Il porno è come la droga; violenta i corpi e le coscienze

La cronaca è una continua narrazione di stupri che francamente addolora; e deprime, perché pare si tratti di un fenomeno inarrestabile. Concorrono ad esso italiani e stranieri immigrati, profanando bestialmente le donne. Fra i giovanissimi (vedi, ad esempio, Palermo e Caivano) gli ingredienti sono quasi sempre gli stessi: ragazze sole o quasi; alcool e droghe; intrattenimenti che iniziano in modo non violento (ammiccamenti, doppi sensi, dichiarazioni esplicite, palpeggiamenti). Fino alla tragica conclusione dell’esecuzione in “branco”. Vengono allora puntualmente invocate misure punitive più severe contro i criminali e lanciate parole d’ordine contro il “patriarcato” ed il “sessismo”. Ma non c’è repressione penale o denuncia culturale che tenga!

Proviamo però a capire quali siano le “comprensibili” istanze del “povero” stupratore; non si giunge a compiere simili atti di punto in bianco. C’è un retroterra di desideri repressi che improvvisamente (per chi guarda da fuori) esplodono. Ma come è stato possibile che essi giungessero ad un intensità tale da togliere ogni dignità e lucidità al soggetto fino all’aggressione della preda dell’altro sesso? Che consumo vi è dietro di immagini pornografiche e di  fantasie insane, e quanta pratica della masturbazione protratta nel tempo? Quanto hanno inciso nella “formazione” degli stupratori i programmi spazzatura dei media e la loro pubblicità ammiccante? Ed il dileggio che la “cultura” politicamente corretta continua a lanciare contro il pudore, l’onestà, la fedeltà coniugale? E le legislazioni permissive? E la mentalità pansessualista che esalta  l’esaudimento di qualunque istinto, dileggiando la padronanza di sé? E la moda indecente che presuppone ipocritamente il perfetto controllo dei propri impulsi da parte del maschio (chiamarlo uomo sarebbe un titolo eccessivo), che dinnanzi alla femmina scoperta dovrebbe restare indifferente?

La verità è che il porno è come la droga. Più ne consumano e più aumentano la dose, cercando una qualità che dia sensazioni più “forti”.  La dipendenza erotica diventa insopprimibile, fino a sembrare invincibile. Ovviamente essa è l’apice di una visione della vita basata sul piacere materiale (sessuale in particolare), sull’edonismo ormai trionfante. Maschi così “educati” che concezione possono avere della donna se non quella di un giocattolo di cui disporre liberamente e sadicamente?  L’altra è sempre più un oggetto senza volto; non è più persona umana. La pornografia è violenza contro le donne, ne sfrutta il corpo dietro compenso ed incoraggia l’emulazione delle prodezze mostrate. Quanto spazio rimane per un autentico amore dell’altra, di cui il rapporto sessuale è veicolo e manifestazione, con le naturali implicanze di rispetto e delicatezza? “Il piacere sessuale, che è un dono di Dio, è minato dalla pornografia: soddisfacimento senza relazione che può generare forme di dipendenza” denunciava Papa Francesco lo scorso 17 gennaio.

L’orrore suscitato si orienta soltanto sull’effetto finale di tale processo, violento e contrario alla volontà della vittima. Ma il retroterra sommariamente descritto nasce proprio dalla “libertà” insulsa dell’uomo postmoderno; è un suo “diritto”, sinonimo di emancipazione e progresso. Il rapporto causa-effetto è evidente; si inorridisce per il  secondo ma nessuno ha il coraggio di denunziare la pericolosità della prima.

Non sarebbe forse ora (anzi siamo in colpevole ritardo) di combattere il fenomeno alle sue radici? Ogni tanto si alzano le vane proteste femministe: la colpa è del maschio, che in quanto tale, non può che essere violento e sopraffattore! La colpa è della cultura maschilista che vede nella donna un oggetto! Tutto qua? In alcuni paesi occidentali la pornografia è “contenuta” per quanto riguarda l’accesso dei minori, ma con internet tale ostacolo è facilmente aggirato. Misure legislative più restrittive sono allo studio in diverse nazioni, con l’obbligo di verificare l’età dei “clienti”.  Ma si tratta pur sempre di misure volte alla tutela dei minori. Degli adulti chi si farà carico? Qualcuno obietterà che l’adulto è libero e maturo, ma non sarà tanto vero se poi va in giro a stuprare.

Questa sottocultura morbosa e materialista, diffusa a piene mani dal secolarismo imperante, che prepara gli stupri (e non solo quelli)  chi avrà il coraggio di contestarla e combatterla? Chi avrà parresia e profezia per ricordare all’uomo il destino altissimo a cui Dio lo ha chiamato? Simili orrori avvengono infatti nel tempo della crisi di ogni valore, naturale e sovrannaturale, in contesti dove “divertirsi”  in questo modo è l’ultima spiaggia per vincere la noia. Si potrebbe aggiungere che tutto ciò (e tanto altro ancora) avviene sempre più spesso perché il mondo si allontana progressivamente da Dio, e quindi dalla legge naturale, e quindi dal rispetto della dignità della persona umana. Si potrebbe, ma non si dice; perché simili affermazioni sono politicamente scorrette e rinviano ad altre verità inaccettabili: che Dio c’è ed è il supremo legislatore, che l’uomo è Sua immagine e somiglianza, che il peccato è la cosa peggiore che possa avvenire nella storia etc etc.. Di questi silenzi sulla radici profonde degli orrori di cui soprattutto i giovani si macchiano, risponderanno tutte le agenzie educative: famiglia, scuola, società; in primis noi cristiani. Che nel giorno ultimo il Signore non debba ricordarci la mancata obbedienza  al suo comando:“Quello che vi dico nelle tenebre ditelo nella luce, e quello che ascoltate all’orecchio predicatelo sui tetti. E non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; temete piuttosto colui che ha il potere di far perire e l’anima e il corpo nella Geenna (Mt 11,27)”.

Diego Torre

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