D. Trump quel presidente che non sbaglia, poi, tanto…

Donald Trump e la first Lady più bella d’ogni tempo: la filo italiana Melania affermatasi nei defilé di Milano…

Donald Trump governa, persegue  predica la pace, resiste flemmatico alle insolenze di Kim. Esce dal coro degli accordi (formali) di Parigi, ma chi può dirsi “sicuro” che abbia tutti i torti?   E’ triste e vano dire che “…l’avevamo detto” quando la previsione era stata pessimistica. Non possiamo, invece, che compiacerci con noi stessi, se abbiamo creduto in Donald Trump sin dalla sua campagna elettorale e se, 24 ore prima del suo prevalere al voto, avevamo scritto su questo stesso giornale un secco: “Domani Trump sarà eletto presidente degli Stati Uniti”. Avevamo anche scritto che con lui “la destra” dimostrerà di portare la pace. Vedremo…

In realtà, si è visto subito che Trump imboccava (di regola) la strada giusta, pur fra qualche “uscita” a sorpresa che poteva scandalizzare e dava anche modo – immancabilmente – ai suoi detrattori di esibirsi in critiche aspre, a volte acerrime e persino sarcastiche… Facile, come sempre, criticare seduti in poltrona…

Il simpatico vignettista si è scatenato nel rappresentare un imprevedibile amore fra due "nemici"
Il simpatico vignettista si è scatenato nel rappresentare un imprevedibile amore fra due “nemici” …intelligenti.

Come non si accorgessero che il suo tendere la mano a Putin era un’inedito passo verso il dialogo, la pacificazione , provvidenziale anche per il “nostro” mondo (un tempo detto occidentale, ma quest’espressione ha perso buona parte del suo significato), così da fornire la corretta immagine del nuovo leader…

Di recente, persino l’antipatica corrispondente Rai dagli States Giovanna Botteri, strenua paladina dei nemici di Trump (subdola, addirittura, nelle sue espressioni, specie ai temi della campagna elettorale), ha dovuto tirare i remi in barca e ammettere i successi di …The Donald, come lo chiama la bella Melania: la borsa sale, l’economia americana si riprende, il mondo tende alla pace, a partire dall’infuocata area attorno alla Siria, all’Africa e al Medioriente. Lì a Trump tocca l’arduo compito di “salvare la faccia” che gli americani hanno perduto le deserto…

In quello scacchiere, a ridosso del quale si trova il “nostro” Mediterraneo, la vecchia amministrazione, teoricamente guidata da Obama, che gli “anti Trump”, anche nostrani (ignorando gli enormi danni subiti), hanno continuato a difendere incredibilmente fino ad oggi, aveva portato la guerra e spinto gli Usa a perdere sia il confronto militare, sia il loro stesso onore.

In realtà, come sempre abbiamo scritto, Obama è stato solo un fantoccio, definito da molti una marionetta, come quelle che piacciono ai poteri fortissimi: governi che non governano, falsamente socialisteggianti, improntati ad uno statalismo di facciata che è di fatto una dittatura della burocrazia, dell’amministrazione e delle stesse istituzioni! E’ una personalità fittizia, priva di carattere, da comprare di volta in volta con operazioni di corruttela semplici da attuare: i suoi rappresentanti – per le tasche dei corruttori di cui parliamo – sono solo dei “ladri di galline”, anche se dal grande pubblico vengono creduti “politici corrotti”, perché si arricchiscono rispetto al cittadino medio, sia attribuendosi una premialità ufficiale sproporzionata, sia – soprattutto – intascando mazzette, ma null’altro che bustarelle dai padroni della finanza e …delle ferriere.

Oggi, Trump ottiene la vittoria che in tanti, Unione europea in testa, giudicano impossibile: ridurre le tasse non d’un soffio, ma in modo visibile, addirittura vistoso, e riporta l’America in pochi mesi verso la crescita e lo sviluppo. Nulla a che vedere con la timebonda e restrittiva politica europea. Molto in comune con quanto pubblicato e ripubblicato da noi, citando pensiero e parole dell’italiano Maffeo Pantaleoni, detto il padre dell’economia italiana, che parlava agli inizi del 1900. Più o meno “E’ da imbecilli ritenere di poter risollevare un’economia imponendo la politica del rigore”. Liberale, come l’intera scuola economica italiana (Torino, Bocconi etc.) e come tutti i premi Nobel della materia, Pantaleoni fu un grand’uomo e un femminista illuminato ante litteram, sia nei discorsi, sia negli scritti. Oggi anche sul Televideo (opportuna la consultazione, è una fonte più autonoma) qualcuno conteggiava quanti soldi resterebbero in tasca ad ogni famiglia italiana se si attuassero riforme fiscali parallele a quelle di Donald Trump…

