Macron un’altra marionetta: gli fanno anche un partito come una camicia

Macron e la moglie: la sua ex insegnante che aveva nella stessa classe anche il figlio

Ora Emmanuel Macron ha anche un partito. E che partito: La République En Marche! Ha ottenuto 348 seggi su 577. Accidenti! E dire che Marine Le Pen, che ha avuto il suo piccolo successo, entrando per la prima volta – anche personalmente – in parlamento, lo ha fatto con appena 18 deputati. Eppure è in politica da due generazioni ed era in partenza una temibile avversaria per Macron. I media non hanno dubbi: è stata sconfitta anche a queste amministrative. Non è così: non aveva mai ottenuto tanti voti, non era in parlamento, il suo scoramento nasce perché si aspettava …di più.  I francesi – peggio degli italiani – non vanno più alle urne. Il “giornale unico”, pronto a plaudire a tutto ciò che fa “il potere che conta” (e non v’è dubbio che questo …sta dalla parte di Macron) parla senza esitazioni di …strepitosa vittoria. Ma quante persone hanno segnato Macron sulla scheda su 100 francesi realmente esistenti? Alle amministrative si son recati meno del 40%. Non sarebbero stati “la maggioranza” neppure se avessero votato tutti Macron

Le elezioni in Francia dimostrano solo quanto e come possa oggi “l’ oscuro potere internazionale”, in particolare la potente massoneria atlantica guidata, senza neppure più nascondersi, dai Rothschild e dai Soros, condizionare il voto e, quindi, la politica, il nostro stesso mondo. Il nuovo partito godrà di una “grande maggioranza” in parlamento, ma votato da una esigua minoranza dei francesi. Il fenomeno non è nuovo (ricorda Crocetta in Sicilia, la cui maggioranza era anche scarsissima, è andata cambiando con virtù da camaleonte ed ha ridotto la Sicilia a pezzi, partendo subito dall’affrettata abolizione dell’apparato politico nelle Provincie…). Con i sistemi elettorali di oggi l’opposizione conta poco o niente ed a far cadere un governo vale solo l’impeachement.

Un partito come En Marche passa in 15 mesi dalla non esistenza all’Eliseo al controllo totale del Parlamento. Nonostante esso ottenga, con gli alleati centristi, circa 360 seggi, un’ottantina in più rispetto a quanti ne bastano per avere mani libere, lui non si mostra alle telecamere, e preferisce mandare il suo primo ministro Edouard Philippe a dire che è stata una “vittoria chiara che ci rende felici”. Tutto qui, e il suo quartier generale si svuota subito dopo. Poca la voglia di festeggiare, nemmeno fosse stata una sconfitta come quella sofferta dai socialisti. Infatti è il Psf la forza che paga il prezzo più alto di questo profondo stravolgimento che sta verificandosi nella politica francese. La Gauche è morta, ma non è nata una vera destra. Il regime di Macron, guidato dai soliti pupari manterrà lo statalismo nella dose voluta, la acquiescenza a tutto ciò che tiene l’Europa (UE) in quella sorta di stand by in cui la crescita si mantiene sotto l’1% o, comunque, fra l’1 e il 3%. Crescere così – con l’aiuto, si fa per dire, dell’euro – significa notoriamente decrescere.

L’inedito partito di Macron è una mera invenzione politica, una sorta di castello di carta costruito di sana pianta per “scombinare il mazzo” della politica francese, esorcizzando le conseguenze ed anche l’effetto alone della morte del socialismo, a favore di una sorta di simulacro di un liberismo incomprensibile, un liberal socialismo, sempre una destra, che come tale si conferma a voce, si professa e proclama, certo per rassicurare la voglia dei francesi che “rischiava di favorire i Le Pen… Ma è un liberismo che significa poco, si interpreta ancor meno e fa l’elettorato “contento e gabbato”. Questo governo, con una grande maggioranza continuerà a fare il gioco dei nemici dell’Europa. L’estemporanea apparizione di “En marche!”, quasi un’apparizione divinatoria ricalca visibilmente Podemos, Tsipras e Stelle… Ricorda il motto “we can”… Somiglianze non casuali: è il tutto sovrapposto al nulla…

Nella realtà Macron è un signor nessuno del “genus” cui apparteneva di certo anche Barack Obama, un’altra creazione costruita al suono di un premio Nobel per la pace assegnato quando non aveva ancora governato… Ecco un’altra macchietta politica, un’altra marionetta (parole non solo nostre). Peggio: Macron è un ex funzionario di una banca dei Rothschild. I signori mondiali della moneta si son potuti permettere di giocare a carte scoperte, rischiando – come massonicamente non si fa, senza dare segno di debolezza – di mostrarsi in prima linea di fronte ad una situazione che appariva “persa”.

