Vittorio Emanuele III riposi in pace: la Repubblica non dimentica il Regno

Un’immagine felice del Re e della Regina in carrozza verso l’Expo di Torino

Chi si rivedono, i Re Savoia. Il rientro della salma di quello che fu il penultimo Re d’Italia, Vittorio Emanuele III, suscita l’immancabile e prevedibile ridda di polemiche. Si conferma il vecchio detto (siciliano, forse): non manca per “bestemmiare”, le cose contrarie non vengono… E ne basta un po’, aggiungiamo noi. I Savoia, neppure un vero fascista, ma chi annuì ad un governo, appunto il governo del fascio littorio, fa paura anche da morto mentre sta trascorrendo un secolo intero e il mondo è …un altro.  …Tanti paesi del mondo che collaborano per mandare esseri umani nello spazio, scienziati che penetrano nella mega realtà stellare e nella nano realtà della materia, mentre stanno per liquefare il plasma atomico e sviluppare energia a non finire, lo vogliano o no gli ipocondriaci… 

I ritratti ufficiali della coppia reale eseguiti dal pittore Carlo Siviero.
I ritratti ufficiali della coppia reale eseguiti dal pittore Carlo Siviero.

Per quanto piccolo fosse, al punto da dover ridurre l’altezza minima per i militari di leva al fine di poter indossare un’uniforme italiana, questo Re fa paura ancora persino da morto. Tanto “scarsi” sono stati coloro che lo hanno seguito? Scusate: la domanda – alla Lubrano – sorge spontanea. …E, se qualcuno non lo sa, per quanto piccolo e un po’ storto, lo chiamarono, poi, Il Re Soldato, per l’impegno profuso nella vittoriosa Prima Guerra mondiale…

Per questo sposò una principessa alta e forte, di sangue reale, ma per molti nobili schizzinosi “di rustica progenie”: l’amata Regina Elena di Montenegro, bella, che l’Italia ricoprì di perle come si usava allora, ma premurosa con i nuovi sudditi, solerte nel visitare e tagliare nastri in ospedali e scuole che portavano la sua firma, assieme, a partire da un certo giorno, ai fasci littori di Mussolini e di un’Italia che diveniva – lo si voglia o no – quella di Fiat, Alfa Romeo, Lancia – le mamme della Ferrari – l’Italia dell’Ansaldo, della Montecatini, della Oto Melara OM, della cantieristica navale, della metallurgia (a parte Taranto, ancor oggi la  prima produttrice di estruso d’alluminio in Europa) dell’elettrotreno FS ETR 200, il più veloce del mondo (record realizzato sulla Milano Bologna). Né dimentichiamo che i resti di quell’Italia sconfitta nel 1945 tornarono a fare del Bel Paese la sesta potenza mondiale, in gradi di insegnare di lì a poco al mondo la parola “boom“, applicata, poi in tanti altri stati di quello che era – allora – l’Occidente e allo stesso Giappone, che – in qualche modo – ne faceva ormai parte. Dei resti di quel boom – checché ne dicano per mera ignoranza tanti disfattisti – in realtà ancora “mangiamo”. La ripresa verrà, grazie al solo procedere naturale della storia,  dispetto di chi la sta sfacciatamente ostacolando.

FS ETR 200 ricordato più all'estero che in Italia: The original trainset of the World Record, now preserved as historical train. In service 1937–1993 (as ETR 220)
FS ETR 200, a lungo il treno più veloce del mondo, ricordato più all’estero che in Italia: The original trainset of the World Record, now preserved as historical train. In service 1937–1993 (as ETR 220). Era nata l’Italia dei primati…

Ma c’era da giurarlo: il rientro della storica salma del piccolo (fisicamente) Re, che terminò comunque la propria “carriera” sconfitto e fuggiasco, scatena tante “comari” di quelle che altro non aspettano che agitarsi attorno al sesso degli angeli, piuttosto che attorno a ciò che di più concreto ci riguardi da vicino…