Un grande uomo è, certamente, anche Trump come lo è Putin, tanto per smentire il mitico sogno “di sinistra” che intravede – come se fosse chiara come il sole – la possibilità, invece astratta, di creare un mondo in cui le poltrone comandano, indipendentemente da chi vi stia seduto sopra. Il sopravvenire di uomini di valore – visto ovunque dai mediocri come il fumo negli occhi, quasi ricordasse loro il susseguirsi delle loro diuturne sconfitte, scatena reazioni fobiche in tante persone, sfruttate dalle eminenze oscure che pensano a far denaro nell’ombra, o che fanno denaro con altro denaro, contravvenendo alla massima che i latini esprimevano sino all’esagerazione “cioè, pecunia non facit pecunia” sino a sancire forme di divieto per gli interessi su capitale.

Oggi persino l’indice di criminalità diminuisce (dati 2017) a New York e ciò si attribuisce soprattutto alle migliorate condizioni economiche delle masse negli States…

Staremo ancora a vedere fiduciosi all’opera, sia Donald Trump, sia Vladimir Putin, credendoli fermi forieri di pace anche per noi.

Certamente, un’altra pagina si apre nei discorsi che riguardano il Mediterraneo, l’Africa e il Medioriente. Occorre tener presente che gli americani hanno attraversato l’oceano nelle 2 guerre e le hanno vinte per stabilire la loro supremazia su questi nevralgici e ricchissimi scacchieri. Oggi più che mai vorrebbero …ripetersi e continuare. Oggi – teniamone conto – quel che vale non sono più né l’oro, né l’argento, né la terra in sé…

Oggi ciò che conta sono i mercati e i luoghi di produzione, perché un mercato non è “buono” se a propria volta non produce merci di scambio o materie prime per pagare ciò che acquista. Questo principio vale a placare coloro che temono “invasioni” e non si accorgono che le vecchie logiche di “confine” cedono il posto a nuove politiche del territorio, in gran parte ancora da inventare…

Nello scacchiere che corre sotto il Mediterraneo e il Mar nero e scende lungo il Mar Rosso e il Golfo Persico, Trump gioca una partita di una difficoltà sovrumana. Riteniamo che nessuna persona ragionevole vorrebbe trovarsi nei suoi panni. La storia, per ripetere un’espressione che fu di Mussolini, lo prende alla gola per ragioni diverse da quelle che costrinse il capo del fascismo italiano ad entrare “troppo presto” in guerra: un confronto che l’Italia era l’ultima a volere, ma che la politica atlantica (Usa – G.B.) impose, osservando con timore la crescita della sperimentazione tecnologica in Germania e nella stessa Italia (nucleare, marina, tecnica aeronautica, ferrovie, autotrazione, fosfati, petrolio…) e le mire espansionistiche di Hitler.

Oggi Trump è preso alla gola dalla stessa storia e dalla geografia: la crescita parossistica dell’efficienza di trasporti per terra e per mare (raddoppio e passaggio del gigantismo navale da Suez) rende la grande massa di terre emerse formata d Asia, Africa e dalla piccola, ma evolutissima Europa una potenziale mastodontica bomba innescata. La sconfitta degli oceani che circondano questa grande terra in cui nacque la civiltà nel mondo, compreso il rispettivo contenuto (di territori oceanici) è inevitabile. Trump dovrà gestire il tutto e non c’è da aspettarsi che possa fare una politica rinunziataria in toto e tantomeno anti americana e filo mediterranea. Che cosa farà, dunque?

Il maldestro tentativo bellicoso dell’ultima presidenza Usa (Obama) non è che un’anticaglia… Eppure c’è ancora chi crede nella demagogia di quell’amministrazione e chi riceve Obama come se fosse tutt’ora un interlocutorie. Assurdo: personalmente, non lo è mai stato… Ci sono ancora gli stolidi poteri finanziari e c’è chi aspira a gestire il mondo con i massimi monopoli di una mondializzazione soltanto supposta – quasi fosse il sopravvenire inevitabile del comunismo per Marx – che soffia sul fuoco di logiche assolutamente tramontate. Potranno arrecare ancora danni ai vivi. Ma la loro sconfitta è inevitabile: la storia passerà sulle loro teste ed anche su quelle di chi teme – ad esempio – il mischiarsi delle razze. Chi mai potrà evitarlo, quando si viaggia in pochi istanti da un capo all’altro del pianeta? Un nuovo patriottismo, forse? Un rispolverare la logica protezionistica delle vecchie economie? A meno che non si tratti di visioni e provvedimenti a breve termine, com’è il caso di quelli cui accenna Trump…

