A che servono questi quattrini: sono solo uno strumento….

Un tipico atteggiamento di Silvio Berlusconi: difficile convincere gli italiani in fatto di economia. Ma, certo, un imprenditore di successo ne sa qualcosa in più…

Per la prima volta – riteniamo – viene affermato chiaramente che i consumi non sono “la peste dell’umanità”, non consistono nel bruciare risorse, denaro, ricchezza, disperdendoli come fumo e ceneri al vento. Ci voleva Silvio Berlusconi, incoraggiato forse dai risultati ottenuti sulla stessa linea da D. Trump nell’ambito dell’economia americana.

Di consumi si parla, solitamente, su due fronti, e l’atteggiamento è altrettanto pessimistico e negativo: Da una parte si ammette che “l’interesse del sistema” sia oggi quello che l’individuo consumi, per cui l’individuo non è visto e valutato come tale, ma “solo” come consumatore (per la sua capacità e propensione al consumo). Dall’altra si ritiene che consumare equivalga a “bruciare ricchezza“: spendere denaro significa consumarlo e consumare …ricchezza. Da qui l’idiozia che la generazione degli odierni 70enni, …si sarebbe mangiati i polli dei nipotini che stanno nascendo oggi. E “tanta gente” …ci crede. E’ semplice: i polli d’allora, le auto, gli elettrodomestici non ci sarebbero più comunque… Per di più i 70enni di oggi comprarono e, quindi, costruirono beni immobili e mobili che ancora esistono, sono utili e lo saranno anche al ungo…  In Italia, ad esempio, la ricchezza immobiliare e mobiliare privata è ai vertici mondiali assoluti.

Trump e Putin avversati come Berlusconi dalla main stream mediatica guidata certamente da persone che - se oneste e leali - come esponenti del capitalismo avrebbero tutti i motivi per sostenerli. Ovviamente, c'è una logica che sfugge...
Trump e Putin, avversati come Berlusconi dalla main stream mediatica, guidata certamente da persone che – se oneste e leali – come esponenti del capitalismo avrebbero tutti i motivi per sostenerli, vista la loro politica liberale. Ovviamente, c’è una logica che sfugge. Ovvero  è quella che “certi poteri“, legati in specie all’alta finanza, vedono nella realtà liberale solo lo spiraglio per instaurare (contro la crescita diffusa) monopoli a livello di “mondializzazione”.

A che servono questi quattrini? Lo diceva bene De Filippo e la cinematografia americana mostra più volte come l’esser creduto ricco “può” fare arricchire un individuo…

Tutto nasce dall’errore di voler dar valore alla moneta in sé, un concetto psicologico ancestrale che è difficile da “sbloccare”, un vero “blocco mentale” che arduo da superare. Si può fare solo con la cultura specifica.

Vi raccontiamo una storia. E’ la vera storia del boom economico, del seme iniziale. Dovremo volare veloci. Il boom economico è legato al nascere e all’evolversi veloce della borghesia moderna, che affonda le radici alla fine del Medio Evo, all’epoca dei Comuni e delle Signorie in Italia. Altrove, specie in Europa, avveniva più lentamente la stessa cosa.

Saltando al 1500, secolo decisivo (tutto il XVI secolo) in cui fiorì del tutto il Rinascimento, quando la Borghesia visse la sua vera genesi, non c’è dubbio che l’episodio economicamente più saliente era stata la scoperta dell’America, seguita dalle altre grandi esplorazioni. In quel periodo giunse “dall’altro mondo” una gran quantità di metalli preziosi “oro e argento” che si riversò sulla “vecchia”, ma colta, Europa…

Adesso attenzione: di tutto quell’oro e quell’argento l’economia reale, cioè la produzione di beni e di servizi non se ne fece mai granché, anzi nulla, tranne che un po’ di gioielli (ci vollero secoli perché l’oro servisse, anche, all’industria elettrica. elettronica e spaziale). Tuttavia avvenne che oro e argento (anche per certe qualità intrinseche fisico chimiche che li ha resi pregiati sin dalla preistoria) erano considerati “affidabili” per essere accettati in pagamento. Ciò determinò il comparire di un nuovo personaggio nel mondo che conta: non un Re, un Barone, un proprietario di terra, né un cavaliere: comparve il capitalista. Fu questa “spesso vituperata” figura ad iniziare forme embrionali e poi crescenti dell’odierna produzione industriale, ad organizzare anche servizi, affiancati dalla fervida e di per sé molto positiva attività dei banchieri.

