Crocetta alle prese col Cas

Crocetta al gay pride made in Sicily

Ci risiamo: è la croce di Crocetta. Ancora il bilancio, “la finanziaria” come si chiama ormai da più anni nel nuovo politicese. Cambia il nome non la sostanza. Parole, parole, parole… Ma non è solo la Sicilia, per la verità. Anche “l’Italia è Sicilia e l’Europa è Italia”. Quae republica habemus? Così si chiedevano sgomenti i romani a partire da Cicerone. In che mani siamo? Ciò non giustifichi, però, l’estrema ratio cui batte il muso la Sicilia… Quando si parla di Rosario Crocetta – come avviene per Orlando, quello che basta che chiude tutto ed è contento – ci si chiede se ha avuto qualche pregio. Già …c’è gente che se lo chiede ancora e ci sono media che lo coprono. E lo fanno anche con Orlando. Li fanno parlare ancora, come se fossero un presidente e un sindaco “normali” e non due macchiette politiche. Già, perché a Crocetta glielo dice da anni Giuseppe Sottile, capo reattore, passato d L’Ora, dal Sicilia ed ora papavero di Mediaset. Un giornalista con tutte le carte… Ad Orlando glielo diciamo noi e uno stuolo infinito di palermitani. Ma qualcuno lo voterà ancora e i media “lo coprono”. A proposito della Regione, ripetiamo: i siciliani lo sanno che cosa significa essere stati per la maggior parte della legislatura (che volge al termine) in esercizio provvisorio? Cioè senza bilancio, senza stanziamenti? Si informino!

Crocetta adesso è furente, condizione non nuova per lui: anzi abituale. La commissione Bilancio ha votato la Finanziaria “trafiggendo a morte” non solo l’Aran (Agenzia per il contratto dei regionali, ndr). L’agenzia è guidata da Claudio Alongi, la cui consorte è la notissima Patrizia Monterosso, segretaria generale di Palazzo d’Orleans, ma anche di Riscossione Sicilia guidata da Antonio Fiumefreddo. Il parlamento, per mano della commissione competente, ha mandato a monte anche il progetto di fusione tra Cas e Anas per la creazione di un ente unico nella gestione di tutte le autostrade siciliane. Il ‘governatore’ scritto quindi 2 lettere ai deputati: “Chiedo che vengano riviste le norme sulla chiusura di Riscossione e sul Cas. Così i deputati stanno facendo un danno non tanto a me, ma a tutti i siciliani. Se non rimane in vita “Riscossione” i siciliani, anzi i contribuenti, non potranno accedere alla rottamazione delle cartelle. Poi, se il Cas non si fonderà con l’Anas sono a rischio decine di milioni di euro d’investimenti nelle nostre autostrade.  Chiedo che in aula vengano riviste queste norme”.
Sulla norma per la liquidazione entro 60 giorni di Riscossione Sicilia, è intervenuto l’amministratore unico Fiumefreddo: “L’emendamento con cui si è decisa la liquidazione di Riscossione Sicilia è un atto di prepotenza, minacciato, premeditato e poi consumato. La casta di Palazzo dei Normanni si è compattamente difesa dalla ‘lesa maestà’ subita in questi mesi con il pignoramento delle indennità degli …onorevoli. Brindano i malandrini e criminali che torneranno a dormire sonni tranquilli. Brinda le casta degli impresentabili, brindano gli evasori seriali, piange la Sicilia degli onesti. Sono fiero d’aver servito i siciliani a testa alta e senza guardare in faccia nessuno”.

Queste le lettere che Crocetta ha inviato all’Ars.

“La bocciatura della proposta di trasformazione del CAS  in società per dare origine a una società unica con Anas, blocca tutto il piano degli investimenti per la rete autostradale siciliana, causando un danno economico all’occupazione, al Pil e alla crescita della Sicilia. La situazione attuale e veramente paradossale. Da un lato l’Anas possiede le risorse per fare gli investimenti, ma non ha la concessione per la rete autostradale siciliana; dall’altro il CAS è titolare della concessione, ma non ha le risorse necessarie. Nel recente passato, si è tentato anche di avviare in project financing il progetto di completamento della rete autostradale siciliana, ma da indagini di mercato e’ venuto, con chiarezza, fuori che tale rete si rivela antieconomica per i privati.
Le questione relative, poi, al pagamento del pedaggio, da estendere a tutta la rete, sono irrilevanti, se si considera che alcun pedaggio può essere imposto se non esistono arterie stradali alternative, alla tratta di autostrada sottoposta a pedaggio. Si sottolinea che nella tratta Palermo – Catania non esistono vie alternative e che l’imposizione del pagamento di un pedaggio può essere effettuata solo quanto tali vie saranno create. In atto rimane la questione di un CAS indebitato e costretto a pagare i debiti dell’Anas per contenziosi pregressi relative alla rete autostradale costruita nel passato e che e impossibilitato a fare investimenti. Credo che sia importante rivedere la decisione presa in commissione approvando tale progetto di trasformazione,  per consentire alla Sicilia di avere una rete stradale degna di questo nome, tale da favorire lo sviluppo dell’Isola”. Si noti appena che quell’alcun da noi messo in grassetto è una grave sgrammaticatura. Ma ne avremmo da raccontare, sentite nelle interviste al microfono: ad esempio l’uso del congiuntivo presente alla Fantozzi da parte di un senatore della Repubblica… E sì non possiamo prendercela “solo con Crocetta”.