Macron è un viceré alla Federico De Roberto, un viceré travicello. Poco cambia nel contenuto la politica francese in ciò che più conta: gli aspetti internazionali. Con un’eventuale ascesa di Marine Le Pen poteva esserci solo qualche speranza… La Francia, con “questo” Macron, con questo signor nessuno, continuerà ad alimentare la demagogica grandeur cui aspira il suo popolo, sostenendo goffamente la politica oceanica “massonico – anglosassone”. E’ quella che – nella realtà – ha voluto le due guerre mondiali per impedire all’Europa (Francia compresa) di fruire delle materie prime e delle ricchezze naturali dell’Africa, di commerciare con un Medioriente più evoluto, di disporre di un Mediterraneo pacificato e ricco… La Francia ha rinunziato a guidare un Mediterraneo già francofono per “restare” un’illusoria potenza all’interno della realtà che fa capo alla Nato.

L’invenzione di “En marche” somiglia, persino nel nome a Podemos, al We can di Obama, a Tsipras, ai 5Stelle. L’etichetta della novità è fatta per trascinare un po’ di creduloni e giustificare le campagne di stampa. In concreto siamo davanti ad un chiaro rievocare del motto coniato da Giuseppe Tomasi: l’abusato, ma vero …tutto cambi perchè tutto resti com’è. E le cose come soo non vanno di certo. Il mondo poduce di tutto e di più, ma ciò non crea benessere sufficientemente diffuso, anzi disoccupazione, incertezza, meno auto occupazione, dipendenza dal potere…

Non è facile, di fronte a questi movimenti, credere che si tratti di fenomeni spontanei: ben poco di naturale lievita a queste velocità

I francesi sono un popolo contraddittorio: da una parte l’esprit e lo charme dei loro chansonier, la poetica dei loro cineasti, l’amore di molti di loro per l’Italia, più in alto l’arguzia di molti filosofi che fruiscono di una lingua ideale, la capacità innovativa di tanti artisti nelle arti più varie, dall’altra il loro sciovinismo, l’antipatia di tanti di loro per i vicini al di qua elle Alpi…

Ma il vero motivo della vicinanza della Francia all’America e, incredibilmente, alla rivale d’oltre manica, la spesso odiata Inghilterra, è di natura prettamente massonica. La massoneria angloamericana – come è emerso platealmente di recente – è fortemente radicata anche a Parigi, una sorta di “succursale” di Londra, che ne rimane, almeno formalmente, la capitale.

Il risultato è che la vittoria di un premier inesperto come Macron, in sostituzione di un altro personaggio “non all’altezza della situazione” come Hollande, è un nuovo pesante handicap per l’Europa e, soprattutto, per l’Italia. Macron sarà manovrato, anche peggio di Hollande, dai poteri peggiori che condizionano la vita (e stanno provocando la disintegrazione) dell’Occidente. Anche perché l’aspetto più deteriore è che questi poteri sono anche “idioti“. Sembrano ritenere che l’Occidente, tradizionalmente inteso, sia stabilmente il polo primario e inattaccabile al vertice della politica mondiale. NON SI ACCORGONO CHE, con la crescita dell’Asia e di quella grande realtà che corre dalla Russia al Far East, passando per l’ormai irrequieta Europa e scendendo per tutta l’Africa, NON E’ PIU’ COSI’… La sola possibilità per le potenze oceaniche, rappresentate dagli Stati Uniti sarebbe quella di trattare. D. Trump lo capisce, ma è solo. La miopia dei vecchi banchieri, finché continuerà a prevalere in tata realtà, porterà ad altri contrasti nei prossimi anni.

La storia si è fermata, insomma, in mezzo all’Atlantico, come un grande Titanic che fa acqua. Quanto impiegherà ad affondare?

Germano Scargiali

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