Vogliamo assodare che il fatto che si fosse reso disponibile del denaro, offerto ed accettato in pagamento, mise in moto il primario, il secondario e il terziario, i tre settori dell’economia reale. Attenti ancora per inciso che “il denaro è la finanza, la produzione e i servizi costuiscno l’economia vera e propria”.

Alla società civile, alle nazioni (motivi di ricchezza e povertà delle nazioni ecco che cosa studia la scienza economica, detta anche economia politica), al popolo, a tutti noi interessa che si metta in moto e resti in “movimento” l’economia, quella che oggi viene chiamata economia reale. Anche se, in effetti, la buona economia è tutta reale! Ciò significa: mangiare, dormire, vestirsi, viaggiare, far cultura e sport, divertirsi…

Se diamo un’integrazione di denaro ai più poveri – afferma Berlusconi, ma lo direbbe anche Trump – la prima cosa che fanno è di correre a comprare. Quei soldi tornano, peraltro, in alta percentuale al fisco (iva, irpef, irpeg). Ma hanno, frattanto, compiuto quel miracolo che, il mondo “attonito” chiamò “miracolo economico“. Dare un salario sociale anche a chi non sa rendersi utile  o lo fa male o si trova in stato di debolezza diviene – assorbiamo questo concetto – ogni giorno più necessario, a causa della grande sovrapproduzione che – con la tecnologia moderna – è divenuta “elefantiaca“. E’, infatti opportuno ed estremamente probabile che avvenga a partire al prossimo futuro: accade già in vari stati d’Europa…

Il massimo scandalo contemporaneo è, infatti, che ci sia ancora gente che ha fame, mentre i più soffrono anche molto, ma solo per il “drammatico” problema della …linea. E soprattutto un’enorme quantità di merce – prodotti d’ogni genere – giace invenduta e va al macero o simili.

Chi ha una “visione statica” della ricchezza e attribuisce ad essa e, peggio ancora, al denaro, valore in sé continuerà a non capire… Da un punto di vista materiale, l’interesse che la società ha nell’economia è che qualcuno produca e che tutti consumino. Ciò che conta è “mettere in moto e mantenere attiva la macchina produttiva”. Potremo porre, solo dopo, dei correttivi del carattere che vogliamo: sociologico, psicosociologico, morale… Perché, di per sé, è fuori dalla logica produrre ciò che non serve o quantità inutili…

Quest’ultimo passo di perfezionamento si potrà compiere – tuttavia – quando si avrà, con “sufficiente” certezza, o con un certo margine, il quadro veritiero dei bisogni correnti: occorre definirli e quantificarli…

Resta fermo che – per natura – almeno metà del mondo (umanità), o quasi, “vive” con il preconcetto della staticità della realtà (e quindi dellal ricchezza), dell’immutabilità, del numero uno al posto del molteplice, di un cosmo (la natura, il mondo) fermo (così, nelle grandi linee dalla creazione alla fine dei tempi). La visione è errata sia dal punto di vista cosmologico, cioè fisico (e scientifico), sia sul terreno psico morale e su quello sociologico. E’ come se metà dell’umanità non sapesse contare fino a 2. Per tale visione, la virtù consiste nell’accettazione e nella contemplazione. Per “l’altra metà”, la virtù consiste nel gestire con fatica il movimento e la molteplicità del cosmo con tutti i problemi che tale continuo divenire comporta e impone.

Da questo conflitto – che è quello fondamentale della stessa filosofia – nasce una miriade di insanabili diatribe, l’opporsi fra statalisti e liberali. Non è assolutamente facile – anzi è difficilissimo – che si mettano d’accordo. Siamo convinti, però, che – nonostante le ragioni delle due parti – ci sia più verità in una delle due opinioni, quella che accetta la visione dinamica. La vita reale, fateci caso, è una sorta di continuo inevitabile equilibrismo

Germano Scargiali

 

 

 

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