Aree protette a terra e a mare in Sicilia: giorni migliori?

Riserva Naturale Orientata Cavagrande del Cassibile

Solo “espressioni geografiche” come l’Italia dell’800 dopo la caduta di Napoleone secondo Klemens von Metternich? Lo sono, in buona parte, riserve e parchi naturali della Sicilia (spesso anche in Italia): un segnale significativo per tutta la realtà futura, ma – per molti versi – disegnate solo sulla carta…

Tanti anni fa dicevo alla mia fidanzata (oggi sempre mia moglie) che – contrariamente ai timori per la carenza di suolo ereditati dalla cultura ottocentesca, sopravvissuta nel ‘900 e fino ai giorni nostri – la terra si sarebbe coperta di giardini, parchi, aree a verde… Ciò in virtù della crescente redditività della terra per ettaro, l’evidente abbandono in corso della vecchia coltura a terrazza e l’avvento della coltura in serra. Tutto ciò si è verificato, continua e continuerà a verificarsi in modo esponenziale, a disdoro dei pessimisti, onnipresenti …nomadi del pensiero. Si pensi ai progetti recenti dell’orto nelle aiuole sotto casa come il mussoliniano …orticello di guerra. Forse a quei tempi…

Naturalmente, non mancano allarmismi, talvolta anche utili. Per esempio per la desertificazione (reale solo quella relativa conseguente all’abbandono dei terrazzamenti): il fatto è che in questo settore, più ancora che in altri, come si suol dire “non manca per bestemmiare, sono le cose contrarie che non vengono…” Traduci: il cortile non manca mai, i concetti, le idee, le  proposte e i provvedimenti non altrettanto.

Nel mondo evoluto (l’Italia e la Sicilia per l’agricoltura lo sono di certo) le concimazioni, gli arricchimenti del suolo coltivato e l’energia, consentono di produrre di tutto e di più: ben oltre i reali bisogni dell’alimentazione e del mercato. La reale abbondanza di acqua dolce naturale è alla base del diradarsi dei dissalatori destinati a risolvere un problema che non esiste… Perché l’energia, sempre più disponibile, consentirà di utilizzare in surplus l’acqua ovunque presente nel sottosuolo. Tutto il resto sul tema è …chiacchiera.

La Sicilia ha sorpassato la Cina nella produzione di pomodoro in serra. Primo posto in Italia
La Sicilia ha sorpassato la Cina nella produzione di pomodoro in serra. E’ la prima in Italia e, quindi, in Europa… Nessuno oggi ha interesse ad evidenziare dati positivi: né il governo, né i privati… E’ noto da sempre il vago “non mi posso lamentare” dei contadini nelle annate record…

Ma ecco che cosa è successo in fatto di verde in questi 50 anni in Sicilia, la regione più “vitata” del mondo, la maggior produttrice di ortaggi d’Europa, da primato anche in fatto di biodiversità… Dove sia il conseguente benessere che dovrebbe “vedersi” non si è mai capito, ma…

Le aree naturali protette della Sicilia comprendono cinque Parchi regionali che occupano una superficie di 185.824 ettari, pari al 7,2% del territorio della regione, e 72 riserve naturali regionali per una superficie complessiva di 85.181 ettari, pari al 3,3% della superficie regionale. Sono state istituite con la legge regionale n. 98 del 1981. Dall’estate 2016 si aggiunge allo scenario delle aree tutelate il primo Parco Nazionale nell’area siciliana ovvero quello dell’isola di Pantelleria.

