Ma che dici Boeri? Ci sei o ci fai?

Eccoli, quelli che ci pagheranno le pensioni versando i soldi all’Inps…

La “sparata” di Boeri – presidente Inps – è un “classico” rigurgito di mentalità “di sinistra”. Non è facile liberarsene, dopo 70 anni di demagogia….

A sentirlo sembra che gli extracomunitari – che, peraltro, noi rappresentiamo con rispetto e difendiamo in altri modi, giungano dal terzo mondo con i versamenti Inps in tasca!

Si ripete l’inganno dei giorni in cui alla fiscalizzazione degli oneri sociali (resa anche di difficile applicazione, pena provvedimenti da fallimento ) seguì l’introduzione dell’ Irpef ll.dd. (ritenuta alla fonte dei lavoratori dipendenti)…

Allora come oggi non si teneva conto che quei denari venivano tolti dal cassetto della cassa dell’impresa! Già: il cassetto della cassa. E’ un’espressione schietta dei libri di economia.

Se è una questione di “versamenti”, si facciano a fronte dell’assunzione di giovani italiani! O si dà per scontato – ma così assolutamente non è – che non esista un problema di disoccupazione giovanile, ritardata occupazione etc di giovani italiani e italiane… Ridicolo, vero!

Né si dica che gli extracomunitari svolgono lavori rifiutati dagli italiani: ormai vediamo non solo italiani, ma italiane benzinare, spazzine, ma persino guardamacchine autorizzate e soprattutto abusive!

Infine, c’è chi, per “difendere” Boeri, sostiene il dato inconfutabile dell’imminente moltiplicarsi degli anziani e della diminuzione dei giovani.Perché siamo sempre lì: i nostri giovani girano disperati perché il lavoro non c’è o ce n’è poco…

Questo è il problema. Come il problema è anche il calo demografico che va curato come tale e non con l’innesto degli extracomunitari…

Ovvio, no?

Il problema è di base: nella visione “marxista, quindi comunista e socialista” (Marx è stato la rovina dello stesso socialismo), la “ricchezza” intesa come “beni disponibili” per il benessere generale è qualcosa di “dato”, appunto: un “dato” anelastico del sistema, che esiste da qualche parte. In un luogo “men noto“, ma soprattutto è in tasca al datore di lavoro e allo Stato…

Non è certamente così. Non è facile – lo riconosciamo – capire per il cittadino comune che cosa sia divenuta esattamente “la ricchezza” nei tempi moderni…

Mentre è difficile, obbiettivamente, per tutti che questa si trasformi in …benessere generalizzato.

La ricchezza è – e sempre più va divenendo – un’entità assolutamente dinamica. I socialisti “classici” non lo capiranno mai, perché ritengono e giudicano assolutamente veri i patemi ottocenteschi di pensatori del tipo di Malthus: timori di successivo depauperamento, povertà progressiva del territorio e del pianeta, crescita demografica sfrenata etc. Secondo loro, prima o poi, mancherà tutto: la terra, il grano, l’acqua, l’aria. Basterebbe, però, pensare che niente sfugge al pianeta (altro c’è negli altri) e che la mente umana ha dimostrato di pensarne per sfruttare sempre di più quello che c’è.

La ricchezza è un’entità dinamica che si muove dentro una realtà a propria volta dinamica e in continua evoluzione (tecnologica ed anche culturale). Pochi sanno o si accorgono che oggi il problema (ma da tempo ormai) non è più di produrre, ma consumare gli eccessi di produzione. Di vendere ad un costo che si scosti dallo zero i beni prodotti. Ed è ridicolo e assurdo – è la somma ingiustizia – constatare gli stenti in cui vivono tanti esseri umani… Ma al contempo, si cerca di salvare gli animali, l’ecologia del sistema a lunghissima scadenza e ci si pongono problemi generalissimi senza badare a spese, quando lo si vuole. E, in molti casi, è anche giusto così. Il “sistema” può permettersi e si permette da decenni sprechi mastodontici…

La ricchezza – riprendiamo il concetto – si basa sul continuo movimento della produzione, delle merci e relativo trasporto, del commercio e dei denari. Solo il movimento (degli stessi denari) alimenta la ricchezza e il fatto che alla base “si produca”. Ma la produzione, dicevamo, è fortissima…

La produzione continua a crescere in modo esponenziale in virtù della tecnologia e richiede meno partecipazione umana (mano d’opera, lavoro d’ufficio). Ma ciò – come è provato sin dal tempo dell’invenzione della macchina a vapore a fine 1700 – è un vantaggio di cui si giova l’intera umanità sino agli …ultimi della classe.

Andate a spiegarlo a Boeri – che bara anche sui soldi che ha incassato e su quelli che incassa –  ovvero andate a dirglielo in faccia, se fa -com’è probabile – il finto tonto per agganciarsi al vagone demagogico che – al momento – più giova al suo particolarissimo tornaconto.

Val, forse, la pena di ribadire ancora che il problema è l’Africa? Oppure è chiaro come vada risolto in Africa, facendo cessare – e dando finalmente una svolta in contrasto all’America – lo stato di miserabile sotto sviluppo in cui gli Usa l’hanno costretta nella propria illusione di potersela “pappare” da sola con le sue enormi ricchezze finora inutilizzate?

Germano Scargiali

 

Val la pena di riflettere che c’è un substrato ideologico pesante che spinge a ragionare in modo assurdo tante persone e fa sì che “un Boeri” possa parlare nei termini contraddittori in cui parla, anche perché sa che …c”è chi lo ascolta.

Il dilemma è ideologico (altro che morte le ideologie…): l’umanità è un’ospite come un altro sulla Terra? Può essere così “pazza” da guastarlo o distruggerlo? Oppure dispone dell’intelligenza per esprimere il meglio della creazione? Su tale dilemma ruota la scelta fra fede e ateismo. Su tale problema si muove la scienza e l’anti scienza. L’imprevisto c’è sempre: è più scientifico – finisce per esserlo – l’atteggiamento (la posizione mentale) di chi crede che pensare sia un assoluto privilegio. Volto al meglio, perché non potrebbe essere diversamente, mentre la storia, caratterizzata dalla ricerca continua  di una vita migliore, spasmodica da parte dell’umanità, lo dimostra chiaramente. In sostanza, l’ateismo o l’agnosticismo o anche il panteismo, caratteristici della visione “di sinistra” conducono alla “non scienza”.  La fede ha caratterizzato Einstein, Fermi ed anche Galileo, che non la perse neppure a seguito delle persecuzioni da parte della curia romana.   (G.S.)

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