“Trump e Putin si strinsero la mano”, ma al mondo non piace la pace?

Storica stretta di mano: sarà la fine della guerra …non troppo fredda?

Evitare il paradosso non è un’arte ben appresa in Usa. E’ paradossale che si accusi Trump di “amicizia” con Putin e cioè di voler stringere trattati di collaborazione e dialogo. La volontà di un dialogo “dovrebbe” por fine di per se stessa anche al “russiagate”: C’era intesa fra il partito di Trump e l’entourage di Putin al tempo delle elezioni? Certo, programmavano un’estremamente auspicabile – sia per l’America, sia per la Russia, sia per il mondo intero – intesa fra i due blocchi storicamente antagonisti della mai sopita  “guerra fredda” e neppure troppo fredda!

Niente di tutto questo: la nuova intesa trova i media – il giornale unico – pronti ad amplificare l’accusa a Trump di …aver ricevuto aiuti dalla Russia contro …la “povera” Hilary Clinton: una femminuccia vogliosa di pace, concordia, amica di B.Obama, premio Nobel – appunto – per la pace. Ma quale pace? Nessuno ha fatto più guerre di loro dal 1945 ad oggi… Nessuno ha mai fatto tanto danno al Mediterraneo ed agli stessi Stati Uniti quanto Obama con l’aiuto della Clinton… Gli Stati Uniti, dopo i due mandati di Obama versano in uno stato di dissesto economico (economia reale) senza precedenti, appena temperati dal sopravvenire di nuove fonti di energia (petrolio e metano Usa) e da interventi esterni come quello di Marchionne…

Ma esiste ancora la Clinton? Sarebbe ancora il caso di nominarla dopo quasi un anno di onorata presidenza di Donald Trump, contro ogni previsione della stessa main stream mediatica, che lo descriveva come un – comunque improbabile – mero sbruffone, un principe da operetta e qualcosa di simile? Noi diciamo che qualcuno non ricorda più neppure che fosse lei la rivale di …allora. Trump dimostra di …”fare il presidente degli Stati Uniti”. Lo ha dimostrato giorno per giorno, con misura inattesa, pur fedele alla propria personalità, ma non eccessivo come si diceva, non spaccone come lo avevano descritto…

L’accusa principale a Trump consiste nella possibilità che sia stato aiutato in campagna elettorale dalla Russia. Ma è mai esistito un partito al mondo che non avesse i propri agganci internazionali’ Agganci col nemico? Forse Trump, tanto nazionalista, vuol vendere gli Usa a Putin? Oppure vuol divenirne il Viceré alla maniera indicata da Federico De Roberto? Non vi sembra assurda e improponibile un’ipotesi del genere? Almeno quanto quella che presenta Trump come una sorta di “cretinone“, un pallone gonfiato…

Può essere mai un cretino chi ha costruito una tal fortuna? Ma questo semplice e banale concetto non è condiviso da chi soffra di invidia sociale, malattia frequentissima, oppure da chi demonizza il profitto, epidemia diffusa, quasi conseguenza di un attacco batteriologico alla nostra società col fine – ovvio – di danneggiarla se non di distruggerla… E qual potrebbe essere se no? Visto che il profitto è il valore aggiunto: crearlo, perseguirlo, amarlo è il solo modo di fare arricchire la società moderna. Non è una sconcezza: la scienza economica o economia politica studia dichiaratamente “i motivi della povertà e della ricchezza delle nazioni”…. Ma Marx, si sa, lo chiamò plusvalore e lo additò come un furto nei confronti dei lavoratori… Un vero guaio – di incalcolabili dimesioni – per la società civile da oltre un secolo ad oggi…

No di Trump ai patti ecologici? Ma “no” anche a chi proponeva a Trump di “calare la testa” pro forma agli “stucchevoli” patti ecologici che, in concreto, non impegnano chi vi aderisce a far altro che battere le mani e pronunziare un sì di massima con nulla di realmente impegnativo e senza un organo internazionale di controllo. Gli accordi di Parigi? Non sono neppure stati definiti un “trattato”, perché non lo sono. Si sono conclusi, come gli incontri di taormina con una semplice statuizione propositiva. In altri termini, una promessa meramente platonica.

