Cultura vo’ cercando ch’è sì cara!

I ragazzi di via Panisperna, in una casetta della deliziosa viuzza a monte dei Fori Imperiali di Roma, pensarono per primi il nucleare. Ciò fu possibile grazie al loro Genio, ma anche al comune livello culturale dell’ambiente: un patrimonio di conoscenze diffuso in Italia e in Europa. Tale patrimonio rende ancor oggi l’Europa unica rispetto agli altri continenti.

Perché la cultura è “latitante” in una società che tracima di mezzi d’informazione, una realtà in cui un vero bombardamento mediatico sembrerebbe fare dell’individuo un utente privilegiato dell’informazione? Un’osservazione preliminare è che – anche nascosta fra le pieghe dell’informazione – “gira” molta propaganda e, addirittura,  pubblicità. Ma, anche quando dichiarate tali, propaganda e pubblicità non mancano di disturbare l’informazione culturale…

Chiariamo che per cultura, com’è nostro uso, intendiamo sia quella scientifica, letteraria o spiccatamente artistica, sia quella puramente antropologica, che proviene dall’ambiente familiare e sociale. Quest’ultimo oggi ha un doppio volto: una è la cultura del territorio,un’altra è la cultura dell’ambiente allargato che dipende dalla facilità degli spostamenti, del viaggiare, del percepire informazioni e notizie provenienti da tutto il mondo…

Quest’ultimo punto porterebbe all’ottimistica conclusione cui accennavamo sopra: c’è contraddizione fra l’abbondanza dei modi e dei mezzi per informarsi e il risultato finale, che non è quello sperato…

Oggi giungiamo ad osservare che non solo la cultura è carente, ma spesso mancano, sia la nozione della cultura che la percezione della sua dinamica. In altri termini, abbondano gli individui incolti che non dispongono neppure della capacità di acculturarsi.

Questo male è acuto in certi casi, in altri è presente in misura minore e relativa….

Potremmo tornare subito su un argomento a noi caro. Oggi da fonte qualificata giunge l’invito a …fidarsi della qualità delle fonti d’informazione, andando – in altri termini – a controllarne la generale autorevolezza acquisita “sulla piazza”. Meglio, forse, destreggiarsi fra le fake news dei social media, che accordano a chiunque la libertà di parola e d’espressione, da cui è d’obbligo prendere le dovute distanze, che “fidarsi” della grande stampa, pilotata dai massimi notabilati e dalle oligarchie danarose

Tale “raccomandazione” (fidatevi della fonte), dall’apparenza preziosa quanto ovvia e fondamentalmente spacciata per innocua, è, invece sostanzialmente incolta. Prendere come certo un’assunto in base alla autorevolezza della fonte era una “regola” seguita prima di Galileo. Cioè nell’antichità e nel Medio Evo. Era il tempo dell’ipse dixit, frase riferita soprattutto ad Aristotele, considerato in epoca classica e medievale il più autorevole e completo dei filosofi, quando i filosofi erano ritenuti anche degli scienziati.

Forniamo, adesso, due osservazioni elementari a noi care. Chi scrive si scusa se non è la prima volta…

Oggi ci troviamo in un’Italia che è patria della produzione del vino ed è considerata la regina della musica. Specie quella lirica.

Di vino l’italiano medio non sa quasi nulla, se non quando “gli piace”. Sconosce spesso la provenienza regionale, l’importanza del terroir, la differenza fra monovitigno e “taglio” o blend, il significato della parola uvaggio. L’italiano medio non saprebbe dire due parole sul  Chianti, il vino italiano più famoso e venduto nel mondo. Non conosce la composizione di massima delle uve. Non sa se un determinato vino prende il nome diretto dall’uva di produzione o meno…

Anche chi serve un vino (pur negli hotel a più stelle) non sa comunicare “quale” vino stia servendo. Tutt’altro che essere un sommelier (meglio che somelier), spesso comunica solo la marca