Riserva Naturale Orientata Sughereta di Niscemi
Riserva Naturale Orientata Sughereta di Niscemi

La tutela delle aree di valenza ambientale finora istituite è (ahimè) di esclusiva competenza della Regione Siciliana, attraverso l’assessorato al Territorio e all’Ambiente. Ai sensi della legge nazionale n. 222/2007, è stata prevista l’istituzione di altri 3 parchi nazionali (Parco delle Egadi e del litorale trapanese, Parco delle Eolie e Parco degli Iblei. Con riferimento a questa iniziativa legislativa, la Corte Costituzionale ha stabilito – con la sentenza n. 12 del 2009 – che in materia di parchi nazionali la competenza è esclusivamente dello Stato, anche nelle Regioni a statuto speciale, cui resta la competenza dei parchi regionali. Con decreto del Presidente della Repubblica del 28 luglio 2016 è stato istituito il Parco nazionale dell’Isola di Pantelleria, che diventa così il primo parco nazionale siciliano.

Non può dirsi che di questa ricchezza i siciliani godano adeguatamente: tutt’altro… La pedestre verità è che è facile segnare con una penna o l’aiuto di un compasso, o anche a mano libera, un parco nazionale sulla cartina geografica. Altrettanto facile è non fare nulla di “serio” perché tutto ciò “funzioni”, si trasformi in qualcosa di reale…

Ma adesso arrivano i 5Stelle… Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa ha promesso tempo fa di essere in Sicilia. Effettuerà per un tour nei siti da bonificare, nei parchi e nelle aree naturali dell’Isola. Lo ha assicurato egli stesso nel corso di un recente incontro negli uffici del ministero di via Cristoforo Colombo a Roma con il sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento Vincenzo Santangelo e i deputati regionali del M5S Valentina Palmeri, Stefania Campo e Giampiero Trizzino. Al centro del vertice le misure da mettere in campo in tema di biodiversità, contrasto del processo di desertificazione in atto, la bonifica delle coste nella Sicilia orientale e un focus specifico sul sistema dei parchi naturali e delle riserve siciliane. Ma occhio, anche,alle riserve marine:un vanto e un primato in Sicilia : tali, almeno, dovrebbero essere e si dovrebbe farsene un vanto…

Riserva marina protetta di Capo Gallo e Isoladelle Femmine. Leggenda o realtà? Una piccola colonia di corallo rosso salvate dal miracolo (Santa Rosalia?)
Riserva marina protetta di Capo Gallo e Isola delle Femmine. Leggenda o realtà? Una piccola colonia di corallo rosso salvate dal miracolo (Santa Rosalia?)

Una legge nazionale ha istituito, dopo l’area marina dell’Isola di Ustica – la prima in Italia – quelle di Isole Eolie, Isole Egadi, Isole Ciclopi e Isole Pelagie. Con una legge quadro approvata nel 1991, attuata a corrente alternata, sono state istituite, invece, le aree marine di Isola di Pantelleria, Monte Cofano – Golfo di Custonaci, Acicastello – Le Grotte, Monte a Capo Gallo – Isola di Fuori o delle Femmine, Stagnone di Marsala, Capo Passero e Pantani di Vendicari. Risale al 2007, infine, l’istituzione dei parchi nazionali Parco delle Egadi e del litorale trapanese, Parco delle Eolie, Parco dell’Isola di Pantelleria e Parco degli Iblei”.

“Le norme in questione – ha affermato Valentina Palmeri – sono in parte rimaste lettera morta. Al ministro abbiamo chiesto di dare piena attuazione alle disposizioni vigenti, coinvolgendo la Regione e gli enti locali competenti. Questo incontro è stato anche l’occasione per discutere di bonifiche e siti di interesse nazionale e di agevolazioni fiscali per allevatori e agricoltori”.

Sul nodo delle bonifiche lungo le coste della Sicilia orientale, la deputata regionale Stefania Campo aggiunge: “sul tema dell’istituzione del Parco nazionale degli Iblei e della bonifica delle spiagge della Sicilia orientale inquinate da plastica e rifiuti, il ministro ha assunto l’impegno di verificare di persona la condizione del territorio ibleo”.

Sul fronte dell’emergenza rifiuti in Sicilia, invece, il deputato regionale del M5S Giampiero Trizzino ha assicurato: “Già a luglio avevamo espresso perplessità sull’operato della Regione nel corso di un vertice al ministero. Da allora poco è cambiato, abbiamo aggiornato il ministro sulla situazione siciliana ed espresso perplessità sulle autorizzazioni rilasciate, in deroga dagli uffici, per impianti di trattamento dei rifiuti di dimensioni superiori a quelli previsti nel Piano stralcio”.

