La crisi, la crescita, il lavoro, il consumo: chi inquina le regole di mercato?

E’ chiamata piccola e media impresa ma è una gran cosa, in Italia e ovunque. Andrebbe assolutamente incoraggiata, incentivata, finanziata…

Si cerca di lavorare in Italia, ma il lavoro sembra sia considerato una colpa. Mille le incombenze burocratiche, mille i …controlli. Ma c’è di peggio: viene assolutamente scoraggiata l’autoccupazione. Il lavoro del pensionato – poi – è un furto… E’ la mentalità corrente che esclude un principio che cercheremo di esporre in tono “tecnico”: l’applicazione di un’unità lavorativa o forza lavoro (la prestazione di un lavoratore dipendente o autonomo, ndr) rende di più di quanto consuma. Ciò coincide con la normalità degli eventi, ma l’opinione più diffusa è contraria: ritiene che chi lavora tolga meramente un reddito al suo ipotetico vicino…

Un vasaio. Oggi produce oggetti da ornamento e souvenir. Opportuni in un paese ...turistico.
Un vasaio. Oggi produce oggetti da ornamento e souvenir. Opportuni in un paese …turistico. L’artigianato artistico, gran settore da spronare.

Qual è, dunque, il problema? E’ che questo margine di vantaggio, prodotto dalla “unità lavoro” è – nella realtà dell’economia moderna – il solo modo di produrre ricchezza. Al contrario, la mentalità corrente ritiene che l’utile in più non coincida con il benefico “valore aggiunto” che corrisponde al prezioso “utile aziendale”: essa ritiene che questo margine provvido sia, invece, il “plusvalore” di Marx. Peggio: l’odiato “profitto”. A conoscere “il pregio” del valore aggiunto è, però, il Fisco che lo aggredisce letteralmente con l’Iva. Con una posizione in bilico – degna di un liberal socialismo – si parla oggi di “rendita di posizione” in senso ampio: è quel di più che una produzione fortunata o abile mette a profitto rispetto alla concorrenza. Si predica che tale rendita non venga distratta” verso il semplice consumo o esternalizzata verso mercati differenti da quelli ove è stata prodotta: è un’opinione interessante, tutto sommato da condividere…

I formaggi come i salumi e soprattutto i vini, sono per qualità e varietà una forza dell'Italia
I formaggi come i salumi e soprattutto i vini, sono per qualità e varietà una forza dell’Italia. La produzione di latte e latticini esubera: l’UE conserva il burro invenduto a bassa temperatura… Troppi cereali e ortaggi invaderebbero il mercato e vengono tolti dal circolo. Frattanto il mondo non sconfigge la fame.

Occorre comunque considerare che i numeri favorevoli di un bilancio sono oggi di regola dovuti alla azzeccata scelta imprenditoriale (marketing) e all’organizzazione della produzione. Sono lontani i tempi in cui si parlava di “plusvalore“, attribuendo il profitto al mero apporto del lavoro prestato da parte dei lavoratori subordinati, operai e impiegati…

Nella “cultura antropologica” oggi diffusa e applicata in Italia il profitto – tuttora – somiglia alla “proprieté” di Proudhon: “c’est le vol”, tirava dritto il socialista francese, figlio dell’illuminismo. E’ il furto. La proprietà è un furto traduciamo solitamente in Italia. La stretta – troppo stretta – logica illuministico marxista è chiara: il lavoro viene considerato dal “padrone” un costo come gli altri, il profitto è il plusvalore di cui lo “speculatore” si appropria a danno dei lavoratori, che lavorando “al suo posto” l’avrebbero – invece – prodotto.  L’elementare e puerile dialettica di tale ragionamento “dovrebbe” ormai esser chiara: con parole appena diverse da sopra, l’utile d’azienda nasce non solo e non tanto dall’apporto, pur sacro, dei lavoratori, manuali ed intellettuali, ma da altri elementi: l’azzeccata idea produttiva e commerciale “infusa” nel processo di lavorazione, l’abile partecipazione alle regole di uno o più mercati esterni difficili e volubili, la buona progettazione del prodotto, l’organizzazione della produzione, la presentazione, i canali di distribuzione… Altre scienze e tecniche, quali il marketing e la merchandising si intersecano e si sposano con la sociologia e la vera e propria psicologia sociale.

Un prodotto di design di semplice esecuzione realizzabile da un piccolo metallurgico con la collaborazione di un falegname
Un prodotto di design di semplice esecuzione realizzabile da un piccolo metallurgico con la collaborazione di un falegname.