Berlucchi, uno degli spumanti di Franciacorta, zona temperata perché presso il Lago d'Iseo. E' prodotto con il metodo champenoise come lo Champagne francese.
Berlucchi, uno degli spumanti di Franciacorta, zona temperata perché presso il Lago d’Iseo. E’ prodotto con il metodo champenoise come lo Champagne francese. La spumantizzazione avviene bottiglia. Lo stesso non dicasi del Prosecco, spumantizzato in grandi quantità per volta all’interno di un autoclave.

o il nome o l’uva di produzione (che spesso coincide col nome del vino), ignorando che di un doc è opportuno indicare il produttore e che può essere significativo esprimere la zona esatta di provenienza e via dicendo…

Così si può diffondere l’idea che un Prosecco possa dirsi concorrenziale con uno Champagne, anche se questo è (non inutilmente) fermentato nella bottiglia (methode champenoise), come anche i Franciacorta e il Ferrari, mentre il Prosecco è un semplice methode charmat (spumantizzato in autoclave).

Quanto alla lirica, non può il siciliano medio ignorare -come avviene – che Casta diva è l’aria più famosa scritta in Sicilia (V.Bellini, Norma). Ma si dice che gli italiani (l’italia ha coniato lo stesso vocabolario della musica) ignorano che cosa sia esattamente uno spartito.

Gioacchino Rossini resta il maggior innovatore della musica lirica
Gioacchino Rossini resta il maggior innovatore nel campo della musica lirica. Giovanissimo ebbe il coraggio si replicare con il suo “Barbiere” quello di Paisiello, il maggiore dei lirici napoletani, (maestri della musica nel mondo, “saccheggiati” anche da Mozart). La novità dell’invenzione musicale (per esempio il suo modo di intendere gli ensamble) è anche “la forza” di G.Verdi, che,nella prima fase può considerarsi allievo indiretto di Rossini.

Non sanno che Figaro, protagonista del barbiere di Rossini è un baritono e non un tenore…

Un docente d’italiano al liceo spiegava a chi scrive la differenza fra una preparazione “di ricotta” dove il coltello affonda quasi non incontrare nulla ed una di parmigiano, in cui era evidente la bella sostanza. Un paragone elementare, quasi volgare, ma che rende l’idea: la cultura media è povera, incerta. Più che monca anche- stranamente – dal momento in cui è stato trascuratolo studio “a memoria”. Ci fu un prima in cui in Italia si aveva di che parlare a proposito di letteratura e poesia. Oggi non ne resta che un ricordo “di ricotta”…

A soffrire di tutto ciò è perfino il sentimento unitario cui tanto si era lavorato dall’indomani dell’unità nazionale…

Abbiamo portato due esempi apparentemente banali,ma – secondo chi scrive – sono già significativi. Perché in altri settori, quali letteratura, pittura, architettura e soprattutto scienza, l’ignoranza è …la regola. Così tante perone possono essere persuase di tutto. Per esempio,che sia scientifico affermare che il surriscaldamento della terra – se pure sia in atto – sia con certezza dovuto alle emissioni di CO2, un gas naturale senza il quale gli alberi non potrebbero esercitare la funzione clorofilliana. Un gas che gli alberi e le piante marine sono le prime ad emettere di notte. Infine, la certezza viene affermata nonostante il risaputo succedersi di tropicalizzazioni e glaciazioni naturali nel coso della storia…

Un altro esempio “al volo” è rappresentato dalla cultura europea: è un patrimonio di inestimabile valore, qualcosa “fuori misura”, un faro eterno per l’intera umanità, che guarda all’Europa per apprendere. Ma (solo) l’Europa d’oggi non apprezza se stessa… I segreti dell’antica Roma (maestra dell’amministrazione, dell’architettura e soprattutto del diritto),

Dante che tradusse in alta poesia la cultura e la teologia dall'antichitàai suoi tempi.Petrarca ilmassimopoeta d'amore dellastoria. Giovanni Boccaccio fu il primo editore e promotore e a lui si deve l’atto costitutivo del canone occidentale nonché la fondazione della moderna prosa narrativa.
Dante che tradusse in alta poesia la cultura e la teologia dall’antichità ai suoi tempi. Petrarca il massimo poeta d’amore della storia. Boccaccio (al centro) fu il primo editore e promotore: a lui si deve l’atto costitutivo del canone occidentale, nonché la fondazione della moderna prosa narrativa. Tre geni della cultura mondiale…

quelli dell’Umanesimo e del Rinascimento (nascita delle prime università),  all’indomani di un Medio Evo anch’esso ricco d’interesse, il patri-monio della letteratura, del teatro, della musica, della scienza (Archimede, Galileo, Leonardo, Einstein, nascita della vela triangolare, della massicciata stradale della radio, del  nucleare e del computer).