La sepoltura di Vittorio Emanuele III a Vicoforte, comunque, “è la chiusura definitiva della vicenda, non ne apre una nuova. Del resto sono la storia e la memoria a impedire anche solo di prendere in considerazione l’ipotesi di una sepoltura al Pantheon”, dichiara la fonte decisionista in materia: il ministro della Cultura Dario Franceschini. Uno “di sinistra” e, quindi, al di sopra di ogni sospetto. Ma dimentichiamo che il Capo del Governo Gentiloni, di sinistra anche lui, ha qualche linea di nobiltà. E – diciamolo, diciamolo – si vede, una tantum – dal tratto meno zotico di tanti politici nazionali di recente memoria.

Non si placano facilmente, però, le polemiche sul rientro delle spoglie traslate nel santuario di Vicoforte (Cuneo). A chi fra i Savoia sostiene che le spoglie del re dovrebbero riposare nel Pantheon, oggi la presidente della comunità ebraica di Roma replica che ‘sarebbe veramente uno scempio mettere la salma vicino ad un luogo che è stato quello della deportazione di tanti ebrei italiani.

Da Piero Grasso arriva la riflessione che un Paese maturo deve saper fare i conti col proprio passato, ma “…le responsabilità prima, durante e dopo l’avvento del fascismo, così come la firma delle vergognose leggi razziali, non consentono alcun revisionismo sulla figura e l’operato di Vittorio Emanuele III”.

“Fortunatamente la monarchia fa parte del passato di questa Repubblica. Ritengo inopportuno che la salma di Vittorio Emanuele III venga trasferita al Pantheon” è la prevedibile espressione del sindaco di Roma Virginia Raggi. E’ quella del “no a tutto”: olimpiadi, stadio moderno, raccolta immondizie, drenaggio, problemi del traffico… Figuriamoci: che cosa ci si sarebbe potuto aspettare di fronte al ritorno in una cassa di un vecchio re… Ora a Roma regna lei…

“Non è il momento per fare polemiche, sono qui per rendere omaggio ai miei nonni, ma per me devono andare al Pantheon – ha ribadito, invece, Emanuele Filiberto, al termine della preghiera nella cappella di San Bernardo, all’interno del Santuario di Vicoforte. “…Abbiamo un documento del rettore del Phanteon – conclude – che lo autorizza”.

La salma è arrivata nel Santuario di Vicoforte, dove ha trovato posto accanto a quella della moglie, la Regina Elena, già traslata nei giorni precedenti da Montpellier. Le spoglie sono giunte a Cuneo con un volo dell’Aeronautica militare italiana dall’Egitto.

Un altro momento felice: Elena si comportò con molta dignità e sembrò anche amare il re che l'aveva elevata a Regina di una grande nazione.
Un altro momento felice: eccoli in visita i cantieri navali. Elena venne ammirata per la sua dignità e sembrò anche amare il re che l’aveva elevata a Regina di una grande nazione.

C’è chi vorrebbe veder tumulato il penultimo re d’Italia – detto il Re Soldato per il suo impegno nel coeso della vittoriosa prima Guerra Mondiale – nel Pantheon a Roma, dove si trovano le tombe degli altri Re d’Italia. Primi fra tutti i figli viventi di Umberto II, ultimo Re d’Italia (il Re di Maggio, perché regnò un mese nell’Italia sconfitta del 1945), Vittorio Emanuele e Maria Gabriella. Loro avevano avanzato la richiesta al Presidente Mattarella e lo hanno ringraziato, pur dolendosi dichiaratamente che le salme non siano al Pantheon e per la “poca ufficialità”…

Però, la Comunità ebraica tuona: “fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l’ascesa…”

Sinistra e Liberi e Uguali chiede perché sia stato usato un aereo dell’Aeronautica militare, un volo di Stato. Ciò per Carlo Smuraglia …urta le coscienze.

Emanuele Filiberto, il più a sinistra, cugino un po’ …difficile ha anche commentato: “…dai Savoia errori ma saper guardare avanti è quel che conta”.

La Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni si è affrettata a ricordare che Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l’ascesa. “In tempi di progressivo smarrimento di Memoria e valori fondamentali – ha affermato – il ritorno della salma di Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine, anche perché giunge alla vigilia di un anno dai molti anniversari, tra cui gli 80 anni dalla firma delle Leggi razziste”.

Al Santuario di Vicoforte è stato in visita il discendente diretto, potenziale erede al trono, Vittorio Emanuele: “Questo è un omaggio alle sepolture provvisorie dei miei nonni”, ha affermato. …Parole a conferma della divisione in Casa Savoia tra chi, come lui, per le spoglie dei sovrani vorrebbe definitivamente il Pantheon e chi si accontenta della basilica piemontese. E’ stato soprattutto per volontà di Maria Gabriella, sorella di Vittorio Emanuele, che le spoglie dei due sovrani sono state riunite a Vicoforte.

Vittorio Emanuele III è stato portato sul suolo italiano a settant’anni dalla morte, due giorni dopo l’arrivo, da Montpellier, della regina Elena.

Un aereo dell’Aeronautica militare italiana ha prelevato la bara ad Alessandria d’Egitto, dove giaceva nella cattedrale di Santa Caterina e, dopo una tappa intermedia, ha fatto scalo all’aeroporto di Cuneo-Levaldigi. La bara è poi giunta al Santuario per una cerimonia definita “sobria e discreta”. Infatti, ai giornalisti, ai turisti e ai pellegrini le porte sono state aperte solo dopo 2 ore.

A chiedere al Presidente della Repubblica di interessarsi per far rientrare in Italia le spoglie di Vittorio Emanuele III è stata la famiglia Savoia e Mattarella si è rivolto al Governo per il supporto necessario. Sarebbe stato altrimenti molto difficile, infatti, viene rilevato in ambienti del Quirinale, organizzare il trasferimento dall’Egitto all’Italia. Immediata riconoscenza a Mattarella è stata espressa da tutti i Savoia.

Secco quanto sgradevole il capogruppo di SI ed esponente di “LeU” Giulio Marcon: “Spero che qualcuno possa spiegare a noi, alla Corte dei Conti e agli italiani per quale motivo sia stato usato un aereo dell’Aeronautica militare, un volo di Stato per riportare in Italia la salma di colui che non si oppose all’ avvento della dittatura fascista, firmò la vergogna delle leggi razziali contro gli ebrei, portò il Paese al disastro della guerra al fianco dei nazisti e abbandonò vigliaccamente i suoi soldati fuggendo. …Governo e aeronautica spieghino per decenza tale decisione”.

Per il presidente onorario dell’Anpi Carlo Smuraglia, “portare la salma in Italia con solennità e volo di Stato è qualcosa che urta le coscienze di chi custodisce una memoria storica. Quella dei Savoia è una vicenda chiusa”.

Invece per Don Meo Bessone, rettore del Santuario di Vicoforte, il rimpatrio delle salme di Vittorio Emanuele III e di Elena di Savoia “può rappresentare dal punto di vista civile un’occasione di riconciliazione nazionale”.

Le espressioni di coloro che hanno opposto il proprio diniego alla decisione di Mattarella e del Parlamento di consentire e collaborare al rientro della salma di Re e Regina d’Italia, con riferimento alle nuove istituzioni repubblicana stride – in realtà – con l’impostazione politica interna della Repubblica. Molti italiani “culturalmente” (ci mancherebbe…) non lo percepiscono, ma la Repubblica si considera come “la prosecuzione dell’Italia monarchica“. pur con una nuova forma di governo. Il governo dal giorno del Referendum “Monarchia – Repubblica”, in cui la seconda scelta prevalse di poco e un po’ “avventurosamente”, è repubblicano. Tuttavia il rispetto della storia, con riferimento al Risorgimento ed alla nascita della Nazione Italiana è stato profondamente rispettato… Questo è ciò che risulta. I motivi, però, possono essere stati sin dall’inizio, soprattutto “politici” o riflettere il costume italiano di …innovare con estrema prudenza, quasi senza innovare. E’, in fondo, il “tutto resti com’è” di Fabrizio Salina nel Gattopardo.

