Un “Grand tour” a Baden Baden e nel Baden-Wurttemberg

Il Listener teatro a Baden Baden
Shopping a Baden- Tetti antineve (in inverno divengono bianchi). Stile bella époque ridente per una città nordica.
Shopping a Baden- Tetti antineve (in inverno divengono bianchi). Stile bella époque ridente per una città nordica.

 Nel compierlo ci siamo sentiti un po’ Goethe un po’ Byron

 

 

 

 

 

Giungere a Baden Baden, nel cuore della Mitteleuropa, ai margini occidentali della Foresta Nera, significa fare un salto nella storia, alla scoperta di un paradosso misterioso, un mix di similare e di diverso dalla realtà italiana, cui, da italiani, siamo ovviamente avvezzi. Un sito abitato da oltre 10 mila anni, lontano dall’area mediterranea, in grado di offrire storia e progresso, che è centro di business, turismo e mondanità, sede di paradossi e misteri. I Romani se ne innamorarono e vi poterono realizzare le amate terme naturali, ancor oggi richiamo turistico della città, assieme al casinò.

Ma che dire della forte presenza cattolica, preponderante rispetto alle due confessioni protestanti di evangelici e luterani, storicamente …ospiti tollerati? La città è posta fra Strasburgo e Karlsrue al confine con l’Alsazia e ai piedi delle ultime pendici della Foresta Nera. I viaggiatori nei secoli l’hanno sempre preferita ad altri luoghi di svago e relax per la sua posizione e per il suo clima. Molti personaggi storici, della cultura e della musica erano soliti ritemprarsi e trovare se stessi nel verde della città. Fra questi si ricordano la regina Vittoria, il cancelliere Bismarck, i musicisti Berlioz e Brahms – che vi abitò per quattordici anni – e la principessa Sissi, che era solita cavalcare, cacciare e trascorrere il tempo in libertà. La madre era della vicina città di Karlsrue.

Baden fu già nota sin dai primi secoli per le famose terme dove l’imperatore Caracalla curava i suoi reumatismi. Nei pressi delle acque termali, nel I secolo d.C., sorsero le terme dei soldati. Le rovine di questo complesso vennero alla luce fra il 1846 e il 1900.

Il paesaggio arcadico di Baden si sviluppò nel XVIII secolo lungo le sponde del fiume Oos di appena 13 km. Accarezzato dal monte Merkur (668 m.), una preziosità nelle grandi pianure tedesche, raggiungibile a piedi o con la funicolare.

Già nel XVII secolo in città venne realizzato il lungo viale “Lichtentaler Alle”, con relativo parco e con i suoi ponti sul fiume. Molti turisti nei punti più bassi lo attraversano e si bagnano i piedi, ma il fresco è rassicurato dalla folta vegetazione degli altissimi alberi che circondano il percorso che sbocca nella piazza del casinò Kurhaus

In quella piazza ci imbattiamo nel bellissimo edificio, appositamente eretto nel 1838, elegantissimo, sempre pieno di bella gente. Ha visto passare tante fortune al gioco della roulette: anche quelle di Marlene Dietrich e dello scrittore Fedor Dostoevskij. Questi soggiogato dalle puntate al tavolo verde. Ciò non gli impedì, qui a Baden, di scrivere in 26 giorni il capolavoro “Il giocatore” di 200 pagine. Qualcuno afferma che l’opera venne dettata dalla compagna, che sarebbe divenuta poi sua moglie, nella città di Wiesbaden in Assia. Il libro di natura psicologica e autobiografica venne pubblicato nel dicembre del 1866 dall’autore per pagare i debiti e per non perdere i diritti sulle sue opere da parte dell’editore.

In questa elegante città di 55.000 abitanti, quindi a misura d’uomo, ci siamo mischiati ai tanti visitatori di cui è sempre piena. E’ un ritrovo internazionale di riposo, di divertimento e offre tante opere architettoniche: lo storico Hotel di lusso Badischerhof, l’Alte Trinchalle del 1842 con il colonnato corinzio e la galleria lunga 90 mt tutta affrescata, il Teatro Baderstadt del 1862 in stile neobarocco francese, il Rathaus o municipio e molte altre.

La piazza centrale, la Jesuitplatz, riceve diverse arterie stradali stracolme di eleganti e particolari negozi.

Appena adiacente ci lascia ammirati la lunga Sophiestrasse, particolarmente larga, specie con riferimento agli anni in cui venne realizzata. Sotto di essa, in corrispondenza dell’antico fossato che circondava le mura medievali, nel 1992 venne convogliato il traffico cittadino. Nella piazza, che avevamo appena lasciato, una scalinata suggestiva conduce al collegio dei gesuiti. Ad inizio della salita un’enorme statua di stile teutonico, raffigura il cancelliere Bismarck.

Da vedere il Brahmshaus, la casa dove soggiornò il musicista di Amburgo. Il museo cittadino, la Casa del Festival di Baden Baden (al mondo è il quarto teatro per festival e ospita il Festival Internazionale dei Cori e delle Orchestre di Baden, ndr). 

Situato presso la vecchia stazione ferroviaria. Il Museo Fabergé.

Un’escursione ci porta lungo il Reno, lato destro, ai piedi della Foresta Nera, nella regione vinicola di Ortenau a sorseggiare gli ottimi vini detti appunto, da antica tradizione, “del Reno”. A meno di 70 Km in linea d’aria e circa 110 di autostrada i trova Stoccarda la capitale del Baden-Württemberg (in tedesco Baade-Wiirdebäärg) è uno dei 16 stati federali della Germania.

Nel corso della nostra visita non tralasciamo l’ippodromo Iffezheim Track, dove si disputano tante corse e gare internazionali, tutto avvolto da un’atmosfera che ricorda la Belle Epoque. Non sorprendetevi se a Baden Baden, dove la visita aveva per noi l’aria della continua scoperta, giocavamo a fare …i viaggiatori del Gran tour. I Goethe, i Byron eravamo dunque noi? In centro città si possono ancora ammirare dei landau, coupé a cavalli come si usavano fino ai primi decenni del ‘900 tipici del Palatinato, guidati da ragazze che conducono i visitatori lungo le strade alberate e i viali accoglienti che lambiscono i sorridenti palazzi di Baden.

Da questa città, europea come sanno esserlo certe città svizzere – e come quelle ci sorprende a un tratto anche con il profumo delle pasticcerie – che parla di storia, arte, musica, turismo, sport, che sa essere mistica e mondana e persino viziosa, si parte mettendo in valigia quesiti irrisolti, sull’Europa che è stata e quella che potrebbe essere, ricordi anche struggenti. E, di certo, una buona dose di nostalgia.

Franco Pasanisi

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