Einstein, un genio europeo.
Einstein inarrivabile genio genio europeo.”La mente è come un paracadute, non funziona se non lo apri”

Chi mai parla, nell’UE, della comune civiltà europea?  Quella cultura che unisce Pirandello, Ibsen, Brecht, Ionesco?Quella grandezza musicale che unisce Rossini, Mozart, Verdi, Chopin?

I trattati non dicono nulla né della comune matrice cristiana, né accennano allo sport, che è cultura anch’esso ed la base della salute pubblica…

La verità è che, pubblicamente, non si fa nulla di adeguato perché la cultura divenga patrimonio e dominio comune!

La sola iniziativa in tal senso è l’Erasmus, una iniziativa elitaria  che nulla ha a che vedere con la cultura diffusa. Attualmente l’Erasmus è fermo e nessuno …se ne accorge.

L’incultura diffusa ha radici, già, nella crisi del sistema scolastico?

Il problema esiste ed è molto complesso. Anche perché una malintesa impostazione dall’alto ha tolto ai docenti gran parte della loro autorità e ciò pesa fortemente sulla condotta in classe.E’sempre più frequente anche il caso di alunni che -anche al superiore – ostentano una personale sfiducia nell’utilità dell’insegnamento scolastico. Circolano espressioni come: “…per imparare l’inglese bisogna andare in Inghilterra” e simili. Oppure: “non m’importa niente, tanto farà il pasticciere con mio padre…”

Sono atteggiamenti frutto dell’incultura diffusa, del pressapochismo dell’informazione, del sostanziale abbandono che oggi, contro ogni previsione e speranza, fa di gran parte della società e dello stesso tessuto cittadino una dispersiva e ininterrotta periferia

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Se “preso sul serio” il problema è tutt’altro che nuovo. E’ meglio – diciamolo – in linea di principio che i nostri figli e nipoti frequentino quel che si dice “una buona scuola”. Chi può e lo ritiene fondamentale manda i giovani in istituti privati, magari i più costosi, ritenuti “esclusivi”. Il distinguo è economico, ma – di fatto – anche sociale: migliori amicizie etc. E’ un atteggiamento che ha la sua logica ma pecca di perbenismo borghese. Spesso queste scuole vengono frequentate da chi “vuol essere,ma non è” se non economicamente…

Di base, secondo chi scrive – certamente esperto di “scuola” per motivi personali e familiari (già mio nonno e poi mi suocero erano presidi di liceo, per non dire del resto della famiglia) – la scuola pubblica rappresenta “la vita“, quella privata acuisce ciò che la scuola è per necessità: una simulazione piuttosto lontana della realtà in cui verranno, poi, inseriti i “maturati”, a partire dal loro ingresso nei corsi universitari – che tanto aggiungono alle conoscenze acquisite nei licei –  per non dire nella vita reale

Diamo, quindi, modo ai “nostri ragazzi” di “saggiare” la realtà della vita, di constatare il senso delle divisioni sociali, tuttora – senza ombra di dubbio – presenti nella nostra società. Ad onta dei tentativi di “uguaglianza” previsti dalla Costituzioni moderne.In  pratica il coronamento della égalité ipotizzata come prossima ventura della rivoluzione francese si è rivelato lungo, come tanti altri progetti dell’umanità. L’errore dell’illuminismo, ereditato da Platone e trasmesso anche a Marx è sostanzialmente questo…

Tornando in pieno “seminato”,  ci troviamo – tanto per non cadere nell’illusione di Platone – di fronte ad una realtà. Storicizzando, cioè, le ipotesi formulati,la realtà sociale e quella della scuola si presentano ben più “difficili” del previsto.

