Addio a Gioacchino Cataldo “l’ultimo Rais” e ad un pezzo di storia

L’immagine più famosa di una delle recenti mattanze con Cataldo, che ha alla sua sinistra il vice rais Clemente Ventrone (a dx). Ai loro lati tre giovani tonnaroti… La loro attività è stata interrotta per il sopravvenire delle “tonnare volanti” da bordo delle navi da pesca…

Potevi giungere a Favignana in barca e trovarlo sulla banchina di riva. Avvolto da pesanti catene assieme al suo inseparabile “vice rais” Clemente. Era – per Gioacchino Cataldo, l’ultimo Rais – il modo di protestare per i diritti dei pescatori e dei “suoi” tonnaroti. Già… Che vale chiamarli e additarli poeticamente, ritrarli negli assessorati regionali su grandi stampe murali, se poi erano stati abbandonati a se stessi e costretti a vivere fra le difficoltà da leggi punitive…

Non sarà vero che, se i tonni, gli spada e gli altri “pelagici” hanno dei nemici vanno cercati nelle tonnare volanti, nei grandi ciancioli, nelle spadare e simili? Sempre che si taccia sull’inquinamento dalle coste e dalle grandi navi?

Cataldo intrattiene i visitatori nel museo della tonnara
Gioacchino Cataldo intrattiene i visitatori nel museo della tonnara ospitato nello stabilimento Florio, a lungo fiorente per l’inscatolamento del tonno e la produzione del “salato” in genere. Nel dopoguerra fu gestito da nuovi proprietari, i Parodi di Genova. Oggi si visita dopo essere stato oggetto di un buon restauro e attrezzato da moderno museo, con immagini sonore in movimento che ritraggono la vita dei tonnaroti e delle famiglie che lavoravano nell’azienda.

Adesso Gioacchino Cataldo ha salutato tutti. E’ morto proprio in un momento in cui a Favignana – come è stato notato – c’era più vita: turisti dappertutto… Già, la ricchezza di oggi, con il tonno che giunge sottolio dai paesi dell’Africa sub sahariana…

“…Fa buon viaggio papà. Anche se non ci è dato di sapere dove sei diretto, siamo sicuri che stai andando in un posto bellissimo dove potrai finalmente lasciarti cullare dalle onde del mare e riposare: riposare in quel mare che hai tanto amato e che è stato per te lavoro, sacrifici, passione, vita…”

Queste parole sono tratte dalla bella lettera con cui i figli Antonella e Pino salutano per l’ultima volta Gioacchino Cataldo, ultimo rais di Favignana, morto a 76 anni la notte del 21 luglio dopo avere combattuto per mesi con una brutta malattia. La storia di Gioacchino è strettamente legata alle isole Egadi e allo Stabilimento Florio di Favignana, dove iniziò a lavorare giovanissimo. Fu tonnaroto per 33 anni, prima che nel 1996 diventasse rais, lui, il capo dei pescatori e della tonnara.

Quella di Favignana era una delle più grandi della Sicilia e delle …più longeve. Poi giunse la fine e inutili furono i tentativi di farla rinascere, magari in modo artificioso a fini …turistici. Espedienti che Cataldo non ammetteva…

Lui fu “il rais” per 11 anni, gestendo di fatto il periodo più difficile della storia della tonnara di Favignana, cioè fino al 2007, l’anno dell’ultima “mattanza”. Fu per lui una sofferenza, ma lo consacrò al mito… Nel 2003 viene riconosciuto – lui personalmente – come patrimonio culturale dell’umanità. Anche l’Unesco si accorge di lui. Ma Gioacchino Cataldo, per il suo aspetto di uomo mediterraneo e la sua stessa bellezza, fu, di fatto, un ornamento in più, una preziosità per l’Isola di Favignana…

Gioacchino Cataldo in un bel primo piano di qualche anno fa.
Gioacchino Cataldo in un bel primo piano di qualche anno fa.

“La tonnara – disse il Rais nella sua ultima intervista – è vita. C’è il sangue ma non è uno spettacolo di morte, è una pesca. Io ho pescato il tonno perché o lo pescavo io o sarei dovuto andare via da questa terra, ma il tonno è mio amico. Quando ero piccolo vedevo mio padre che pescava i tonni, ma non potevo sapere che la pesca del tonno avesse tanta adrenalina, l’ho scoperto sulla mia pelle quando anche io ho preso parte alla mattanza. Allora però c’era il rispetto, oggi purtroppo quel rispetto non c’è più…”

Il tonno è risaputamente uno di quegli animali di cui si utilizza tutto o quasi… Catturarlo è sin dall’antichità un’impresa. Lo scopo è di …consumarlo.