Al centro del “vertice” anche i collegamenti con le Isole minori, da tempo una delle più sgangherate realtà siciliane, per assurdo che sia…

“Si è parlato anche del disegno di legge Isole Minori – ha dichiarato Vincenzo Santangelo – attualmente in discussione in commissione Ambiente del Senato, di cui sono particolarmente orgoglioso per esserne stato promotore nella passata legislatura e, quindi, primo firmatario… Occorre provvedere dopo decenni di mala gestione in Sicilia, a fare pulizia e dire stop al maltrattamento incivile cui l’Isola è andata soggetta”.

Sul nostro “cartaceo”  un volta abbiamo elencato tutti i prodotti siciliani doc,dop, docg, igt etc più quelli in attesa di diventarlo a breve. Abbiamo dovuto ridurre il carattere da 10 a 6. L’elenco prendeva l’itero foglio A4 senza foto. Chi scrive segnala spesso la “semplice” Cipolla di Giarratana, bianco violetta e grande come un melone. Una versatilità e una bontà uniche… Ma quanto siciliani la ignorano? E quanti non sanno che il miglior vino forte (Marsala, non Marsala) è con ogni probabilità in Sicilia il Vecchio Samperi di De Bartoli? Questa è la Sicilia, questi sono i Siciliani… Non conoscono neppure bene Casta Diva, l’aria della Norma cantata in tutto il mondo, pezzo forte di Maria Callas… Del resto,quanti italiani sanno perché Rossini fu un grande innovatore e che Figaro, il suo Barbiere è un baritono e non un tenore?

Speriamo bene: noi “tifiamo” per la Sicilia e l’Italia. Comunque. Le cose buone – fra burocrati, pigrizia, ignoranza, stupidità etc… – non sono la regola da noi. Abbiamo un detto, meno paradossale di quanto sembri: le faccia il diavolo (succede, succede…), noi siamo con lui…

(Testi raccolti e commentati da Gesse)

Nota d’economia. Non c’è da meravigliarsi, oggi, se in Sicilia, nonostante la gran produzione di pomodoro ed ortaggi, frutta,uva in particolare, giungano al supermarket prodotti similari addirittura da terre fredde come l’Olanda, prodotte evidentemente in serra o le “arance estive” della Spagna… Portare l’insalataro in Sicilia? Le Arance nell’isola delle arance? Del resto i “veri pomodorini di Pachino“, realmente grandi come una ciliegia, sono praticamente spariti dall’Isola. Così prodotti come le cipolle di Giarratana, il miglior Tarocco catanese o la stessa manna di Castelbuono vengono destinati a mercati disposti a pagarli a caro prezzo. La Sicilia esporta pesce pregiato e importa un numero incredibile di tonnellate di pesce conservato più o meno a lungo… Sono le regole dell’import export in tempi di globalizzazione in cui i trasporti sono tutto. Le banane costano spesso a Palermo meno dei limoni… Vengono da paesi che importano dall’Italia, direttamente o indirettamente, roba indispensabile che possono pagare solo “a banane” o, spesso, inviando prodotti che si producono anche qui, ma in quantità enormi, o comunque notevoli, a prezzi stracciati, anzi stracciatissimi. Ciò, in larga misura, è oggi inevitabile. Ben poco è più come prima: dal resto del mondo, capitali stranieri vengano ad investire sui “marchi italiani”, ma anche l’Italia va all’estero e compra marchi stranieri o …delocalizza. La politica del territorio va del tutto reinventata rispetto a quella dei “vecchi” confini”. Ammesso che la politica, nonostante la sua volontà monopolistica patologicamente egocentrica, riesca a mantenere un ruolo in proposito. Un ruolo che le spetterebbe come un dovere, sempre che fosse capace di esercitarlo… (G.S.)

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