Sant’Agatone nel libro di Francesco Paolo Pasanisi

La statua di Sant’Agatone sul piano della Cattedrale di Palermo è posta in grande evidenza fra co.so V.Emanuele e il Palazzo arcivescovile.

Fra le pieghe dimenticate della storia cittadina, il Professor Francesco Paolo Pasanisi, giornalista e storico, coglie l’importanza di un cittadino illustre che è opportuno non dimenticare. Ne parla nel suo “S. Agatone, papa palermitano e monaco benedettino (678-681)“.

Agatone è stato il settantanovesimo vescovo di Roma e papa della Chiesa cattolica dal 27 giugno 678 fino alla sua morte. È venerato come santo sia dalla Chiesa cattolica, sia dalle Chiese ortodosse, come avviene per i santi più antichi della storia cristiana…

Palermitano di nascita, o certamente cresciuto e vissuto a Palermo, anche se di origine greca, professò la vita monastica prima d’entrare nel clero romano. Consacrato pontefice il 27 giugno 678, Agatone ricevette la lettera “pro adunatione facienda sanctarum Dei ecclesiarum” (Liber pontificalis), che, nell’agosto dello stesso anno, il “basileus” Costantino IV Pogonato aveva indirizzato ancora al suo predecessore, papa Dono (morto l’11 aprile), non essendo evidentemente al corrente del mutamento di titolare intervenuto nel frattempo nella Chiesa romana. … Agatone fu papa fino al 681.

L’autore di questo libro di recentissima pubblicazione compie una ricerca accurata e approfondita attorno a questo personaggio un po’ misterioso, sviluppando una serie di spunti storici che “rendono giustizia” al santo un po’ dimenticato, anche se – specifica Pasanisi – figura già fra i protettori di Palermo.

Il libro illustra i motivi dell’importanza di Santo Agatone, grande difensore della fede cattolica e del culto mariano. Ad Agatone furono presto attribuiti vari miracoli, al punto da essere soprannominato Il Taumaturgo.

Non era un momento facile per sedere sul soglio pontificio. L’Italia era spaccata in due fra i territori in mano ai Bizantini e quelli conquistati dai Longobardi. Inoltre, l’impero bizantino doveva difendersi dagli attacchi degli Arabi.

I bizantini riuscirono a respingere i musulmani anche grazie all’utilizzo del “fuoco greco“, una miscela incendiaria – si legge sul libro – ideata dall’architetto Callinico di Heliopolis, che veniva lanciato sulle navi nemiche tramite pompe in bronzo. Una fortuna anche per Papa Agatone che aveva subito, egli stesso, un’aggressione diretta…

Il libro continua ad allargare lo sguardo sulla storia di quel tempo: in seguito al predominio militare e navale anche gli Slavi riconobbero l’autorità di Costantinopoli.

Si ebbero risultati positivi e rilevanti: anche i Longobardi, di fronte alle manifestazioni di potenza bizantina limitarono la loro volontà di prepotenza nei confronti del papato, che evidentemente godeva dell’appoggio dei Bizantini, anche grazie alla loro presenza in Italia.

Un limite all’armonia dei rapporti era costituito dai dissidi intorno ad alcune verità di fede. Agatone convocò nei pochi anni del proprio pontificato due importanti concili, nel corso dei quali dimostrò la propria abilità nel sanare quegli storici attriti…

Tutto ciò l’autore illustra nel suo libro con dovizia d’indagine e lunghe elencazioni delle fonti consultate. Cita i nomi dei partecipanti (episcopi) ai due concili. Elenca le epistole in latino con la passione del ricercatore.

Nell’ambito della storica avversione fra il potere religioso e quello politico, anche l’imperatore bizantino aveva tenuto atteggiamenti molto aggressivi nel confronti dei papa fino a giungere all’arresto. Frattanto i papi si erano avvicinati agli Angli, la cui fedeltà si dimostrava, quindi, importante. Agatone riuscì anche qui nell’opera di ricomporre i legami con gli inglesi (erano lontani i tempi in cui, in epoca rinascimentale, nacque poi la chiesa scismatica inglese,ndr).

Sant’Agatone, in conclusione, lasciò fama di grande pacificatore, sia in Italia fra Longobardi e Bizantini, sia in Oriente, col riavvicinamento dei Bizantini all’interpretazione romana delle verità di fede (Concilio Costantinopoli III).

I due concili presero il nome di Lateranense e Hatfield. Il volume di 113 pagine, che include gli elenchi storici cui ci riferivamo, più alcune immagini, riporta – insomma – il lettore ad un’epoca medievale, a torto dimenticata e che oggi si cerca universalmente di ricordare e rivalutare.

Lydia Gaziano Scargiali

(Impaginazione, dida e titolo, Germano Scargiali)

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