Non si farà né ora né mai ma Renzo e Lucia si sposarono. Sarà così per la Tav e il Ponte

Eurostar lancia la sfida gel treno e propone un nuovo collegamento diretto Londra – Amsterdam con i nuovi treni e320. Il piano, già ufficializzato dalla compagnia, prevede l’inizio dei collegamenti per fine anno, con tempi percorrenza annunciati inferiori alle quattro ore per l’intero tratto. Gli elettrotreni non possono essere traghettati: fruiscono dei ponti e dei passaggi sottomarini (Manica). I treni per Londra sono composti da 16 carrozze per 894 poltrone e possono spingersi fino alla velocità massima di 320 km/h. Le linee Tav fanno parte del futuro.

E’ pericoloso: Di Maio ha “rassicurato” l’ala del suo partito che non vuole la Tav con parole che, pronunziate in Italia, potrebbero rivelarsi fatali: “Non si farà mai“. Andrebbe precisato che la Tav non è unica nel suo genere, ma una tessera mancante di Tav già esistenti da Reggio Calabria a Milano e Torino, per parlare solo dell’Italia. chi non ricorda decenni or sono, già il “Settebello”? Da allora è stata un’escalation ove lo rendeva possibile la natura (montagnosa) del territorio. Perché sul piano non ci sono problemi…

I mille ostacoli burocratici previsti dalla prassi italiana consentono, purtroppo, di bloccare tutto. Ecco perché la frase di apertura ci sembra “pericolosa”: via libera ai no dei burocrati significa condannare il tutto al sonno tipicamente italiano…

Torna alla mente il “non s’ha da fare né ora né mai” dei Promessi sposi, ma …si sposarono.

Sono anni che a Palermoparla ci accorgiamo come sia in corso una campagna denigratoria nei confronti delle ferrovie. L’accusa è di obsolescenza. Niente di più falso: in tutto il mondo si costruiscono ferrovie, l’America corre ai ripari per essere tecnologicamente in ritardo e la Cina si attrezza con le linee a due binari considerate le sole utili a coprire le grandi distanze. Lo stesso fa la Russia, ci mancherebbe…

L’Italia , invece, è all’avanguardia nel costruire treni ed elettrotreni. Il più avanzato è oggi il progetto Pendolino, cui appartiene anche l’Italo. Questa tecnologia decollò prima della guerra dai progetti ETR1 ed ETR2  con cui fu stabilito il record mondiale su viaggio di linea lungo la Milano – Bologna.

Il discredito gettato sulle ferrovie – secondo la teoria del grande complotto – potrebbe essere un ennesimo espediente per ritardare o bloccare lo sviluppo, danneggiando l’economia di mercato. Per tale economia (quella su cui si basa il benessere occidentale, del Giappone ed oggi anche del Far East e degli stessi colossi Russia e Cina), i trasporti sono il perno dello sviluppo, un elemento senza il quale sviluppo si arresta. Perché oggi – come spesso scriviamo – l’economa è essenzialmente movimento per non dire “solo movimento” di merci e di moneta si scambio. Inutile accumulare terra o oro…

Se i trasporti sono il perno dello sviluppo, quelli ferroviari sono il perno dei trasporti via terra, quelli che, attraverso il territorio, possono trasportare le migliaia di tonnellate di merce in movimento e i grandi manufatti di sagoma speciale.

Rinunziare alla Torino Lione ed alle grandi opere in questo momento è assolutamente lesionista. Perché le grandi opere sono il migliore espediente per superare i momenti di crisi – come quello in corso – e uscirne fuori, creando posti di lavoro e – per l’appunto – sviluppo.

Gli strali contro la libera economia (mercato) risalgono agli anni del boom, al disappunto delle opposizioni filocomuniste nell’assistere alla prosperità conseguita dall’allora Occidente. Si iniziò con una serie di provvedimenti capestro come le anticipate (sui tempi) rivendicazioni sindacali, i pre pensionamenti, il favorire la grande distribuzione e la grande industria rispetto alla piccola, alla libera professione e all’auto occupazione in genere. Tutto a favore dell’occupazione “di stato” e delle prebende pubbliche (statalismo).
Oggi lo statalismo è prediletto da chi coltiva un’economia internazionalizzata ma accentrata e monopolizzata.L’obiettivo sarebbe monopolizzare tutto, impadronendosi del controllo dei pochi centri di produzione distaccati sul territorio mondiale: cereali, proteine, ortaggi, pesce, ma anche acqua, tempo libero e persino religione. Tutto ridotto ad uno: centri di controllo per ciascuna voce ed un unico centro di comando supremo. Si chiama “nuovo ordine mondiale”.

Tale progetto fallirà perché “contro natura”, contrario alla natura delle cose, alla molteplice realtà, variegata e frastagliata del cosmo che l’uomo che pecca vuole baipassare riconducendolo ad unità: il gesto con cui Adamo raccoglie la mela e la morde.

Le grandi opere, strumento di libertà per tutti – come la Torino Lione, tratto di cento altre linee o come il ponte sullo Stretto – si faranno. Il tempo di eliminare coloro che o ubbidiscono ai poteri cattivi o che , per ristrettezza di vedute non ne percepiscono l’utilità: quella a breve termine e quella proiettata nel futuro…

Articoli correlati