Tutto quanto avviene in Italia è “puntualmente” ben discutibile, ma, forse, la “salvezza” è paradossalmente, che a decisioni confuse corrisponda un’attuazione caratterizzata dal “pressapochismo” che fa da leitmotiv delle storia italiana, perpetuato nel tempo, per non dire di quanto avviene in questo scorcio del nuovo secolo.

Al riguardo della “copertura” che l’Italia repubblicana offre ai Savoia, si visiti la casa di Giuseppe Mazzini a Genova, maltenuta e aperta di rado: è una “casa museo” degna d’interesse, ma in particolare una testimonianza del sangue versato dai repubblicani del Regno di Piemonte e della ferocia, non certo inferiore a quella dei “cugini” (tali erano di sangue) Borboni, dello stesso Papa etc, nei confronti dei sentimenti liberal democratici ed anche repubblicani del 1800.

Ben altro – azioni, cioè, contro lo stesso sangue italiano – rispetto alle pur riprovevoli leggi anti ebraiche, in una guerra che, comunque, lo si voglia o no, era rivolta dalla Germania e dall’Italia per scelta politica anche contro l’ebraismo nel mondo… Forse un giorno sarà acclarato che sentimenti come la religione e il razzismo sono solo dei paraventi ai motivi delle guerre, che sono “solamente” economici.

Questo se, proprio, vogliamo processare la storia con requisitorie che, però, cozzano con la stessa esortazione di Emanuele Filiberto: “quando – infatti – impareremo a guardare veramente e finalmente avanti? Dimenticare? Non dimenticare? Quante cose dimentica la storia o perché lo vuole o per trascuratezza e ignoranza di storici e cronisti?

Germano Scargiali

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Come la Regina Elena non sia stata dimenticata: fu molto attiva nel settore della sanità pubblica e si batté per la condizione femminile...
Ecco come la Regina Elena non sia stata dimenticata, a prescindere dall’arrivo della salma in Italia: fu molto attiva nel settore della sanità pubblica e si batté per la condizione femminile…

Una nota semi segreta: la salma di Elena del Montenegro e di Savoia era stata trasportata a  “in segreto”, per essere poi, lestamente, sepolta a Vicoforte (Mondovì – Cuneo), dove l’ha seguita dopo 48 ore anche il Re italiano, suo marito.

La Regina Elena.

Ma chi era stata Elena del Montenegro prima di giungere in Italia?

La raffinatezza e il valore della Regina Elena non sorgevano dal nulla… Fra i suoi diretti antenati uomini molto alti (oltre 2 mt) e donne famose per la loro bellezza…

Delle sei figlie di Nicola I re del Montenegro, erede di una dinastia detta dei “Principi vescovi”, due divennero regine d’Italia e di Serbia, e altre due granduchesse in Russia. La figlia Elena era nata a Cettigne l’8 gennaio 1873. Prima di venire in Italia era vissuta quasi sempre a Pietroburgo dai cugini della famiglia reale dello Zar ed era stata educata in un aristocratico collegio dove aveva imparato il francese e le buone maniere, la pittura e la musica.

I Romanoff e soprattutto la zarina le erano particolarmente affezionati. Vittorio Emanuele la vide per la prima volta a Pietroburgo e se ne innamorò quasi subito. La rivide un anno dopo a Venezia e tre mesi più tardi andò a Cettigne per chiederne la mano. Nell’ottobre del 1896 Elena partì per l’Italia. Divenne cattolica nella chiesa di San Nicola a Bari.

Sin da giovinetta era sta educata all’unione familiare da genitori illuminati e moderni: l’etichetta non doveva soffocare la spontaneità dei caratteri e delle personalità. La conversazione a tavola si svolgeva in francese, lingua che Nicola I re del Montenegro e i figli parlavano correntemente e si discorreva con eguale disinvoltura di politica e di poesia… 

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