Un “Parco commerciale” a Palermo? No grazie dei commercianti

Adesso lo chiamano Parco commerciale: un nuovo nome – in piena neo lingua – per indicare una cosa che fa parte del djà vu: i mega store dove compri di tutto. Comodi, non c’è che dire, anche perché vi si passeggia al coperto con aria condizionata e a misura di uomo. E soprattutto di donna. Sono preferibili alla città? Non sempre: “quant’è bella la città”, cantava Giorgio Gaber… Così la pensano i “negozianti” che trovano di che difendersi: “anche noi siamo un centro commerciale. Uno dopo l’altro, porta dopo porta, formiamo un …Centro commerciale naturale…” Anche di questo si è già parlato, del resto. Ecco: chi può negare che la città, se resa vivibile, percorribile a piedi, ma raggiungibile e dotata di quei parcheggi verticali che solo Palermo non ha, più bus navetta che funzionassero rapidamente e a prezzo accessibile, abbia un fascino superiore? Negarlo significherebbe annullare mille approfondimenti sulla personalità dei popoli, sulle radici civili, sulla bellezza dei centri storici,della relativa “memoria” ad essi legata…

Chi vincerà, dunque, il confronto? Si tifa per il piccolo ma la lotta è veramente impari: Davide contro Golia e per di più questi sembra avere alcuni da più anni protezioni in alto loco. E non sembra un caso: Le leggi, infatti, impongono ai piccioli incombenze che per i grandi rappresentano la normalità, una necessità ineluttabile. Vedi il registratore di cassa e la partita Iva (più la licenza media) obbligatori estesi fino ai minimi ambulanti…

Le pensano tutte, i mega store, per attrarre la gente e far concorrenza al cosiddetto “negozio d’ angolo” che sopravvive nonostante tutto, anche se con difficoltà, offrendo servizi personalizzati, merce scelta con a massima “così vicino, così cortese!” E, per di più, ama offrire i prodotti a chilometro zero, come si confà appunto a chi è più vicino.

L’uso è che i grandi market debbano essere “fuor di porta”, nei rioni periferici, mentre nei centri e nei quartieri ricchi, debbano prevalere i negozi più piccoli. Mai supermarket vi giungono lo stesso con sedi ridotte e distaccate.

Ma ecco che cosa avviene i questi giorni a Palermo. L’idea di un nuovo parco commerciale si fa largo. Dovrebbe sorgere in un’area confinante presso il Forum, nel quartiere Roccella. La notizia ha sollevato immediatamente una bufera di polemiche. Contrari sono commercianti ed esercenti, che annunciano di essere pronti “alle barricate“.

Il progetto appartiene alla società Building Plott srl  ed è stato presentato all’Assessorato comunale Attività produttive.

Sulla carta il progetto consiste in un parco commerciale in via Chiaravelli (lo stesso terreno adocchiato dall’Ikea) con hotel, negozi per la vendita al dettaglio (dall’abbigliamento all’arredo casa e nuove tecnologie), ristoranti, una stazione per il rifornimento di carburanti…

Include la creazione di una serie di opere e infrastrutture e persino la costruzione di nuove strade.

Ma l’idea di un parco commerciale non piace alla Confesercenti

“Palermo – dice il presidente Mario Attinasi – non ha bisogno di nuovi centri commerciali, che avrebbero l’unico effetto di condannare alla chiusura tanti negozi di vicinato che oggi sono la spina dorsale dell’economia cittadina.

Un altro parco commerciale a Palermo?  “Non lo permetteremo mai”, si afferma in Confcommercio.

“Chiediamo all’amministrazione comunale – prosegue Attinasi – di respingere l’ipotesi di nuovi centri commerciali e al contempo chiediamo che si occupi di mettere i piccoli e medi negozianti nelle condizioni di poter competere alla pari con i colossi esteri…”

Frattanto, il progetto si trova al vaglio del Comune che dovrà decidere e farà da vero e proprio arbitro della situazione…

“Mai più centri commerciali dentro la città – gli fa eco la presidente dei commercianti Patrizia Di Dio – e non lo permetteremo mai, faremo le barricate se il caso. Restiamo sorpresi, trasecolati anche soltanto dal fatto che se ne parli. Ciascun imprenditore può presentare idee, progetti, programmi che ritiene opportuni e ci sono tanti possibili investimenti da poter fare a Palermo, investimenti che possono rappresentare progetti di sviluppo per l’intera città, ma l’unico che non serve è un altro centro commerciale, di cui nessuno sente la mancanza: non serve né alla città, né ai commercianti, né ai consumatori che ne hanno a disposizione ben tre”.

Patrizia Di Dio, donna fra le più attive a Palermo, non fa solo parte della 'nomenclatura'cittadina:eccolafotografata nellasua aziend:La Vieen rose(moda pret à porter).
Patrizia Di Dio, donna fra le più attive a Palermo, non fa solo parte della ‘nomenclatura’ cittadina: eccola fotografata nella sua azienda: La Vie en rose (moda pret à porter, più boutique ed esportazione).

“La proposta di riqualificare una zona accanto al Forum – precisa la presidente di Confcommercio Palermo – non può che trovarci d’accordo. Ciò cui ci opporremo, invece, è un nuovo centro commerciale che colpirebbe, forse fatalmente, i tanti negozi della città. Il quartiere ha bisogno di essere riqualificato e di avere nuove strade e opere di urbanizzazione, ma chiediamo al sindaco di respingere qualsiasi ipotesi commerciale che metta ancora più in difficoltà le imprese locali”.

Di similare avviso Paolo Caracausi, segretario di Idv Palermo e consigliere comunale del Mov139.

Troppi vantaggi l’intera situazione riserva ai mega store rispetto ai negozi della tradizione, ma sono spersonalizzanti quasi come gli acquisti online, che pur stanno dando batoste a tutti. Non bisogna consentire un appiattimento del mercato in tal senso. Soprattutto in Italia dove ci si vanta di una “Italian way of life” che tutto il mondo ammira e persino invidia. Non so in quali negozi ti servi normalmente. Posso farti un lunghissimo elenco di negozi che oltre ad offrirti qualità, cortesia e convenienza, ti rilasciano gli scontrini, anche quelli “di cortesia”, per eventuali cambi. Forse sei abituato a comprare on line. Quelli si che non ti rilasciano nulla, li paghi anticipati e non pagano tasse.

Ma la Confcommercio (che ovviamente è espressione di un gruppo di negozianti locali) in base a quale logica o norma avrebbe più diritti di una multinazionale ad aprire negozi o centri commerciali. “Siamo – si ascoltano voci tra la gente – in un mercato libero o no? Io sono favorevole all’apertura di un nuovo centro commerciale… Non si paga posteggio, non ci sono zone blu, posteggiatori, hai tutto concentrato. Sono contrario all Ikea e decathlon da tutti invocato”.

“Semmai – conclude Patrizia Di Dio – dobbiamo tutelare i negozi di vicinato che hanno resistito e sono un importante patrimonio per Palermo, perché se muore il commercio cittadino, muore la stessa città. Senza i negozi, la città diventerebbe un dormitorio, oltre a impoverirsi sempre più.

“Piuttosto che parlare della realizzazione di un nuovo centro commerciale – aggiunge infine la presidente di Confcommercio Palermo – aiutiamo i centri commerciali naturali a rigenerarsi, con servizi, parcheggi, decoro, sicurezza, arredi urbani, progetti culturali, di design, artistici ed eventi. Il paradosso è che si discute di un nuovo centro commerciale, ma non si interviene per esempio su via Roma, che è stato un importante centro commerciale e adesso conta 116 vetrine chiuse”.

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