Il confronto cui va incontro la politica atlantica e, quindi, Donald Trump, che ne è il massimo rappresentante a dispetto degli ottusi suoi avversari, sarà necessariamente basato sulla trattativa. A Donald Trump toccherà l’arduo ruolo di essere un grande statista internazionale. Non a caso l’amico Vladimir gli offre il suo aiuto e viceversa, tanto da inviarsi reciproci ringraziamenti…

Una difficile trattativa, perché portata avanti non più da dietro la scrivania e la poltrona di un tempo, che ne sancivano la supremazia attende i vecchi Yankees. Sarà una trattativa inter pares, se non vedrà – com’è ben più probabile – gli Stati Uniti e la (ormai piccola) Inghilterra con tutto il Commonwealth, ben disposti a fare anticamera per poter trattare. Cina, Russia, Giappone, Cina, Iran, Turchia, Europa e Africa sono – forse non lo sanno ancora del tutto – già d’accordo e li schiacceranno politicamente ed economicamente come una nocciolina.

Schiacceranno soprattutto la irrefrenabile voglia atlantica di potenza e prepotenza d’un tempo.

Si vedrà – come abbiamo già scritto – quanto e come fu inutile mandare nell’ultima guerra i carri armati inglesi assieme a quelli americani, canadesi, australiani e neozelandesi sulle alture sabbiose fra la Libia e l’Egitto in un triste posto di nome El Alamein, dove morirono sparando i più numerosi fra i nostri migliori giovani d’allora. E forse è proprio vero che, per certi aspetti, come diceva un mio vecchio zio, la fine dell’Inghilterra, moralmente guida della politica (di marca massonica) dell’Atlantico – così cantava una canzone italiana nel deserto – incomincia da Giarabub. Lì un distaccamento italiano resistette fino al termine di tutta la guerra, barricato nella piccola “città – oasi”, appunto Giarabub, distruggendo decine di carri armati del Commonwealth, finché, privo di rifornimenti, provvedeva ad armi e munizioni vuotando le stesse prede belliche, da cui prelevava anche acqua e cibo…

Per questo e per l’andamento pur vittorioso per lui di El Alamein, il generale vincitore B.L. Montgomery sviluppò un dichiarato odio per i soldati italiani che non smise di professare anche a guerra finita. Mentre Rommel, comandante degli italo tedeschi, nettamente inferiori per uomini e per mezzi, ma capaci di rendere aspra – com’è noto – la battaglia pronunziò una frase famosa, ma poco ripetuta in questo dopoguerra: “il soldato tedesco ha stupito il mondo, quello italiano ha stupito il soldato tedesco”. Raccontiamo tutto ciò per restituire, ove possibile, un po’ di verità che i libri e i media tacciono o travisano, occupandosi solo di quelle che loro interessano. La storia e le cronache giornalistiche, invece, vanno lette e raccontate tutte in modo che chi le ascolta – e ci pare giusto – colga da esse la lezione che ritiene portino con sé.

Germano Scargiali

 

Franklin Svetlano Roosevelt noto anche per la politica del "New deal" fra il 1933 e il 1937, allo scopo di risollevare l'economia, a partire dall'America, dopo la grande depressione del 1929..
Franklin Delano Roosevelt noto anche per la politica del “New deal”, fra il 1933 e il 1937, mirata a risollevare l’economia, a partire dall’America, dopo la grande depressione del 1929..

NOTA – Per capire quanto Donald Trump vada contro corrente si noti, quanto meno, il suo atteggiamento avverso all’ONU, storicamente uno dei gendarmi degli USA.  Purtroppo l’Onu si rivela sempre più un “gran carrozzone” di livello internazionale… Trump non si è espresso soltanto a parole ma con i fatti, tagliando il contributo alle Nazioni Unite (Onu), nell’ovvia attesa che, seguendo il suo esempio, lo facciano anche …gli altri. Se ne evince che non esiste più un Usa, ma due Usa: quello degli “storici poteri” impersonati dall’amerikano neo colonialista e dai grossi finanzieri di Walls Street e Washington (…spalerò il fango di Washington, la sua promessa) e quello di Donald Trump, spesso in linea con con i maggiori presidenti democratici: i Kennedy, Roosevelt. Dopo tanti detrattori , c’è chi persino lo paragona a Lincoln.

La riforma fiscale di Trump ha provocato anche l’attesa (Berlusconi) diminuzione dell’evasione e c’è da sperare in un “effetto domino” che trasmetta gli atteggia, enti del presidente americano all’Europa e al resto del mondo… Se è valida – come lo è – la teoria del “grande complotto“, teso sin dagli anni 1970 a limitare la crescita generalizzata dell’economia, c’è da attendersi alla Casa Bianca il sopraggiungere di altre aspre reazioni …”anti Trump“. Ben visibili attraverso i media, ma che prenderanno – purtroppo – le mosse attraverso contestazioni politiche, manifestazioni di piazza e – peggio ancora – la stessa magistratura…

(D.)

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