Le ‘leggi dei picciriddi’ in tempo di Covid-19

Il popolo è il fine non il mezzo!

Le definiamo da sempre in siciliano come ‘le leggi dei picciriddi‘. Sono quelle che immaginiamo formulate dal primo ‘uomo politico‘ fra i tanti che non hanno ‘mai lavorato‘, che conoscono, certo, meglio di tutti noi le ‘sacrestie’ dei partiti e di altre accolite men note, ma non hanno, invece, quell’esperienza (e quella provvida malizia) che solo la strada può insegnare:  è quella cultura ‘antropologica’ che, associata ad una media cultura scolastica, fa sì che si guardi a 360 gradi verso le conseguenze collaterali di ogni decisione. Soprattutto in merito al lavoro, a quello autonomo, alla libertà di movimento, all’auto occupazione… 

Peggio avviene per ogni regola imposta alla comunità civile. Specie quando riguarda i limiti e i divieti che ‘il potere’ tanto dimostra di  amare.

Vogliamo appena ricordare chi, per iperbole, afferma che basti il solo cadere di una foglia perché il mondo intero non sia quello di un attimo prima. Un’esagerazione? Certo, ma rende il concetto. 

L’emergenza Coronavirus sta mettendo in luce tutta l’inefficienza del governo italiano, che giunge – occorre dirlo – a valle di molti anni  inefficienza da parte dello Stato. L’aver fatto dello Stato, con Hegel, ‘la mamma infallibile che di tutto si occupa, che tutto risolve, cui tutto è dovuto e soprattutto l’obbedienza‘ rappresenta di certo un errore in più, un passo indietro rispetto al progetto principe dell’umanità, che mira al perseguimento della massima libertà individuale e della massima democrazia. La famosa autodeterminazione dei popoli o, se preferite, la sovranità popolare. Un sogno anche questo? Forse, ma un sogno assolutamente ‘da coltivare‘ senza cedimenti. Perseguirlo ha certamente un costo, ma che vale assolutamente la pena di pagare.

Scendendo ‘terra – terra’: come fa una mamma single con prole a fare la spesa senza ‘passeggiare per strada’ con almeno un bimbo appresso? Come si fa con i bar chiusi (sì i bar) per ‘alta disposizione governativa’ a fare ‘un bisogno’ dopo l’abolizione dei vespasiani? Le ‘leggi dei picciriddi‘ si susseguono. Il peggio è che anche molte altre decisioni più serie sono degne di queste. Di ‘provvedimenti dei picciriddisono pieni i codici e le ordinanze. Non ci resta che riferirci al risultato che è sotto gli occhi di tutti: uno stato inefficiente, una pubblica amministrazione che è andata subito in tilt al ricorrere della prima emergenza. In questo caso il Corona virus disease 2019.

L’Inps vede saltare tutto il proprio sistema informatico. Lo Stato non riesce a far pervenire gli aiuti e i sussidi agli interessati. Non sa a chi attribuirli, non sa come distinguere i più bisognosi dai meno… E dire che i primi censimenti della popolazione risalgono agli antichi Sumeri… E dire che fino ad una trentina d’anni fa i ‘cervelloni elettronici di oggi’ non esistevano. C’è sempre un risvolto consolante: la stessa inefficienza appartiene a quelli del fisco, famelico, insaziabile e – soprattutto – minaccioso che abbiamo…

Charlot fu preso di mira al tempo della 'caccia alle streghe' quando ancora le grandi lobby americane erano schierate a destra in funzione anti comunista e antti sovietica
Charlot fu preso di mira al tempo della ‘caccia alle streghe’, quando ancora le grandi lobby americane erano schierate a destra in funzione anti comunista e anti sovietica. Prima ancora della caduta del Muro di Berlino, scelsero la sinistra pseudo socialista, accogliendo – almeno nella forma – le ‘procedure mentali’ del marxismo e nella sostanza quelle dello statalismo. Lo statalismo conviene, infatti, ai potenti. Il neo liberismo deleterio appartiene al ‘capital socialismo‘, che è una formula che oggi miete pericolosi successi, sia all’est, sia all’ovest. Ciò è fra il peggio che possa capitare lungo il difficile percorso della democrazia. Si tratta di un ‘falso politico‘. Addirittura di una ‘falsificazione storica‘. 

Ma soprattutto, lo Stato parla agli italiani come ad un popolo di ignoranti e di irresponsabili: nessun affidamento alla cultura ed al raziocinio individuale. Che cosa potrebbe fare, del resto, uno stato incolto e irresponsabile? Anche nel privato solo le persone ‘oneste’ possono ritenere che ‘tu sia onesto’: Può un disonesto attribuirti  forme di onestà che non fossero, se mai, stupidità? Parallelamente lo Stato va avanti a forza di divieti e di obblighi. La sua arma è solo la sanzione. Ma, se fosse vero che gli italiani sono un popolo di maiali e pecoroni, il problema si sposterebbe di poco: non sarebbe, forse, l’esito di decenni di politica e amministrazione incolta e dissennata

Indispensabile un’osservazione sull’atteggiamento dei media. La regola è l’allarmismo, il risultato voluto è quello di seminare il panico. Ovviamente, ci riescono: il danno è gravissimo, sia sul terreno economico che morale. Come nel caso del femminicidio, i media fanno soprattutto scandalismo. L’atteggiamento è quello del vecchio settimanale per donnicciole Crimen. I contenuti idem. Ciò di cui più si deve diffidare – come scriviamo spesso – è proprio il coro della main stream mediatica. Esso condiziona le scelte, il costume e la morale corrente, imponendo le regole volute dai potenti. E’ significativo che, proprio adesso, sia venuta fuori la campagna che predica: “credete ai giornali veri e agli editori seri“. 

