La motra sul percorso Arabo Normanno Bizantino a villa Zito

A.Verico (Convento del Benedettini Monreale litografia 1842). Una delle testimonianze (non numerosissime, come troppo si dice) della cultura realmente musulmana a Palermo e in Sicilia: nelle finiture del chiostro di Monreale. Nel percorso è più rilevante la presenza normanna e bizantina, cioè dell’architettura d’ispirazione cristiana: lo stile è gotico, i mosaici rappresentano immagini legate al nuovo testamento. I musulmani, durante la loro permanenza, avevano amato molto la Sicilia e portato tecniche e nozioni elaborate soprattutto dalla cultura araba, ma non erano di stirpe propriamente araba…

Resterà aperta fino al 13 gennaio la mostra che riguarda il sito Unesco. Dei bizantini non si parla più (chi sa perché), ma noi ricordiamo che il riconoscimento ha reso giustizia alla presenza bizantina ai cui mosaicisti appartengono tutti i mosaici che fanno belle le chiese del percorso da Cefalù a Monreale, alla Cappella Palatina… Ai tempi in cui i Normanni giunsero in Sicilia, fu grande l’apporto bizantino in termini di comunanza di fede cristiana di fronte ai musulmani che ripartivano… I bizantini erano stati, del resto, in Sicilia più a lungo dei musulmani che avevano tolto loro  militarmente l’isola un paio di secoli prima (vedi gli altri articoli con i dati e i fatti precisi su questa stessa rivista).

A scorrere la mostra, ci si infila nel cuore più antico della città. Ma il gioco è diverso, e passa dagli occhi di chi è arrivato, ha ammirato, è ripartito. Palermo come una madaleine, ogni suono, odore, sapore, racconta gli strati che sono cresciuti, l’uno sull’altro, per dar voce e corpo ad una delle città più multiculturali del Mediterraneo. Il Grand Tour parte da lontano, quindi, per scoprire che la fascinazione di quelli che sarebbero poi diventati i tanti “cuori” del percorso seriale arabo – normanno riconosciuto dall’Unesco, è già tangibile tre secoli addietro.

Quando importanti viaggiatori intellettuali – i francesi Jean Houël e Jean Claude Richard de Saint-Non o l’inglese Henry Swinbourne,  – “subirono” un vero incantamento dai siti, imbevuti di mosaici arabi e cupole ottocentesche, sollazzi normanni e giardini degli emiri. La mano romantica prima, documentaristica poi, ha fatto sì che i monumenti  attraversassero indenni i secoli, lasciando intatta la loro bellezza. Raccontata da una mostra – fortemente voluta dal Comitato di Pilotaggio del sito seriale “Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale”, e realizzata dalla Fondazione Patrimonio Unesco Sicilia – che analizza per immagini la rivalutazione dell’itinerario monumentale che, nel 2015, è stato iscritto nella prestigiosa Word Heritage List dell’Unesco.

Da questa mostra è nato anche un catalogo, un vero e proprio libro che va sfogliato con delicatezza, proprio per non rompere l’incantamento. Si presenta venerdì (21 dicembre) alle ore 18.30, a Villa Zito (via Libertà), sede della mostra “Viaggio per Immagini. Palermo arabo-normanna e le Cattedrali di Cefalù e Monreale. Dal Grand Tour al riconoscimento Unesco”, visitabile fino al 13 gennaio. Alla presentazione del catalogo interverranno il sindaco Leoluca Orlando, nelle vesti di presidente del Comitato di Pilotaggio, Giovanni Puglisi, presidente della Fondazione Patrimonio Unesco Sicilia; Sebastiano Tusa, assessore regionale dei Beni Culturali e il dirigente generale Sergio Alessandro; Raffaele Bonsignore, presidente della Fondazione Sicilia; Caterina Greco, direttore del CRICD. Coordina il curatore della mostra, Aurelio Angelini, direttore della Fondazione Patrimonio Unesco Sicilia.

Sfogliato insieme il catalogo, si potrà poi partecipare ad una visita guidata della mostra,  inserita nel calendario di Palermo Capitale Italiana della Cultura.

Viaggio per immagini” racconta una Palermo, ancora oggi con un marcato timbro arabo-normanno, che  mantiene viva la memoria di una città aperta, multietnica, riflesso e manifestazione di un sincretismo culturale che, nei secoli, l’ha resa unica – ha scritto il sindaco Leoluca Orlando, nelle vesti di presidente del Comitato di Pilotaggio mentre, per il presidente di Fondazione Patrimonio Unesco Sicilia, Gianni Puglisi, “la mostra si svolge su un doppio registro, in continuo accostamento tra reale e figurato, materiale e immateriale”. Padrone di casa, Raffaele Bonsignore spiega che “la mostra vuole testimoniare che la nostra cultura è il frutto di un incontro e di uno scambio di diverse civiltà che hanno saputo dialogare tra loro”.

La visita verrà condotta da Aurelio Angelini che ha diviso“Viaggio per immagini” in quattro sezioni temporali”. La prima, “Dal Grand Tour alla  riscoperta dei monumenti siculo-normanni” raccoglie testi a stampa, opere grafiche e tele realizzate  durante l’epoca del Grand Tour e il periodo di riscoperta del medioevo europeo. Sono gli anni in cui i “viaggiatori” europei approdano in una Sicilia ancora impermeabile e la osservano con occhi incantati, affascinati dal “pittoresco”, affidando ai loro cahiers de voyage, appunti, schizzi, illustrazioni ammirate. Il secondo capitolo dedicato a “Rivalutazione e restauri nell’Italia postunitaria” è segnato da una forte passione per il Medioevo e per l’architettura romanica e gotica; si srotola lungo una raccolta di dipinti e fotografie che documentano l’avvio del restauro dei monumenti medievali dopo l’Unità nazionale, soprattutto ad opera dell’architetto palermitano Giuseppe Patricolo, direttore dell’Ufficio regionale dei Monumenti della Sicilia.

Salvatore Marchesi, Interno della Zisa 1888
Salvatore Marchesi, Interno della Zisa 1888

Alcuni scatti documentano i siti immediatamente prima e subito dopo l’intervento del Patricolo: Santa Maria dell’Ammiraglio restaurata tra il 1870 e il 1873, San Giovanni degli Eremiti tra il 1877 e il 1882  o San Cataldo, tra il 1881 e il 1884. La terza sezione, su “Esaltazione e ripristini nell’età dei Nazionalismi tra le due guerre” racchiude soprattutto disegni, dipinti, fotografie e stampe che corrono sull’onda dello spirito patriottico. La quarta ed ultima sezione, Il riconoscimento dell’eccezionale valore universale, è storia di questi anni: il 5 luglio 2015 a Bonn, il sito Palermo arabo-normanna e le cattedrali  di Cefalù e Monreale, viene iscritto nella World Heritage List UNESCO. Nasce il percorso: nove monumenti, di cui sette sul territorio palermitano, parlano di convivenza pacifica, scambio tra culture, integrazione e stratificazione.

(Da un comunicato ufficiale, commentato e impaginato da Germano Scargiali)

Nota: Come abbiamo precisato più volte non vi fu a Palermo e in Sicilia una vera presenza “araba”, ma una prevalenza di musulmani e berberi provenienti in gran parte dall’Africa del Nord. Nella Cattedrale di Palermo (vedi il nostro articolo specifico) si conserva nel sotterraneo un unico cimelio musulmano. (G.S.)

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