Quel “diritto al suicidio”: all’eutanasia ed oltre

Contro chi inneggiò all’eutanasia, vi fu chi cercò di evitarla: la Englaro in concreto fu lasciata morire di sete.

Di Maria Antonietta Gaziano

Fine vita: è stata approvata dalla Camera – con 326 voti favorevoli, 37 contrari e 4 astenuti –  lo scorso 20 aprile ed è quindi passata al Senato la legge sulle DAT (Disposizioni Anticipate di Trattamento) che nel titolo fa riferimento al ‘consenso informato’, cioè al diritto che ognuno ha di decidere in merito ai trattamenti medici che riguardano la propria patologia: se sono malato il medico mi può proporre delle alternative, ad esempio una cura farmacologica oppure un intervento chirurgico, ognuna con i probabili effetti sulla mia salute e con i relativi rischi ed effetti collaterali. E io decido cosa accettare e cosa rifiutare. Fin qui la situazione come è oggi; ma la legge si occupa di ‘disposizioni anticipate’ cioè del caso in cui una persona non può più (o non può ancora) prendere decisioni sulla sua salute perché in coma o non in possesso delle facoltà mentali. Dovrebbe quindi decidere in anticipo quali trattamenti medici desidera ricevere e quali no nel caso in cui in futuro si venga a trovare nell’impossibilità di esprimere la sua volontà o di comprendere la sua situazione.

Fra i ‘trattamenti medici’ che è possibile rifiutare viene inserito il cibo e l’acqua, se somministrati per mezzo di dispositivi sanitari. Questo è un punto fondamentale, fortemente voluto dai radicali che hanno ispirato la legge propagandandola con gli spettacolari ‘accompagnamenti’ di malati in Svizzera per il suicidio assistito. E’ il modo in cui fu fatta morire Eluana Englaro, quando non esisteva alcuna legge del genere e che peraltro non poteva avere chiesto, dato il suo stato, di essere uccisa. Si tratta di una morte atroce, un’agonia di molti giorni inflitta ad una persona indifesa. Si sceglierà quindi probabilmente di sedarla profondamente fino alla morte.

Come è stato detto in tanti analoghi casi di leggi antiumane, si continua a ripetere che bisogna ‘colmare un vuoto legislativo’ quando in realtà non c’è alcun vuoto: la Costituzione e le leggi italiane, così come le Dichiarazioni di Diritti internazionali, contemplano il diritto alla vita, che è un diritto indisponibile, cioè assoluto; non è lecito uccidere nessuno – con l’eccezione, per i paesi che la ammettono, della pena di morte – ed è veramente paradossale che proprio chi si batte per l’abolizione di tale pena per i criminali, la reclami poi a gran voce per degli innocenti. I ‘farmaci’ che i boia USA iniettano gratis ai condannati sono gli stessi che le cliniche svizzere somministrano a caro prezzo ai loro ‘pazienti’.

Con questa e altre analoghe leggi, la vita diventa un bene disponibile e nessuna persona già nata sarà più al sicuro così come oggi non è al sicuro nessun bambino prima della nascita.

Se infatti si stabilisce che la morte è un diritto, le conseguenze sono devastanti, la stessa legge sulle DAT, infatti, che in teoria vuole garantire l’autonomia di ogni individuo (il corpo è mio e ne decido io) in realtà prevede un ‘fiduciario’ che dovrebbe far rispettare il volere della persona non in grado di esprimersi ed un ruolo dei ‘parenti’ – e che succede se questi sono in disaccordo, come accade quasi sempre in questi casi? Per i bambini, inoltre, decidono i genitori o il giudice tutelare (in questo caso è lampante che la volontà del soggetto non conta nulla). Se la morte è un diritto, come negarla a malati, anziani, bambini solo perché non in grado di chiederla? E’ esattamente ciò che è successo nei paesi del nord Europa che hanno approvato simili leggi e in cui i casi si stanno moltiplicando a dismisura, dato anche che la gran parte degli anziani vive sola e la loro sorte non sta a cuore a nessuno.

Aggiungiamo che la legge in discussione non ammette l’obiezione di coscienza del medico, se non nel caso che la richiesta sia palesemente assurda, e tanto meno per le strutture sanitarie cattoliche, che saranno quindi obbligate ad uccidere i loro pazienti. Non è previsto, inoltre, un registro nazionale delle DAT, che saranno quindi difficilmente reperibili, per esempio per i pazienti lontani da casa. Le vittime di incidenti, delitti, malori improvvisi rischiano poi di morire nel tempo che ci vorrà – con la nostra italica efficienza – ad appurare se vogliono o no essere rianimati.