“Relativamente alla liquidazione di riscossione Sicilia, occorre valutare le conseguenze di un percorso repentino e non concordato con lo Stato. È evidente che  per fare un accordo con l’agenzia nazionale, occorre intanto che tale agenzia esista. In atto tutta l’attività di riscossione in Italia viene effettuata da Equitalia, che essendo in liquidazione, non può  allargare le proprie competenze. Di fatto, si creerebbe una paralisi in una fase molto delicata che interessa centinaia di migliaia di siciliani che vorrebbero rottamare il proprio debito nei confronti di riscossione Sicilia. L’altro elemento su cui riflettere e il fatto che, a partire dal 2017, attraverso l’accordo con lo Stato, la Regione preleva direttamente le proprie entrate fiscali senza passaggi intermedi nazionali. E’ evidente, che riportando la riscossione sistema nazionale, si introduce un passaggio intermedio che priva la regione di tale diritto. Sta da sé che per l’anno in corso si determinerà, in assenza di un ente che gestisca la riscossione,  un incentivo a non pagare che avrà conseguenze terribili sul bilancio consuntivo , che può vanificare tutti gli sforzi effettuati, in questi anni per il risanamento finanziario delle casse della Regione.
Voglio, infine, sottoporre alla Vostra valutazione la questione del contenzioso, in via di definizione, con Montepaschi, per centinaia di milioni di euro, che verrebbe sottratto alla Regione, per diventare tutto di gestione nazionale. Invito pertanto, con la visione esclusiva della difesa degli interessi della Sicilia, a riconsiderare la questione di riscossione Sicilia, sottraendola alla polemica sulla sua governance,  riportandola nell’ambito della difesa degli interessi della Regione stessa”.

Come si vede, Crocetta “si prende sul serio” e sul serio lo prendono i media, che hanno riportato senza commento, o quasi, questo suo discorso. E’ tipico di Crocetta questo fare la vittima, dopo che è stato lui a tenersi nelle mani il bilanci, per non dare soldi ai nemici, secondo il peggior stile politico, per poi trovarsi ingolfato nei “guai” da lui stesso creati. Perché tenere una regione senza finanziaria e senza gli stanziamenti può essere veniale altrove. La Sicilia, invece, vive di appalti piccoli, medi ed anche e grossi. Così come l’Italia ha buone imprese per i lavori pubblici e non sempre usano cemento impoverito… Ma gli enti della pubblica amministrazione non pagano perché non possono pagare. Tanto più in tempi di esercizio provvisorio. Vi sono progettisti e imprenditori che aspettano invano d’esser pagati. Anni, anni… per questo la Sicilia è al capolinea, tenuta un po’ in piedi da una crescita del turismo, chiaramente aiutato dalla crisi in Africa e Medioriente… Ma un turismo che fa meno turisti di Malta non potrà certo mai mantenere la regione più estesa d’Italia con quasi 8 milioni di abitanti…

Mentre scriviamo l’Assemblea siciliana è riunita nella sala d’Ercole del Palazzo dei Normanni, riccamente affrescata dai Borboni. E’ il palazzo dove si riunì il primo vero parlamento al mondo, ancor prima di quello di quello decretato dalla Magna Charta libertatum. E’ troppo facile dire adesso che questi tempi di decadenza politica non rendono onore, né agli uomini di allora, né agli stupidamente irrisi re Borboni. Erano civili – per il 1800 – e certamente raffinati ed eleganti. I Borboni realizzarono una marina eccellente (avevano i soli marinai nati in Mediterraneo che sapessero condurre navi a vapore) e la prima strada ferrata d’Europa. Altro progettavano all’arrivo dei Piemontesi. I mille giunsero sulle due note navi con marinai inglesi in sala macchine e protetti dalle cannoniere britannico – massoniche. I Borboni di Napoli non si piegarono mai alla Massoneria, comprendendo anche che essa prediligeva la politica atlantica che ancora oggi ci perseguita… Finanziarono Vanvitelli a Napoli e Venanzio Marvuglia a Palermo, due architetti che progettarono e costruirono palazzi e ville con l’abilità e l’inventiva di due pietre miliari dell’architettura europea. Di recente in Sicilia non si progetta nulla che abbia un reale valore artistico architettonico, né che abbia una parvenza di vera cultura!

Notizie  raccolte e commentate da Germano Scagiali

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