Ma non è questo il problema. Non esiste neppure. Ciò che è concreto è il tentativo di discutere assieme fra Putin e Trump, due uomini evidentemente intelligenti: “Vediamo se…

Fonti dell’Associated Press avevano un giono affermano che Russia e Stati Uniti fossero pronti ad annunciare un cessate il fuoco nel sudovest della Siria a partire da un certa domenica.

Il cessate il fuoco era appena iniziato formalmente domenica 9 luglio a mezzogiorno, ora di Damasco. La possibilità di un eventuale tregua sarebbe emersa proprio nell’incontro ad Amburgo tra il presidente Usa Donald Trump e Vladimir Putin.

“Ho avuto – avrebbe detto Putin – una conversazione molto lunga con il presidente degli Stati Uniti. Abbiamo affrontato tante questioni, parlando anche dell’Ucraina. Soprattutto, però, della Siria e di alcune questioni bilaterali”. Vladimir Putin è stato insomma chiaro, prima del colloquio con Shinzo Abe, al quale ha chiesto scusa per il ritardo “anche da parte di Trump”.

“Abbiamo parlato – ha concluso Putin secondo la Tass – anche di lotta al terrorismo e di cyber-sicurezza”.

Tutto bene, dunque? Niente affatto! In America, frattanto, insistono sul supposto “tradimento” di Trump. Alto tradimento? Ed eccoci al paradosso più grande: non tradire, dunque, significa, anzi significherebbe continuare a far guerra alla Russia ad oltranza? La logica americana è quella di far guerra alla Russia? Questa sarebbe politica leale? E con chi? Se è vero che il male è abile a travestirsi da bene, in questo caso, rasentando l’assurdo, incontra certamente qualche difficoltà… In questo caso il Male è ben individuabile e configurato in tutta la sua mostruosità…

Vien da pensare al modo in cui l’inutile e tardiva demagogia descrive la politica di Hitler (ne abbiamo appena parlato a proposito della rievocazione storica della figura di Goering): i nazisti avrebbero potenziato le industrie meccaniche al fine di fare la guerra. Scusateci ma non era così, non fu così, non andò così: i nazisti saranno impazziti di certo in un momento imprecisato, ma la Germania, nella sua volontà di crescita, aveva bisogno delle materie prime dell’Africa per le proprie industrie. Fu per questo che si indusse alla guerra, cioè non fece le industrie per fare la guerra, ma fece la guerra per fare le industrie. E, comunque, le industrie le fece lo stesso e non fabbricavano solo armi, se è vero che la Mercedes si presentò in Sicilia alla Targa Florio nei primissimi anni ’50 con tre macchine da corsa carenate ad iniezione diretta di cui nessuno disponeva al mondo e con i piloti più quotati dell’automobilismo d’allora: Fangio, Moss e Collins. Il giovane italiano Eugenio Castellotti con la Ferrari a carburatori, venne portato in trionfo perché si inserì al terzo posto, impresa apparsa impossibile: erano tutte auto costruite ancora con la tecnologia dell’era nazifascista. Tant’altro si potrebbe dire, ma non è il momento…

Ciò che conta è che, se di democrazia, modernità, storia e buona informazione si deve parlare, occorre farlo ricercando la verità…

In conclusione, non si può credere che un’America ragionevole “voglia la guerra”: sono piuttosto i “grandi della moneta” americana che non vogliono la pace, non vogliono visibilmente la crescita e lo sviluppo “sani” che conseguirebbero ad anni di pace ed al vero pluralismo economico, alla vera società dalle porte aperte che liberalizzasse le iniziative, l’autoccupazione etc.

Sfondiamo una porta aperta dicendo che i fabbricanti di armi sono sempre all’erta perché quel mercato è forse il più ricco in assoluto!

Facciamo attenzione allora! Svegliamoci tutti! Cantiamo un nuovo “allons enfants”, che non sia quello delle barricate, ma quello della chiarezza e della cultura: una cultura minima che illumini il ragionamento più di quanto gli illuministi si illusero di fare con “tutta la realtà e la storia”.