L’errore poté essere stato commesso nella riforma scolastica  nel 1962. Oggi non possono esserci dubbi che quello – nato con intenzioni di democratizzazione – fu “un duro colpo” per la cultura italiana. Perché, non solo riguardò anche l’apertura del superiore a tutte o ad una gran fascia di facoltà universitarie, ma soprattutto perché rinviò drasticamente l’acquisizione di alcune “competenze fondamentali“, rimandandole – nel tempo – alla media superiore. Di questa sminuì di molto i contenuti, impoverendoli e provocandone una una sorta “stroncatura”.

Che cosa sancì la riforma della scuola media del 31 dicembre 1962…
Essa decise, sia l’abolizione della scuola di Avviamento al lavoro, e sia di altre scuole particolari, con la creazione di una sola tipologia di scuola media unificata che permettesse l’accesso a tutte le scuole superiori. Così è ancor oggi…
La quasi totale rimozione dello studio del latino (1977) alle medie provocò il buio nella conoscenza della grammatica, dell’analisi logica e del periodo, nonché della stessa sintassi. Ha ridotto lo studio delle lingue ad un”quasi” mero esercizio idiomatico. Questo non sarebbe un errore, se le conoscenze cosiddette grammaticali “ci fossero” : nessuna massima è più errata di quella che afferma: “il latino è come la matematica“, in voga nei …tempi andati. Nessuna lingua è come la matematica: è un corpo vivo che un popolo crea minuto per minuto con espressioni che ruotano attraverso i contatti sociali alimentando il corpo vivo dell’espressione e del linguaggio… Noam ChomskyRoland BarthesClaude Lévi-Strauss e gli altri “linguisti” hanno, forse, parlato invano?
 
Una discriminazione tra gli studenti è stata vista, più di recente, anche come una conseguenza di questa “equiparazione” che finisce per non preparare nessuno al lavoro, né al lavoro operaio, né a quello intellettuale.
A tali esercizi, tesi a discriminazioni verso l’alto sono più “vocati” i clan di stampo massonico, e la stesso ambiente ecclesiale, non esclusa, infatti, l ‘Opus Dei. Si giunge a corsi di specializzazione molto riservati. Ciò in un mondo in cui il vero “crisma”, una sorta di imprimatur culturale proviene solo dai”master” post universitari. In cui una laurea in giurisprudenza o simili se non si supera un ennesimo esame per poter far parte di un ordine professionale…
Tutto ciò suona come il “de profundis” dell’istruzione attraverso le strutture offerte dalle istituzioni…
Quali, infine, le razioni “che contano”?

Secondo Claudia Pratelli, assessore al Municipio III di Roma, “leggere parole come queste sul sito di una scuola fa orrore. Ma è molto più complicato e più grave di come sembra. Quello che leggete fa parte del RAV, il rapporto di autovalutazione, che le scuole sono obbligate a compilare e pubblicare sul sito.

Questo RAV chiede di descrivere il contesto e la composizione sociale della scuola. Precisamente chiede di delineare limiti e opportunità del contesto sociale. È scelta delle dirigente e del nucleo di valutazione, deputati a compilarlo, valutare quali siano i limiti, quali le opportunità e quali parole scegliere. Non è una scelta ma obbligatorio, invece, pubblicarlo sul sito.

Possiamo anche gridare allo scandalo, che si ripete ogni anno, del preside classista, ma se oltre al dito non guardiamo la luna della privatizzazione strisciante dell’istruzione rischiamo di non capirci granché. Soprattutto colpisce l’indignazione un po’ naïf della Ministra Azzolina, che se si percepisce esclusivamente commentatrice del mondo dell’istruzione comincia molto male”.

La risposta dell’istituto: “Nessun classismo, solo descrizione territorio”.

