Ex Ilva: un modo migliore d’impostare il problema

L’ex Ilva, nata dalle ceneri dell’Italsider. C’è voluto il crack “tutto giuridico, anzi sindacale” dei Riva (che molti oggi difendono) per dire agli italiani che fosse la maggior industria del genere d’Europa e fornisse l’acciaio per tutte le automobili della Germania il paese superindustrializzato che fu dei favolosi Krup e della Solingen. Molti operai affermano: meglio morire un po’ prima ma sazi che morire subito di fame… Gli ambientalisti nella crisi Ilva “ci hanno messo, certo, del loro” . Il motivo del crack fu decisamente l’inquinamento.

Su ex Ilva e ArcelorMittal siamo alla baraonda, alla bailamme, alla ridda di notizie e smentite, opinioni, pareri competenti e vere e proprie fole…

Dal nostro piccolo Palermoparla ci siamo decisamente girati la faccia, non certo per paura – perché dimostriamo spesso di non averne, al limite dell’incoscienza – ma perché le chiacchiere ci sembravano tali da disturbare la serietà del problema: le”fole“, di cui accennavamo, superavano i “discorsi seri“.

Diciamo ciò perché la prima considerazione che ci “ronzava in mente” l’abbiamo sentita “proferire” solo da pochissimo, quando è stato appena sussurrato: “gli indiani di AncelorMittal sono fuggiti via portandosi il …portafoglio clienti”.

Lo ha detto un operaio in una delle mille interviste. Anche noi dicevamo esattamente “portafoglio clienti“, nonostante, avendo esperienza solo di piccole e piccolissime aziende, chi scrive non fosse certo che, per un gigante come l’Ilva non vi fosse un’espressione tecnica più adeguata.

Il discorso è che “…la maggior ricchezza di ogni azienda piccola o grande, ma ben avviata, come l’Ilva, che la pubblica opinione scopriva essere (stata) la più grande d’Europa, è proprio la clientela, lo sbocco sul mercato, chi compra i suoi prodotti. Ma sì, il portafoglio clienti. Questo è ciò di più prezioso che perda chi chiude“. Questo sbandiera ai creditori, se va in crisi la cassa, per evitare il fallimento. Forse è il caso di precisare che, se qualcuno compra acciaio, è perché ne ha un costante (assoluto) bisogno e continuerà a “doverlo comprare”. Ciò per sottolineare quanto possa valere il solo portafoglio clienti dell’Ilva, se è vero ch era la maggiore acciaieria d’Europa: la vecchia Europa “maestra” dell’industria di trasformazione (manifatture). In testa i tedeschi, secondi a stretto giro gli italiani…. E’ certo che contino anche le maestranze, i dirigenti, le attrezzature, in questo caso …gli altiforni. Ma la domanda numero uno avrebbe dovuto essere sin dall’inizio: “chi prenderà i clienti dell’Ilva?” 

Ah, l’ignoranza in fatto di mercato (per non dire di marketing) che serpeggia in Italia, se eccettuiamo ditte come la Ferrero (Alba) e poche altre!

Altoforno
Altoforno a Taranto. I Tarantini ora vivranno grazie vendendo cozze e preparando gli spaghetti alla tarantina?

Ma un’altra domanda ci preme:  come mai, fra i rotoloni di ferro per la Germania e l’alluminio estruso (altri rotoloni) anch’esso esportato in tutta Europa dalla “Italietta” che è anche quella delle seconde o quasi prime (dopo la Germania) manifatture del Vecchio continente, il Pil dello Stivale cresce con lo zero virgola qualcosa? Cioè è come se decrescesse?

Forse per motivi analoghi al fatto che l’Alitalia, pur con la sua gestione mafiosa delle linee aeree più redditizie (sempre campioni siamo…) d’Europa (da Milano e Roma per la Sicilia), fallisce non meno inspiegabilmente dell’Ilva?

Fra Alitalia e Ilva, i motivi sono ben differenti, tutti da individuare, ma il risultato è identico. Soprattutto perché “dobbiamo” correre all’estero a chiedere soccorso, sperare che al capezzale delle aziende dissestate italiane vengano gli stranieri, come un giorno molto passato avveniva politicamente e militarmente con Carlo Magno e Napoleone…

L’ultima è che, ancora una volta, ci si preoccupa del “mercato interno“. Già, come faremo senza acciaio? E’ una ristrettezza di vedute che nasce – scusateci – dal sentimento di eterni “poverelli” che forse l’Italia ha ereditato dalle dominazioni passate. E’ come nel privato, in cui chi è stato povero, chi ha dovuto risparmiare sul sapone e la carta igienica non lo scorda per tutta la vita… E’ un atteggiamento che può essere anche un’eterna rovina…

A volte le canne fumarie non fumano.
A volte le canne fumarie non fumano.