Gioacchino Cataldo ha salutato Favignana e se n’è andato portando con sé un pezzo di storia di questa magica isola dopo averla amata con tutto il cuore. Perdiamo un vero uomo, un personaggio controverso, non perfetto, ma che sempre nella sua vita ci ha messo la faccia… Un personaggio che ha vissuto intensamente, pagando, infine, di persona per le proprie scelte, anche polemiche…

“Ti voglio bene papà – prosegue la lettera dei figli – più di quanto tu possa immaginare e ti ringrazio per avermi insegnato ad amare la vita, ad avere rispetto delle persone ma anche a pretendere rispetto, a mantenere a debita distanza le persone negative dando invece tutto il mio cuore a chi mi offre un piccolo pezzetto del suo; ti ringrazio per avere trasmesso a noi figli il tuo forte senso del dovere e della responsabilità e l’idea che ogni successo si ottiene solo attraverso grandi sacrifici”.

“Fatti accarezzare – conclude la lettera – ancora una volta sul viso, una carezza delicata come quelle che amavi farmi tu e sta sereno”.

La storia di Gioacchino Cataldo non può che essere strettamente legata alle isole Egadi e allo Stabilimento Florio. Lì iniziò, infatti, a lavorare giovanissimo da “figlio d’arte”… Fa il tonnaroto per 33 anni e nel 1996 diventò, poi, rais (capo dei pescatori). Restò rais per 11 anni, nel periodo più difficile della storia della tonnara di Favignana, cioè fino al 2007, l’anno dell’ultima mattanza e nel 2003 viene riconosciuto dall’Unesco come patrimonio culturale.

Nel 1997 insieme ad altri tredici tonnaroti ha costituito la Cooperativa “La Mattanza” che prese in gestione la tonnara nella speranza di riuscire a riorganizzare la pesca del tonno e mantenere viva la tradizione dell’isola.

Cataldo è stato anche un divulgatore. Era un profondo conoscitore del mare e in particolare della pesca del tonno tramite l’utilizzo di tonnare fisse di derivazione araba, una tradizione millenaria che stava già scomparendo. Raccontava volentieri le tradizioni di questa pesca, mostrando le connessioni con la religione, tramite le preghiere, spiegandone i segreti tecnici, i particolari delle reti, dei percorsi dei tonni ed elencando tutti i particolari di quella che era anche un’industria.

Tipico Rais, favorito nel carisma anche dalla mole fisica e dal suo aspetto imponente, si è ritagliato negli anni, in coppia col vice rais Clemente Ventrone, il ruolo di testimonial della mattanza…

Inseparabili anche a terra, i due compaiono nelle cartoline e nelle foto più famose della mattanza, mentre arpionano e tirano su a braccia enormi tonni schivando i colpi della coda, l’arma potente e pericolosa di questi grandi pesci neri dalla carne color rosso pieno di cui il mondo è ghiotto, ma che un tempo costituiva, al momento dalla intensa pesca (della cosiddetta …passa), un cibo popolare lungo le coste di tutto il Mediterraneo. Una pesca già nota ad Aristotele, che annota come i tonni lascino sempre la costa …a sinistra.

Per la sua attività di divulgatore della conoscenza e delle tradizioni di questo tipo di pesca, Gioacchino nel 2006 è stato inserito tra i “Tesori Umani Viventi” del Registro Eredità Immateriali della Sicilia, un documento predisposto dalla Regione Siciliana per preservare le ricchezze immateriali dell’isola, e per questo è spesso citato come un uomo “patrimonio culturale”.

 

Cataldo è stato chiamato spesso in televisione (Lineablu, MasterChef, etc.) per raccontare la storia della mattanza e i prodotti tipici ricavati dal tonno ed è citato come fonte in diversi libri sulle tradizioni della pesca del tonno, sia di ricette di cucina mediterranea.

L’ultimo Rais di Favignana è uno dei 18 protagonisti della video installazione permanente Torino presso l’ex Stabilimento Florio delle tonnare di Favignana e Formica, come detto, attuale museo regionale fra i più “moderni”. “Torino” nasce da un progetto di raccolta di testimonianze orali presentate in forma visiva, condotto tra un gruppo di anziani operai dello stabilimento Florio di Favignana. “L’installazione abitata da 18 autori – protagonisti e altrettante pratiche narrative è un’opera tesa a costruire uno spazio entro cui è possibile esplorare dei mondi d’esperienza narrati su celluloide digitale. Microcosmi di pochi secondi che hanno lo spessore semantico di precise memorie. Intensi primi piani, visi tesi, mezzi sorrisi, sguardi. Sguardi fieri, indagatori, beffardi che senza necessità di ulteriori spiegazioni, dispiegano gesti e parole in grado di restituire il senso dei discorsi avvenuti davanti alla telecamera…”

(Testo raccolto, commentato e impaginato da Germano Scargiali)

 

 

 

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