessa Napoli, per non dire Roma o Milano, ma neppure Pisa, Urbino, Spoleto…

Frattanto “una mano d’aiuto” del tutto gratuita a Palermo viene offerta dalla lontana Inghilterra… Il noto quotidiano The Guardian, ha da poco stilato una classifica delle mete da raccomandare per i viaggi. Ha inserito, quindi, anche Palermo, addirittura come unica città per l’Italia. Trattasi, in altri termini di consigli su mete meno “battute” o di recente un po’ trascurate rispetto ai “meriti”…

Nella lista delle mete europee suggerite da The Guardian figurano infatti: (Islanda), Tblisi (Georgia), Palermo, Leeuwarden-Friesland (Olanda), Mosca (Russia), Corfù e le altre isole della Grecia, Flanders (Belgio), Parigi (Francia), La Valletta (Malta), Amsterdam (Olanda), Corsica (Francia), Bratislava (Slovacchia) e Valencia (Spagna). Tranne Parigi e Amsterdam sono tutte mete considerate, evidentemente, piuttosto “alternative”.

Questa la motivazione sul giornale inglese: “Il Capoluogo della Sicilia è la Capitale della Cultura 2018, e le sue credenziali come un melting pot culturale risalgono a quasi un millennio fa. Una pietra commemorativa in mostra nel palazzo della Zisa registra la sepoltura dei resti di una nobildonna in quattro lingue: latino, greco, arabo ed ebraico. L’apertura ad altre tradizioni è tipica di questa città, spesso definita come un mosaico – un modello che si intreccia anche in influenze spagnole, normanne, borboniche e britanniche. E quest’anno, aprirà la prima nuova sinagoga della città dopo 500 anni. Una chiesa barocca inutilizzata nella Giudecca, chiamata Santa Maria del Sabato, viene trasformata nel luogo di preghiera”.

E ancora: “…Palermo – è sempre The Guardian che scrive – coglierà l’occasione per mostrare le sue ricchezze culturali e storiche nel 2018 e tra queste spicca Manifesta 12, la biennale dell’arte itinerante. Le attività e le mostre si terranno nei palazzi, nelle chiese e nei giardini botanici, con il fulcro nel rinnovato Teatro Garibaldi. A ottobre ci sarà il III Festival annuale di Letteratura migranti, che dà voce alle persone che approdano, attraversano o si fermano in Sicilia come possibile fuga dalla violenza o dalla povertà”.

Basterebbe meno Concessione di nuovi siti Unesco, che però, non hanno finora ottenuto gli effetti sperati) per scatenare nel provincialismo isolano che ci caratterizza, solitamente improntato in direzione del più demoralizzato disincanto (siamo gli ultimi della classe…), una crisi bipolare di improvvisi “raptus” di esaltazione: siamo il meglio del mondo, abbiamo patrimoni naturali e storici che nessuno possiede… E’ un dejà vu pazzesco, direbbe Fantozzi, una “musica” ascoltata e ripetuta mille volte. E’ dolce, quanto pericolosa. Essa porta a due conclusioni veloci quanto gratuite.

La prima pericolosa conclusione è che …potremmo vivere soltanto di turismo. No è vero, né per la Sicilia, né per l’Italia. Il Bel paese e la stessa Sicilia vivono già di altro – fanno – bene o male – dell’occidente opulento e industrializzato. C’è più differenza fra una ragazza Siciliana ed una del Nord Africa che fra una siciliana ed una ragazza di Oslo…

L’economia – vedi Grecia, Egitto e non solo – non si regge solo sul turismo, se non per piccole località o isolotti. Le entrate dal “incoming” attualmente sorpassano a stento solo il 10% del Pil sia in Italia, sia in Sicilia. E dire che l’Italia ha 5 città fra le 10 più fotografate del Mondo (da una recente ricerca di Google).

La seconda pericolosa conclusione, purtroppo frequente quanto la prima, è: siamo i nemici di noi stesso (questo, un po’, è vero) e dobbiamo aver cura delle nostre cose, delle preziosità che possediamo. Ma ciò finisce per consistere nel “chiudersi nel guscio”, un atteggiamento assolutamente isolano, che è peggio di essere nemici di se stessi. Chiariamo meglio: questa riflessione vale a farci dimenticare che ciò che di importante dobbiamo fare – per valorizzare – cioè ricavare benessere da natura e cultura – è assolutamente …altro. Ciò che occorre è di appoggiare con un’azione di marketing e pubblicità l’immagine della Sicilia nel suo complesso, arricchendola di quello che in tale immagine manca o è carente: eventi, divertimenti, intrattenimento… A tale azione occorre affiancare un’opera di perfezionamento della qualità dell’accoglienza in modo da essere all’altezza del lavoro di comunicazione effettuato!

Che noi italiani e siciliani siamo belli, perché siamo simpatici e abbiamo “natura cultura”, non c’è “straccio” di agente turistico nel mondo che non lo sappia. L’Italia e la Sicilia sono “ofelime”, cioè altamente desiderabili (sul mercato, come diceva Pareto). Tutto il mondo vive sognando un viaggio in Italia. Altre mete (dall’Irlanda a Malta), però, letteralmente “ci stracciano”. Disse una inviata dell’Irlandese Ryanair al Politeama in una indimenticata conferenza – dibattito: “provate, dunque, ad individuare il perché”.

Come diciamo spesso, occorre “confezionare” un prodotto turistico di migliore qualità! Di tale prodotto fanno parte anche le caratteristiche dell’immagine. Esemplare – quasi da scuola – è la pubblicità del Bitter Campari, un prodotto che rischia di invecchiare presentato, invece come il re della trasgressività giovanile… Sulla scia della pubblicità delle Prugne della California, scambiate con aria sexy a bordo di un motoscafo in corsa fra bel ragazzo e una bella ragazza: per esorcizzare l’idea che le prugne siano solo un prodotto per …vecchi stitici.

Facile? Non tanto. Non prendendone coscienza e non appoggiandolo con un’azione di preparazione tecnica e professionale anche l’accoglienza, così da non sfigurare, assolutamente no.

Germano Scargiali

 

Una nota. Non dimentichiamo che, quanto a cultura, il Museo Salinas ex museo Nazionale è stato chiuso per circa 15 anni e sostanzialmente lo è ancora… Palermo disastrata sempre: Matera a 2 anni dal 2019, ha già fatto “battage” e programmi concreti. Palermo – come avviene anche in Italia – ama le presentazioni e gli annunci. Il peggio è quando si giunge ai fatti, agli eventi. Un esempio negativa fu Genova al tempo delle Colombiadi: se ne parlò per 10 anni (si eseguirono delle opere in città, ad onor del vero), ma nell’anno della ricorrenza, pochi si accorgevano delle Colombiadi… Genova, che si trova in posizione di vantaggio rispetto all’Europa che (da 500 anni) conta, è più colpevole ancora di Palermo del proprio sottosviluppo…

 

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