Il Covid 19 ci minaccia dall’Africa e l’Europa …teme l’Italia Ma potrebbe essere una svolta

Sono gli Italiani isoli ‘untori’? Centinaia di Tir restano bloccati ai valichi con la Slovenia. Il governatore Fedriga: “Fate riaprire subito il traffico merci”. Non solo. Tir bloccati anche al Brennero. L’espandersi del contagio del Coronavirus sta purtroppo alimentando un’annosa diatriba commerciale tra il nostro Paese e l’Austria relativamente al transito dei TIR italiani al Brennero. Tuttavia il vero pericolo viene adesso dall’Africa. Chi oggi, invece, fa ‘muro’ sul Mar d’Africa da cui arriva la maggior minaccia?

L’emergenza Covid 19 è un impegno serio per il mondo civile, che attinge alle sue non indifferenti riserve per tamponare un’epidemia che offende la vita umana e il rispetto che essa merita, ma anche – se dilagasse – provocherebbe crescenti e gravi danni all’economia.

“L’amica Europa dell’UE” considera l’Italia un lazzaretto e chiude le porte. Un problema grosso è, invece, ancora una volta l’Africa. Purtroppo!

Ad assumere l’aspetto di un cannone puntato sull’Europa, è la vicina Africa da cui il Mediterraneo si aspetta da anni grandi benefici… Questi tuttavia restano ‘futuri’, mentre – al momento – l’Africa, tenuta ‘a forza’ in condizioni di arretratezza tecnologica, fuori dalla storia, alimenta ancora il grande problema dell’emigrazione. Un controsenso, da uncontinente cheèun minier di ricchezze, non escluse le enomi estenzioni coltivabili. I deserti? Israele ha dimostrato in tempi record cheeè eil terreno più fertile. I contadini ben conoscono le qualità della sabbia, una volta concimata…

L’Italia e l’Europa intera si stanno mobilitando – come tutto il mondo evoluto – per ridurre la circolazione del virus e con essa il contagio, ed anche – ovviamente – per curare i malati. Il presidente della Lombardia Fontana ha disposto la veloce costruzione del primo nuovo ospedale…

In ‘tutto’ quello che sommariamente chiamiamo il ‘terzo mondo’, nella parte prossima al nostro continente il solo centro di arrivo e smistamento di materiale sanitario è attualmente Dubai. Per di più il trasferimento di questo primario materiale medico verso i vari paesi non è né semplice né immediato.

Le compagnie aeree, frattanto, hanno bloccato i voli da e per la Cina. Ma, al contrario, la Ethiopian airlines – tramite la quale giungono in Africa almeno il 50% dei Cinesi – non ha fermato gli arrivi. Inoltre, la persistenza di collegamenti tra Algeria e Francia, oltre al continuo afflusso di musulmani asiatici e cinesi in Arabia, fa di questo continente il più ‘trafficato’ del momento. E ciò in un contesto dove le informazioni e le regole igieniche della maggior parte dei viaggiatori circolano al minimo.

Molte di queste persone transitano poi in Egitto o, tramite Sudan, Nigeria e Mali, giungono infine in Libia. Uno studio recente (sempre pubblicato da Lancet) ha lanciato l’allarme: “La minaccia incombente del Covid-19 in Africa”.

La consapevolezza, però, ha cominciato ad emergere nel Continente africano, perché, fino ai primi di Febbraio, solo due nazioni nel suo immenso territorio disponevano dei test diagnostici.

Il numero, data l’emergenza, è salito a 40 centri di test. Frattanto, però, il numero di contagi e di focolai non ha mancato di crescere

Un’analisi ha permesso di stabilire un ‘Indice di vulnerabilità’ al Covid-19, in base al quale le aree a maggiore e immediato rischio di sviluppare l’epidemia sono Egitto, Algeria e Arabia Saudita. Nigeria, Etiopia, Sudan, Angola, Tanzania, Ghana e Kenya presentano un rischio intermedio, ma elevatissima vulnerabilità data la fragilità del sistema sanitario.

La preoccupazione maggiore è legata alla possibilità di realizzare aree di effettiva contenzione dell’epidemia’.

E’ una misura necessaria ma con scarse possibilità di realizzazione effettiva. Al netto, lo sviluppo previsto dei casi infetti non farà che aumentare il flusso di persone e di migranti attraverso l’Africa alla ricerca di un possibile sbocco. La strada verso l’Asia è chiusa, dato che l’Arabia Saudita fa buona guardia.

Ma la Libia sta provvedendo…

Ieri Fayez al-Serraj ha dichiarato lo stato di emergenza a causa della pandemia e ha disposto la chiusura dei confini e delle scuole per due settimane a partire da lunedì. Resteranno inoltre chiusi i bar e le sale per le feste…

Nel complesso, malgrado gli ottimisti – come Palermoparla – che misurano la costante crescita, in ogni caso in atto, del Pil dei paesi africani, il Continente Nero’ rimane tale e si affaccia sull’amato Mediterraneo, a ridosso della Sicilia, ma in concreto dell’Europa intera, con tutto l’aspetto di un pericolo incombente, un’arma puntata come quando, nell’ultima guerra, il Capo Bon veniva rappresentato come una colt puntata verso quello che da lì è considerato …il settentrione.

La Virginio Fasan,una delle moderne 'fregate' in dotazione alla Marina italiana.
La Virginio Fasan,una delle moderne ‘fregate’ in dotazione alla Marina italiana. I cantieri navali italiani dalla gloriosa tradizione sono sempre al top nel mondo.
Sommergibile invisibile Scirè ad idrogeno. Un blocco navale 'chirurgico' davanti alla Libia e all'Egitto sarebbe un gioco.
Sommergibile invisibile Scirè ad idrogeno. Il nome sommergibile è mantenuto nel rispetto formale dei divieti americani dopo l’ultima guerra. In realtà si tratta di veri e propri sottomarini (capaci dilunga navigazione in immersione). Lo stesso dicasi delle 2 portaerei, definite ‘porta elicotteri’.  Un blocco navale ‘chirurgico’ davanti alla Libia e all’Egitto sarebbe un gioco. L’Italia costruisce anche aerei da guerra e il Leonardo, il più avanzato drone da bombardamento presente sul mercato internazionale  delle armi. Una vera esclusiva di un inatteso made in Italy. Si noti come ai motori all’idrogeno sia interdetto l’uso civile che affrancherebbe gran parte del mercato dell’energia dal petrolio. L’oro nero rimane un business troppo lucroso a 360 gradi, sia per gli speculatori privati, sia per il potere pubblico.

Un minimo di ragionevolezza dovrebbe favorire la costituzione di un auspicato ‘blocco navale’ nel canale di Sicilia, che potrebbe far testo per l’immediato avvenire. Ma, al contempo, il creare da parte dell’Europa (non osiamo dire l’UE) un’immediata task force – nel proprio stesso interesse – destinata a portare concreti e ‘misurabili’ aiuti e know how in tutti quei territori del Mediterraneo allargato, fino all’Africa Sub sahariana e verso le aree più bisognose del Medioriente. Ponendo anche fine al generalizzato quanto assurdo ‘stato di guerra’ che fino ad oggi il cosiddetto ‘Occidenteha soltanto alimentato

Germano Scargiali

(Notizie dal web riordinate e commentate in reazione)

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