Anniversario della strage di Capaci – Mafia, mafia e ancora mafia, ma sappiamo veramente che cos’è?

Si parla tanto di mafia, ma la mafia che cos’è? Definire questo fenomeno, in realtà, non è mai stato facile. Le sue origini a quando risalgono e dove si collocano? Dove ha inizio e dove termina? Anche i suoi confini, infatti, sfumano nelle nebbie: dove comincia e dove finisce? Criminalità e mafia si possono considerare la stessa cosa?

Le domande sono tante e le risposte attendibili poche.

Sull’argomento sono stati versati fiumi di inchiostro, girati film, organizzati dibattiti e manifestazioni, ma siamo veramente sicuri di saperne abbastanza?

Per molti le risposte sarebbero scontate. La mafia è solo un fenomeno siciliano, ha coinvolto solo alcune fasce sociali e alcuni partiti, ne sono rimasti estranei magistrati e multinazionali.

Ma è credibile tutto ciò?

I fatti hanno la testa dura. Quando si parla di mafia americana, colombiana, albanese e via discorrendo che cosa s’intende? Che è mafia oppure no? Mentre la camorra, la ‘ndrangheta, la sacra corona unita, invece, che cosa sarebbero?

E poi: i confini tra regioni o tra stati sono invalicabili oppure, in un mondo globalizzato come quello odierno, per quanto riguarda il crimine, le cose non stanno così?

Oggi celebriamo i martiri Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, ma dopo la loro morte si è fatto abbastanza per cambiare le cose? Si è fatto veramente tutto il possibile? Quanto si è speso in concreto lo Stato italiano, per il quale essi hanno dato la vita, a favore della giustizia e della legalità?

Probabilmente dal mondo in cui oggi si trovano essi preferirebbero vedere una Sicilia migliore e un’Italia più onesta e meglio rappresentata.

Ci chiediamo pure se la Sicilia, e Palermo in particolare, sono state l’unica causa di tante morti eccellenti.

E a questo proposito vogliamo citare le parole della figlia di Paolo Borsellino, Fiammetta, pronunciate proprio in questi giorni:
“Amo follemente la mia città, non è Palermo che ha ucciso papà”
 e quelle dette in precedenza: “Non è Palermo che ha ucciso mio padre, non ho mai pensato di vivere altrove”.

Che cosa avrà voluto dire? Avranno un senso o no?

Si è indagato abbastanza su queste morti e su quelle dei tanti, magistrati, militari, poliziotti, carabinieri, politici, giornalisti, sacerdoti o persone comuni che hanno perso la vita a causa di uno stato che non ha saputo o voluto proteggerli? Potremo sapere un giorno la verità?

Anche Falcone e Borsellino amavano tanto la loro città e non ne vedevano solo il male e i difetti.

Un altro grande cittadino esemplare è stato Padre Puglisi, che vogliamo ricordare proprio perché in un quartiere difficile ha saputo dare tanto amore, fino alla sua stessa vita, non solo ai bambini e ai giovani di cui si occupava, ma anche agli stessi delinquenti cui ha mostrato un’altra via per affermarsi nella vita, diversa dal malaffare, talvolta riuscendoci.

E’ fin troppo facile e comodo, come molti sono soliti fare, attribuire colpe ad una sola parte, che sia una persona, un ambiente, una città, ma le radici del male sono vaste e complesse come una piovra. Certo il cambiamento auspicato non è a portata di mano, ma se vogliamo metterci sulle orme dei due grandi magistrati siciliani dobbiamo bandire il pessimismo come facevano loro, che avevano sempre il sorriso sulle labbra. Il male si vince solo con il bene, l’odio e la vendetta, invece, non portano da nessuna parte.

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