L’oro, a propria volta, va perdendo fino a scomparire la funzione di simbolo e, soprattutto, di misura della ricchezza che ricoprì nella storia.

Oggi la “ricchezza” è un bene assolutamente dinamico. Come tutta l’economia e la stessa finanza, se sana. La realtà odierna materiale – oltre che morale – dà piena ragione al filosofo Eraclito e torto alla mentalità platonica, ispirata a Parmenide, che tanto ruolo ha avuto fino ad ieri nella storia e tanto danno ha fatto nel 1900. La ricchezza oggi esiste solo se viene consumata e viene riprodotta di continuo: il solo modo di produrre proficuamente ricchezza ai fini dello sviluppo è quello di produrre valore aggiunto, utile d’azienda, plusvalore. Ma anche di reinvestirne la maggior parte continuamente. Solo tale visione può garantire il benessere sociale, la crescita e lo sviluppo. Questi ultimi due elementi sono funzionali al primo. Oggi, più che mai, è vero il detto che “chi si ferma è perduto”: la ricchezza e con essa il benessere si conservano solo producendo di continuo.

In Italia fiorisce ancora l'arte del liutaio che non fu solo di Antonio Stradivari (Amati, Guarneri...)
In Italia fiorisce ancora l’arte del liutaio che non fu solo di Antonio Stradivari (Amati, Guarneri…). L’Italia esporta violini e …mandolini. In Giappone e Canda 500 mila in breve, grazie al boom di Torna a Surriento…

Ciò che più conta, però – e che “la gente” capisce poco – è ciò che asserivamo all’inizio: “Come funziona oggi la ricchezza? Come si …crea? Un tempo si creava soprattutto accumulando terra e coltivandola. Si potevano conservare la terra e l’oro: aveva un senso. Oggi pochissimo spazio di terra basta a grandi produzioni, superiori al fabbisogno diffuso… Conservare l’oro è un freno all’economia ed è considerato (se si fa incetta sotto forma di lingotti) giustamente un reato.

La crescita è assicurata – se non intervengono gravi fattori perturbanti – da varie circostanze: la durata dei beni strumentali oltre i limiti dell’ammortamento, la rendita gratuita delle esperienze acquisite, l’intervenire di nuove tecnologie. Per questo una crescita col segno più, ma vicina allo zero, è una decrescita. Nel concreto è – addirittura – una decrescita reale. Motivo: il sistema globalizzato a grandi livelli produce comunque di più e il sistema economico sottostante, che determina il tenore e la qualità della vita, resta fermo o con minore dinamicità. Tale carenza, per i semplici motivi spiegati sopra, genera un calo del tenore e qualità della vita, scarsa occupazione, scarse occasioni di lavoro… E’ questo un aspetto fondamentale – specie perché a carattere sociale – della crisi perdurante di questo periodo storico. Paradossalmente anche lo stesso progresso contribuisce alla crisi generalizzata. Non è più una crisi per carenza di produzione, ma una crisi sistemica e strutturale, uno scompenso sociale. La situazione non si sblocca, però, per il motivo che i fattori perturbanti sono presenti eccome! Un gioco pesante lo sta giocando la finanza che è uno dei centri focali – probabilmente il numero uno – del tentativo di monopolio e della mondializzazione. Vi accenniamo adesso e non lo inseriremo fra quelli che indicheremo più giù, talmente sarebbe complesso e ci porterebbe fuori dalla logica di questo nostro discorso.

L'acciaieria di Taranto ha problemi d'inquinamento, ma è comunque la seconda d'Europa. Si pensi alla Fincantieri e al Gruppo Fiat: l'Italia non è solo turismo pizza e amore...
L’acciaieria di Taranto crea problemi d’inquinamento, ma è comunque la seconda del settore in Europa. Si pensi alla Fincantieri e al Gruppo Fiat: l’Italia non è solo turismo pizza e amore… Un’industria così – nel Sud – è preziosa.

Basta però un cenno: la cosiddetta economia reale purtroppo non può fare a meno della finanza, del cassetto dei soldi, che sono la misura e il metro dell’economia: un’iniziativa è economica se, al momento del feedback, cioè alla fine di un ciclo produttivo o più cicli, il cassetto contiene più soldi del momento iniziale. L’economia, del resto, non parte se il cassetto non contiene già, con l’aiuto delle banche se necessario, …”un po'” di soldi. Ecco anche perché una società, penalizzata dalla mentalità marxista che “demonizza” tale risultato positivo procede con una palla di piombo al piede. Il risultato”in più” fornito dall’opera di un’impresa o di un singolo  è “la molla” propulsiva di tutto. Il profitto o utile aziendale è un altro metro: è il mezzo di misura principale che fornisce l’Ok e premia chi ha ben operato, ha azzeccato con la propria presenza sul mercato la scelta operata.

