Aggressività ed equilibrio nel gesto sportivo

Ronaldo è uno dei giocatori più abili e veloci “palla al piede”.

Gestire l’aggressività e canalizzarla nella più corretta azione sportiva non è facile…

Una lunga azione di contropiede, una sgroppata veloce e poi a davanti al portiere? Un flop e una mancata finalizzazione di un gesto atletico che ha visto un’escalation di agonismo sgonfiarsi in un attimo e vanificare una potenziale opportunità, perché?

Durante un’azione agonistica mettiamo per esempio un contropiede solitario verso la porta avversaria, possono avvenire alcune cose che vanificheranno la finalizzazione in goal:

A) La nostra aggressività ha raggiunto il massimo della sua estrinsecazione durante la lunga galoppata verso la porta avversaria ma si è esaurita del tutto al momento del confronto col portiere (pensiero ruminante, riuscirò a segnare?) così che l’aggressività difensiva del portiere ha la meglio sulla nostra azione. Ciò avviene perché abbiamo avuto un flusso di aggressività non controllato che si è esaurito soffocandoci, spesso dovuto ai pensieri semi-consci e consci, che sul più bello ci tolgono lucidità non consentendoci di usare le nostre risorse atletiche e tecniche al meglio.

B) Arriviamo davanti al portiere con ancora una forte componente di aggressività e vediamo in lui il nostro nemico (sfondo la rete) a questo punto avremo una ipertrofia dell’aggressività che ci farà agire in maniera meno lucida e molto probabilmente sbaglieremo ancora e la nostra azione non sarà ascritta negli annali della società di cui facciamo parte.
Nel caso A e anche nel caso B il problema risulta essere non tanto la gestione delle proprie risorse tecniche e atletiche a quanto la difficoltà di gestire pensieri ed emozioni, a tal punto da inficiare il risultato della partita. Con la gestione dell’ansia e dell’aggressività, grazie al Metodo Makula Equipe, impariamo a canalizzare e parcellizzare la nostra aggressività minimizzandola e dedicandoci al gesto atletico, risparmiandoci impegni gravosi dati da pensieri dubitativi (cosa faccio arrivato davanti al portiere?) o pensieri risolutivi (arrivo li davanti e segno) o qualsivoglia pensiero gravante che possa rallentare e ridurre la nostra lucidità.

In poche parole io uso un’allegoria e dico che, se pensiamo immaginando l’azione durante un’azione, agiamo 2 volte e quindi la seconda volta quando dobbiamo essere risolutivi ci sentiremo come se avessimo già eseguito e portato a termine l’azione. Saremo quindi appagati e scarichi mentalmente, con una ridotta lucidità. Tutto questo con una buona pratica del metodo Makula Equipe, l’atleta, nel giro di pochi mesi, migliorerà la  gestione dell’ansia e dei pensieri riuscendo a trasformare un’azione con accrescimento emotivo della frequenza cardiaca e conseguente stato confusionale in un’azione lucida con una maggiore determinazione (silenziosa), senza pensieri ruminanti né alcun pensiero se non la scelta ultima determinante nell’ azione di buttare la palla in rete.
Nessun pensiero buon pensiero!

Francesco Italia

(Corrispondenza da Milano)

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