Secondo l’istituto di via Trionfale nelle parole pubblicate sul sito non c’è nessun intento discriminatorio, ma solo una “mera descrizione socio economica del territorio”. Il testo, comunque, è stato modificato e sono state rimosse “le definizioni interpretate in maniera discriminatoria”.

Ma, democrazia insegna che “La scuola deve essere inclusiva”. Così in merito  ha dichiarato ai microfoni di Fanpage.it Mario Rusconi, presidente dell’Associazione Nazionale Presidi del Lazio.

“Ritengo – queste le sue parole –  che quando un istituto scolastico debba presentare sé stesso sul sito della scuola non possa utilizzare parametri pseudo sociologici, quali medio-borghesia, ambiente poco acculturato e così via… Ciò può indurre chi legge a pensare che vi siano classi di serie A e serie B, invece la scuola deve essere inclusiva”.

La realtà è, purtroppo, che le classi di serie A, B e C ci sono e ci sono sempre state…

“Bisogna fare in modo – ha concluso Rusconi – che ci sia una preparazione adeguata delle persone che curano i siti delle scuole”.

Insomma ce n’è e ne avanza per aprire una lunghissima discussione. Forse il caso dell’Istituto comprensivo di via Trionfale a Roma abbia tolto il tappo maleodorante del recipiente avariato che contiene l’apparato amministrato oggi dal “pomposo” Miur…

Germano Scargiali

Nota

Pur riconoscendo la complessità del problema, anche accettandole preoccupazioni di quelle famiglie più in alto che si preoccupano ch i figli /studenti non restino al palo rispettando i tempi lenti degli studenti necessariamente in ritardo, ripetiamo una “battuta” che ci torna in mente quando parliamo di morale in genere: “Certe cose non si fanno!

La democrazia è un traguardo sociale (un meta per tutta l’umanità) di fronte al quale non si può transigere. E’ un valore non negoziabile… E’ vero, inoltre, che l’alunno mentalmente “più avanti” continuerà a giovarsi dell’appoggio delle famiglie, continuerà ad assorbire dell’ambiente familiare.

Lo studente “dotato” andrà avanti ugualmente anche “nella confusione” – perché di questo spesso di tratta: di classi difficili  e confusionarie. Lo studente “dotato” supplisce al disagio scolastico con la personale cultura generale, con le capacità specifiche (per materia) e, se ne avrà l’animo, contribuisce alla crescita dei compagni disagiati. Essi potranno essere poveri, portatori di handicap, meno intelligenti etc. Saranno “sempre” in grado di insegnare qualcosa anche a lui. A tutti, anche agli insegnanti…. Non dimentichiamo che un buon metodo per imparare “bene” è insegnare

Grave, per inciso, è stato il trascurare lo studio a memoria. Ne ha risentito non solo il singolo discente, ma anche la cultura diffusa, la cultura nazionale italiana, costruita attorno al ricordo – necessariamente preciso – di scrittori e poeti classici,appartenuti cioè alla storia nazionale… 

Consideriamo, infine, che l’insegnamento scolastico può essere importante, ma è la cultura nel suo complesso che fa la differenza. Meglio – per concludere – un’esperienza completa della realtà, che non rinchiudersi in artificiose turris eburnee, per molti versi uguali ad altrettanti ghetti.

Germano Scargiali

Nota I ragazzi di via Palisperna furono Enrico Fermi, Ettore Maiorana, Bruno Pontecorvo, Emilio Segré, Edoardo Amaldi, Oscar D’Agostino e Franco Rasetti. Si recavano nella vicina zona della Fontana di Trevi a distrarsi, gustando i supplì e i maritozzi con panna, specialità della Roma di Via Margutta… L’Istituto cui appartenevano era diretto dal Prof. Orso Maria Corbino. La sparizione di Pontecorvo e del siciliano Maiorana è avvolta nel mistero. Si dice che furono rapiti da potenze straniere. Portarono la sperimentazione del nucleare fino alla possibilità del suo pratico utilizzo. Ebbero il tempo di rammaricarsi per l’uso bellico che se ne fece…

Vedi anche – se vuoi – il nostro gettonatissimo: La cultura questa sconosciuta.

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