La Sicilia che cerca di dire un No a Roma e a Bruxelles

Un sentimento indipendentista fu molto vivo in Sicilia dopo l’8 settembre (1943), momento dell’armistizio a fine guerra. A tal punto che il brevissimo governo del Re di maggio, Umberto II si affrettò a concedere l’autonomia alla Sicilia. E fu il Regno d’Italia a concedere alla Sicilia lo statuto e l’indipendenza amministrativa.

In queste settimane Musumeci, per la prima volta, ha puntato visibilmente i piedi nei confronti di Roma (e di Bruxelles). La mainstream mediatica ha snobbato tali esternazioni del Governatore,ma esse costituiscono un precedente che potrebbe non rivelarsi trascurabile. Non certo in vista di una impensabile indipendenza della Sicilia, ma di rivendicazioni che giacciono nei cassetti da anni e di cui si parla spesso solo in modo accademico.

Sappiamo che lo Statuto – esemplare di per sé come strumento di autonomia amministrativa – sia stato disatteso in svariati suoi punti. Tutti ‘favorevoli’ alla ‘salute’ della regione più grande d’Italia, ospitata nella maggiore isola del Mediterraneo….

Poca meraviglia– si potrebbe dire in uno Stato come l’Italia in cui un’imposta sul patrimonio come l’Imu disattende la Costituzione già nell’Art. 1… 

In particolare Musumeci  ha da poco interdetto l’ormeggio a Messina di una Ong carica di migranti potenzialmente infetti. Il governo italiano gli ha negato ogni appoggio, anzi gli ha ordinato di desistere. Il peggio è che la stampa isolana non lo ha per nulla difeso. Anzi ha steso un velo di silenzio sul ‘diniego’ da parte di Roma.

In ogni caso, Musumeci è il primo presidente siciliano che, invece di comportarsi da ‘viceré’ (vedi Federico D Roberto) è capace di dire dei ‘no’ chiari a Roma e all’Europa. Si dirà che sono dei ‘no’ formali, ma  già mettono decisamente in luce la sostanziale avversione che dall’alto piove sulla Sicilia. 

La posizione dell’Isola in un Mediterraneo che presto conoscerà un chiaro sviluppo la rende più che mai appetibile. Un vero ‘boccone’ prelibato. Il ‘cruccio’ dei massimi poteri è: ‘come guadagnarci?‘ o, addirittura ‘come impossessarsene’? E magari trovare una forma per’vederne’ le potenzialità  strategiche ma non solo?

Ciò provoca, purtroppo, un accanirsi contro possibili chance di attuale sviluppo della Sicilia, che certamente è in ritardo sul resto del cosiddetto ‘Occidente’ di cui certamente fa, comunque, parte. Il ruolo frontaliero con l’Africa che tarda ad evolversi, ma ‘lo farà’, impone altri gravami a questa regione circondata dal mare, cioè perfettamente individuata. A fronte di tali ‘pesi’ non esiste alcuna forma di aiuto, né da parte di Roma, né di Bruxelles. Piuttosto l’UE cerca di ostacolare e, addirittura, di vietare diretti ‘accordi frontalieri’ con le altre regioni interessate allo sviluppo del Mediterraneo meridionale. Paradossalmente i trattati istitutivi dell’UE (Lisbona,Barcellona…) prevedevano l’esatto contrario. Era stato addirittura istituito un organo comune rappresentativo delle ‘regioni’, indipendente dai rispettivi stati sovrani. Ciò per consentire una duttile collaborazione nell’interesse diretto dei vari territori provvisti da un chiaro denominatore comune. Di tutto ciò neppure si parla più…

Germano Scargiali

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