E la conclusione di questa veloce dialettica della cronaca di quelle 7 giornate particolari ce la danno gli eventi del giorno 11 luglio: dopo appena 4 giorni dalla promessa tregua in Siria, la Russia s’infuria per il mancato rispetto da parte degli Usa.

Dopo il weekend di tregua in Siria (almeno così è sembrato) già il lunedì sono spuntate le segnalazioni di alcune violazioni. A non aver aderito alla tregua erano state solo – con logica prevedibile – l’Isis e Al Nusra. A “sparare” per primi sembra – tuttavia – siano stai “i soliti” americani. Da qui la reazione diplomatica russa.

Si è comunque subito riunito nella sede Onu di Ginevra il gruppo di monitoraggio della tregua, con rappresentanti di vari paesi, per esaminare le informazioni sui casi di mancato rispetto del cessate il fuoco.

In particolare ha alzato la voce la Francia, prendendosela, però, politicamente con …i russi. Ha infatti chiesto spiegazioni sui raid che domenica che i russi hanno comunque compiuto su postazioni di ribelli anti-Assad, come riportato anche – e ci mancherebbe – dal Washington Post…

L’accordo per il cessate il fuoco prevedeva la sospensione delle ostilità

Il tutto, però, non ha scoraggiato i team delle Nazioni Unite che presiedono al soccorso dei civili dall’annunciare che nel corso della settimana partiranno tutti i convogli con aiuti umanitari per sei città. Oggi i primi camion di soccorsi sono arrivati a Al Moadamyeh, un centro abitato nei pressi di Damasco. Gli aiuti dovrebbero raggiungere almeno 150mila persone entro 5 giorni, oltre 1,7 milioni entro la fine di marzo; e sono già cinque milioni i siriani che vengono alimentati dal World Food Programme delle Nazioni Unite…

Gli accordi Trump – Putin, secondo la ragionevole conclusione, hanno sortito comunque un effetto visibile e quasi decisivo.

Chi, però, immaginasse o sognasse che la politica americana, con Trump o grazie alla sua lungimiranza (questa la sua dote al contrario di ciò che si è detto e si dice) finisca per aiutare la Russia in Medioriente e, soprattutto, nel Mediterraneo, accarezza un sogno impossibile. Né gli oppositori più o meno segreti di Trump, né Trump stesso possono dimenticare che la lotta per il Mediterraneo, il Medioriente e l’Africa costituisce da molti anni il motivo del contendere. Il mediterraneo e i suoi paesi rivieraschi sono tenuti in stand by per quanto possibile: si ricordi, a parte la burlesca “primavera araba”, il naufragio dell’Area di Libero scambio del 2010 nel Mediterraneo meridionale…

La premialità del controllo su questi sterminati e strategici territori – e per conseguenza sul Mare più antico del Mondo – è enorme, incluso il valore delle ricchezze vere e proprie che essi contengono. Ma Donald Trump appare a chi scrive e lo sostiene da prima dell’elezione un raro americano che comprenda con lungimiranza come non si possa fermare la storia. E’ un trend già iniziato: sono gli eventi del progresso e l’antica geografia che fanno del vecchio corpo di terre emerse maggiore al mondo – Europa, Asia e Africa – il blocco più potente del Pianeta, già cresciuto tecnologicamente e in grado di utilizzare al meglio l’intermodalità dei trasporti. Continuare a soggiogarlo e controllarlo, atteggiarsi a suo gendarme, come vorrebbero gli “ottusi potentati Usa”, insaziabili cultori del Potere con la “P” maiuscola, è impossibile. Sarà una sconfitta. La sola scelta è trattare e il dialogo Trump lo ha già iniziato. Partendo da Mosca.

Germano Scargiali

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Ma insomma Trump! Non sei razzista? Che modi!

(Aggiornamento) Ecco l’ultima. Ora il giornale unico accusa Trump di essere volubile: era contro gli immigrati, poi ad un tratto, di fronte all’intolleranza e relative manifestazioni negli stessi Usa condanna pollice verso”ogni razzismo come il male assoluto“. Che rabbia – in sostanza – per i media! Era tanto utile un Trump razzista e che costi combina quel vulcano di “the Donald”? Va a dichiararsi anti razzista!  E adesso, poverini, tanti cronisti, tanti columnist come faranno? (G.S.)

 

 

 

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