Non può dirsi – anzi è evidente il contrario – che tutte le forze in campo concordino per organizzare la crescita nel modo che è auspicabile, cioè contribuendo ad un mercato strutturalmente animato e movimentato ad ogni livello, sia pur apportando i correttivi opportuni in fatto di razionalità, moralità individuale e collettiva, ecologia nel contrastare l’inquinamento etc… Vi sono forze che incarnano la presenza del Male nel mondo: esse sono abilissime a comparire come rappresentanti del bene e ad accusare chi procede o cerca di procedere sulla via migliore, additandolo al pubblico dileggio e disprezzo, spingendolo fin sul banco degli imputati: è sempre avvenuto e avviene ancora. I danni sono enormi…

I monopolisti delle sementi: offrono tipi ad alta resa e immuni dai più frequenti parassiti, ma i semi non si riproducono
I monopolisti delle sementi: offrono tipi ad alta resa e immuni dai più frequenti parassiti, ma i semi non si riproducono. L’arma di difesa è nel culto della biodiversità e della tipicità…

Vi sono forze o potentati piccoli e grandi – intere cordate – a vari livelli, che contrastano la crescita, vestendo – abilmente e falsamente – i panni moderni del romano “defensor plebis”. In realtà fra essi – più spesso da dietro – si celano i peggiori monopolisti, che mirano o a conservare posizioni acquisite – ad esempio rendite leonine e di posizione –  oppure, guardando al vertice più alto (finanzieri e multinazionali), a circuire la volontà popolare per costituire una schiera di grandissimi produttori da una parte e una grande di popolazione che si trovi “inter pares” a basso livello economico, culturale e morale. L’obiettivo è sempre quello di renderla più controllabile e controllata, più condizionabile, più uniforme nei gusti e nelle scelte. Perché necessitata o condizionata in tal senso mediaticamente. L’altro fine è quello di produrre in grande serie (mondializzazione) gli stessi prodotti indispensabili e quelli fatti ritenere tali, sempre con l’apporto di condizionamenti mediatici. Essi vogliono regolare le mode, studiandone esattamente la durata, per sostituirle in un momento previsto con nuove mode dello stesso genere. Venderanno, così, merce di scarso valore intrinseco a prezzi più alti (griffe etc). Inoltre, forse soprattutto, vogliono vendere a tutti “al loro prezzo” il vero “necessario”, ovvero tutto ciò che non può passare di moda: energia, acqua, cereali, farmaci, divertimento e persino la morale e la religione

Monsanto pomodoro mortaleContro questi speculatori al limite della follia e del paradosso, che programmano oltre la durata della loro stessa vita – ma questa è una tendenza umana da sempre, anche positiva in altre occasioni – la sola via è che il popolo non accetti imposizioni assurde aiutandosi con la cultura. Creandosela, ricorrendo anche alle fonti che oggi sono disponibili e che la cattiva informazione non può occultare. A rappresentare il popolo e difenderlo dovrebbe essere preposto il potere politico, democraticamente eletto. Ma questo scantona, per corruzione, incapacità o necessità indotta, come quando in Italia ha imposto l’Imu nonostante sia assolutamente contraria alla costituzione (Art.1). Il vero problema dell’imminente sono i mega gruppi finanziari e le multinazionali con il loro egotismo. Il popolo non dovrebbe assecondare i governi non eletti – e se ne vedono in tutto il mondo – né trasformazioni arbitrarie delle regole e delle leggi. Occorre anche che il popolo capisca che è morta la logica marxista, a propria volta dittatoriale e meramente governativa: che la sola strada percorribile è di carattere democratico, liberale, liberista, libertario… Sì al decentramento e al principio che “piccolo è bello”, senza nulla togliere a ciò che grande “dev’essere” per il bene di tutti… Purché – chiariamo – “grande” non sia un principio. Come tale diverrebbe una regola utile a pochi…

E’ un cammino lungo da affrontare giorno per giorno, con l’aiuto della speranza e con la certezza che ciò che è giusto e naturale alla lunga prevarrà

Germano Scargiali

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