Ecco che cosa si sente dire: “L’Italia, inevitabilmente, dovrà prestare il fianco ai flussi di importazione dai paesi terzi. Lo confermano i dati di Federacciai relativi alla prima metà dell’anno, che segnalano il rischio di un pericoloso sbilanciamento, nel futuro, se gli altiforni di Taranto dovessero cessare la produzione.

Qui ritorna anche un’affermazione che – invece – ascoltammo sin dall’inizio e che si sarebbe dovuta tenere ben presente, specie da parte delle solite animelle, cioè gli ambientalisti: “se l’Italia chiude l’acciaieria di Taranto farà ridere tutto il mondo”.

Certo, quando ècosì,c'èdachiedersicome penmsare ad un'acciaieri delgenere quasidentro città...
Certo, quando è così, c’è da chiedersi come pensare mai ad un’industria del genere quasi dentro città…

A parte ogni altra affermazione, qui il governo commise una delle sue maggiori “topiche“: c’erano un paio di gruppi nazionali che si facevano avanti: perché non fornir loro condizioni migliori o dar loro la preferenza? Sarebbe rimasto in Italia anche qualcosa che non c’entra un bel nulla col “fabbisogno del mercato interno”: una cosa che si chiama”utile d’azienda”. Utile? Profitto? Parole sconce da 70 anni a questa parte, parole escluse dalla Costituzione,odiate dai “padri costituzionali”. Dobbiamo richiamare l’art.1? L’Italia è una pubblica fondata sul lavoro in cui tutti devono pagare le tasse…  Non è fondata sulla produzione, non sulla dignità del cittadino, non sulla difesa dei valori civili di libertà e di crescita!

Se i principi contano qualcosa ( ed è certamente così) perché non iniziamo riscrivendo – ma di sana pianta –  la Costituzione. La più bella del mondo? Ah il provincialismo,altro male congenito: un giorni risparmiamo la carta igienica, dobbiamo girare la sera al mercato per raccogliere le ceste di frutta semi avariata abbandonate sui marciapiedi, l’indomani siamo i primi dl pianeta… Altri mali congeniti, come la corruzione e l’imbroglio (vedi Alitala) resteranno tali, resteranno difficili da estirpare, ma avremo le idee più chiare, una cultura diffusa meglio indirizzata. Cultura? Qualcosa che oggi latita dalla nostra realtà sociale e civile.

Germano Scargiali

 

Nota

L’ultim’ora del momento è che Russi, indiani, serbi, turchi premono alle porte e sono pronti a colmare il «vuoto» lasciato da Taranto. Ma lo faranno alle loro condizioni.

Illustriamo meglio il concetto della “clientela“: con quella mole i venite assicurate, l’Ilva si poteva trasferire lontano dalla città e con accorgimenti …più rispettosi della ecologia.

Se una persona – non lo Stato Italiano – avesse in mano i soli clienti della Ex Ilva (con una gran parte di essi un’acciaieria italiana resta avvantaggiata dalla distanza più breve da coprire per la consegna) sono da vender cari. Troverebbero un compratore (ce ne sono di adeguate dimensioni) disposto a “costruirsi da sé” una nuova acciaieria. E lo stato non mancherebbe di aiutarlo, tranne a togliere dall’oggi al domani il fatidico “scudo penale“. Questa l’altra grande, ma risaputa, topica.

Infine, interviene la magistratura per “condannare” l’operato degli indiani di AncelorMittal.”Peccato” che non vi siano organi di giustizia internazionale che possano far valere gli eventuali “dictat” della magistratura di un qualunque paese. Non restano che le affermazioni di Conte: parole minacciose che si spera possano fare leva su adeguate “rappresaglie“…

Forse a salvare Taranto l’Italia è ancora in tempo, se è vero che anche il know how è prezioso. Purché non si torca il naso agli italiani. Abbiamo dei campioni, gente che -scusateci – sa fare i soldi e il marketing può insegnarlo agli altri, ben al di là delle Alpi, vedi il nominato Ferreo (Nutella) e Del Vecchio (occhiali).

Fatto sta che Giuseppe Conte non esita a “giurare”: l’ex Ilva – nata dalle ceneri (è il caso di dirlo) dell’Italsider e gestita a lungo dalla famiglia Riva,  non chiuderà, non lascerà le maestranze in mezzo a una strada. Sono 8200 dipendenti.

Nota 2

Resta da chiedersi come mai l’Italia con tante realtà industriali (è la prima produttrice di estruso d’alluminio Europa), con le industrie automobilistiche e di armamenti, di grandi navi senza entrare nell’alimenta rimane parlare di turismo, moda etc, non cresce, anzi – praticamente – decresce. Perché un Pil a +01   

Articoli correlati