Perché tanti boss della criminalità organizzata tornano a casa come è appena avvenuto per Massimo Carminati? Certamente la ‘facilità’ e la frequenza con cui in qualche modo vengono scarcerati o anche godono di ‘trattamenti di favore’ (in carcere non è poco) fa scandalo e ne farebbe di più se non fosse …un’abitudine.
Il ‘segreto‘ dei detenuti ‘eccellenti’ potrebbe – però – non essere particolarmente misterioso. Si tratterebbe – anzi – di una vera e propria ‘arma segreta’. Basta pensare a tutto ciò che un boss di gran calibro ‘sa’. Il retroscena che si ripete come uno spartito per ‘tutti i Riina’ di questo mondo è che tengono da parte almeno un paio (a dir poco) di ‘grosse verità’ che stenderebbero a terra personaggi chiave e interi apparti della pubblica amministrazione, della politica della stessa magistratura…
Non è che manchino le verità – antiche e recenti – che traspaiono su tutta questa realtà nascosta dietro l’establishment. Gli scheletri nell’armadio non sono un’eccezione dentro gli armadi del ‘sistema’ e i boss di quegli scheletri sanno di solito nomi, cognomi e indirizzi.
Non bisogna essere dei maghi per essersi accorti che i boss, in genere, riescono a lasciare le rispettive famiglie con una ‘discreta’ parte del patrimonio accumulato, non certo vendendo noccioline allo stadio…
Questo è il mondo in cui viviamo. Dove il male è talmente concatenato al bene, che pur non manca, da non capirsi speso dove sia l’uno e dove – invece – sia l’altro. Che cosa sarebbe accaduto se Riina e Provenzano avessero raccontato per filo e per segno come, quando da chi avessero avuto l’OK per i due ‘attentatoni’. Eppure sappiamo tutti bene che sia andata così…
Qual’era, del resto, il contenuto ‘misterioso ma non troppo’ della telefonata, rigidamente ‘secretata’, fra Giorgio Napolitano e Nicola Mancino. Non difendeva – ovviamente – la ‘ragion di stato’?
Il peggio è che, se il detenuto non ha ‘frecce al proprio arco’, gli si chiude dietro la porta della cella e se ne butta via la chiave. E’ storia comune. Risaputa anch’essa. Forse, il trattamento carcerario ci può fornire il metro del grado di colpevolezza del reo. Bel paradosso, no? Peggio viene trattato – gli può essere vietato di andare sul letto di morte del padre e della madre o di stringere la mano a sua moglie per più di un lustro – meno colpe ha sulla coscienza. O più è certo che si tratti di quel raro ‘uomo’ (Sciascia) che non parlerebbe mai ‘a vanvera’. Ci sono, ci sono… Per quanto rarissimi.
Contentiamoci del mondo che abbiamo. Ricordiamo W. Churchill: ‘…la nostra società è la peggiore possibile, tolte, però, tutte le altre’.
E Carminati? Valgano le parole che Tosca dice davanti a Scarpia stecchito al suolo: davanti a lui trema tutta Roma. Ma Carminati è vivo…
Scaramacai
Nota
La sconfitta della ‘mafia‘ – il sogno dichiarato del grande Giovanni Falcone – è un traguardo assolutamente improbabile. Anzitutto, come diciamo spesso, occorrerebbe prima definire la mafia, delinearne caratteristiche e soprattutto demarcarne l’inizio e la fine. L’imbattibilità della mafia si basa su questo: non v’è soluzione di continuità fra ciò che comunemente si indica (per convenzione comodità) colme ‘la mafia‘ e tutto ciò che le sta dietro: quell’apparato che è ‘più che mafia’, che si serve dell’organizzazione criminale, che la alimenta e che la redarguisce quando ‘sgarra’ o esce da quello che ‘il potere’ ritiene sia ‘il seminato’. Tutto il fenomeno mafioso è caratterizzato dai ‘territori’: sono fisici e morali, materiali e immateriali. Sconfiggere tutto ciò, eliminarlo è una chimera. Il fenomeno si può solo contrastare, limitare. Più in generale è ‘normale’ che la questura e la magistratura stessa dialoghi con la malavita, la mafia e la criminalità organizzata. Anche perché l’ineluttabilità del problema si basa sul fatto che accanto a alla criminalità organizzata ci sia la criminalità ‘disorganizzata‘. Che, per certi aspetti, è peggiore. Quindi, per paradosso, la criminalità organizzata si rende per certi versi utile alla questura e alla giustizia in genere al fine del mantenimento di una pace sociale ‘possibile’. (G.S.)