Come si può vedere, una legge inaccettabile e pericolosa che andrebbe fermata ad ogni costo. (M.A.G.)

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Eluana Englaro nella più nota delle tante foto spensierate.
Eluana Englaro nella più nota delle tante foto spensierate. Perse il controllo dell’auto a 21 anni, neo universitaria, restò in coma 17 anni. Morì soffrendo: immobile e muta non poté lamentarsi.

 

Tutti d’accordo, insomma. Tutti insieme appassionatamente: un voto a larga maggioranza fa imboccare all’Italia una strada contro senso. Cioè contro il senso della propria storia, della propria formazione latina e cristiano cattolica, della propria tradizione morale e giuridica. Come se nulla fosse… Ma la vita è un dono di Dio (o della natura per i meno credenti). Solo Dio o la natura “possono” toglierla. Ma le stesse persone che, nel turbine ideologico che oggi sostituisce il materialismo storico (dopo il suo fragoroso fallimento) considerano la natura facendone un idolo, un feticcio totemico, poi non si accorgono che tradirla con la morte anticipata di un essere umano sia il peggio del peggio. Ciò, forse, perché nello sviluppo, probabilmente non previsto né voluto dell’idealismo platonico, agostiniano, hegeliano l’essere umano non è che un elemento come gli altri, un’idea come un’altra… Anzi, un elemento secondario rispetto a tutte le altre idee sommate che formano il mondo. Sono ipotesi – queste nostre – che cerchiamo nel buio della stupidità che conduce a scelte come l’eutanasia, come il divieto d’obiezione di coscienza e tante altre cui assistiamo, a dir poco attoniti…

Sì, stupiti e increduli. Perché una mente ragionevole dovrebbe capire che aprire le porte verso l’errore significa imbattersi in una serie di altre trappole logiche e giuridiche, materiali e morali (Vedi il nostro articolo sarcastico: Le leggi dei picciriddi).

Dat, Disposizioni anticipate di trattamento, in un mondo in cui la morale corrente (vedi B.Croce, Perché non possiamo non dirci cristiani) prevede il pentimento fino all’ultimo istante come scelta salvifica, gli atti giuridici “in procinctu”, locuzione che sottintende il genitivo latino “mortis”. Vedi il matrimonio… La vita non “può toglierla solo Dio o la natura” per scelta o per gioco, ma perché è logico e naturale che sia così, perché la vita è importante fino all’ultimo secondo. Può servire a chiedere o concedere un perdono, a comunicare una verità nascosta, oltre che, come dicevamo, ad esprimere un pentimento. Invece – sia chiaro – quel momento “non ci sarà” per chi ha scelto di morire in anticipo. Di fatto, con la logica del Dat, la discrezionalità dei medici e dell’ospedale è notevole. La Englaro è morta certamente soffrendo: la sola cosa che non potesse fare era di lamentarsi.Un medico ha confidato, però, che morendo abbia sussurrato “mamma, mamma!“. E’ stato denunciato dal padre di Eluana e assolto… Nonostante l’inumano evolversi della storia, pare che il “caso Englaro” abbia avuto un peso decisivo per il cosiddetto “legislatore” italiano: i promotori della legge e il Parlamento. Hanno trasgredito sia la logica religiosa, sia il diritto naturale che – come di regola avviene – la conferma. Il cosiddetto diritto naturale scaturisce dalla vita e dalla storia. E’, invece – puntuale – l’ideologia che scantona, che crea i propri idoli e, peggio, li declina e approdando ad una serie di deduzioni altrettanto false ed anche peggiori dell’idea (mera idea) di partenza… E’ questa la “malattia” fondamentale di Platone, Hegel, Marx: ancor più delle singole statuizioni, è errato l’intero processo mentale…

Coma irreversibile? Morta certa prevista? Ma di quanti “risvegli” dobbiamo avere notizia per sapere che la certezza non c’è? Encefalogramma piatto? Qui forse c’è più approssimazione, ma non era il  caso dell’Englaro. Non era il caso in cui nessuno le avrebbe dato assistenza, perché una comunità di suore infermiere si era offerta…  Del padre qualcuno fa un eroe. Siamo al colmo. Lasciamolo quanto meno un signor nessuno. Cerchiamo e includiamo fra gli eroi gli esempi positivi di uomini che credono e lottano per questo ed altri ideali di vita e non di morte…  (G.Scargiali)

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