La campagna è evidentemente rivolta a rintuzzare l’azione dei social media. Non c’è alcun dubbio che anche questi ‘informino’. Ma, se è vero che da questi vengono fuori le fatidiche fake news, è pur vero che spesso vi appaiano verità assenti dai media. Non solo: i ‘social’ danno voce ai tantissimi che, altrimenti, non ne avrebbero.

Niente hai detto: la realtà è che solo in mala fede e per interesse privato si può condannare la presenza e la provvida azione sociale dei di quelli che, vedi caso, abbiamo potuto indicare col nome corrente di …’social’.

Germano Scargiali

Nota

Ripetiamo – quando necessita – come sia stato ‘santificato’ da oltre due secoli il concetto dello Statalismo.

Il filosofo tedesco G. W. Friedrich Hegel insegnò filosofia in Germania all’Università di Heidelberg  con grande successo. Tale successo fu dovuto certamente alla completezza del suo pensiero (anche se la corrente idealista, che risaliva a Platone e Sant’Agostino, contiene una serie d’errori che conducono sulla strada di una morale fallace). Ma fu dovuto anche al suo atteggiamento servile nei confronti del Re di Prussia.

Era noto questo suo essere ‘in’ e la sua aula era sempre stracolma. Al contrario di quella di Shopenhauer e di Nietzsche  (dai quali il mondo moderno avrebbe molto da imparare). V. Goethe  disse di Hegel che era goffo nel conversare quanto lo era nel fare lezione. Nella vita privata diede prova di grettezza. Il suo pensiero si inserisce nel filone della Rivoluzione francese e dell’illuminismo: tutti perpetuano l’errore di Platone nel definire la possibile perfezione vicina, a portata di mano, o meglio, a portata di ragione.

E’ una illusione che ha la portata di un’credo’. E’ anche alla base del marxismo. Tuttavia Marx riteneva di ripudiare Hegel e questi si professava di essere uomo di fede religiosa. Tanto che scrisse varie opere apologetiche sul Cristianesimo.

Insomma, tutti i personaggi della corrente idealista , da Platone agli illuministi, a Marx sono tanto dogmatici nei loro atteggiamenti quanto contraddittori nelle scelte e nella vita. Più illogici di loro sono i loro epigoni, coloro che hanno creduto di poter ‘mettere in pratica‘ le loro scelte di pensiero che erano – invece – soprattutto culturali.

Tornando al nocciolo, che cosa è accaduto nella storia politica recente? E’ accaduto che i principi che Hegel affermò per accattivarsi il Re sono divenuti basilari nella concezione generale dello Stato. Marx ripudia Hegel ma, in pratica, compie un grande snobismo. Perché, esecrando la monarchia, trasferisce – però –  l’idea del potere assoluto del Re a quello della Repubblica. L’organizzazione social comunista di uno stato allo stile del marxismo è l’esaltazione più assoluta dello statalismo.

E’ vero che si dice che, morendo, Marx affermasse che la cosa più sicura fosse che lui non era marxista. Ma furono certamente i suoi epigoni a far sì che quella che era un’ipotesi storica proiettata nel futuro diventasse una dottrina, una regola di vita,una regola politica. Come se ‘La Repubblica’ di Platone, capolavoro che sia, possa essere usato come breviario per organizzare una repubblica reale.

Del resto, anche Platone e Sant’Agostino nell’ultima parte della loro esistenza, si accorsero che ritenere la perfezione qualcosa di facile, di già presente, perché opera di Dio o della Natura, si toglieva ogni significato alla morale umana e, prima ancora, alla stessa vita (il motivo di vivere).

La sostanza politica e socio civile è che, grazie alla potenza del messaggio social comunista – che comunque il marxismo, preso come dottrina, ha travisato – la mentalità statalista è diventata un valore comune, quasi una risorsa. Peggio, la visione che era proprio dell’idealismo filosofico è entrata nella cultura accettata, nell’intimo della società.

Quanto sopra ha condotto ad errori come l’identificare lo Stato con la Nazione, il governo con i cittadini. Trattasi, invece, in ambedue i casi di entità a sé che bisogna considerare assolutamente separate, per non condurre a gravi errori ed inganni.

Pensare in termini idealisti comporta di in quadrare ogni accadimento e di prendere ogni decisione non già alla luce dei dati, confrontandoli con altri dati assunti dalla realtà, ma di valutarli alla luce delle proprie idee. Il peggio è quando sia assumono fra le proprie idee nozioni spacciate per verità tecniche o, addirittura, scientifiche.Esse vengono spesso accettate in nome dell’autorevole ‘fonte’  e de loro’invr                                                                                                                                                                                                                                                                                       

 

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