Apologia di che? Condanna di che cosa?

La Farnesina. Il palazzo fu costruito a partire dal 1937 dagli architetti Enrico Del Debbio, Arnaldo Foschini e Vittorio Ballio Morpurgo. Il fascismo in architettura non sostenne la mera monumentalità. Al contrario segnò l’avvento del razionalismo in contrasto con gli eccessi di liberty e art decò, o i personalismi di Coppedé, Gaudì…

Si riparla del fascismo: sarebbe facile dire “rieccolo”. Dunque è ancora un tema da ordine del giorno? E’ una nuova puntata del festival della stupidità? Siamo al mai sopito timore di un ritorno di fiamma? O è, piuttosto, l’ennesimo diversivo demagogico che non costa niente e distrae da …altro. Per esempio da ciò che non si fa: una cosa è legiferare sul “costume”, ben altra cosa è consegnare finita la Salerno Reggio Calabria, o, di più, costruire il ponte sullo Stretto e far giungere l’alta velocità a Palermo e ad Augusta, rilanciandone i porti (“Core” per l’Ue) e la logica economico strategica del “Corridoio 1 Berlino – Palermo” con una diaspora di decisioni e reperimento di adeguati fondi e competenze.

Il Pd renziano propone sostanzialmente di ribadire, chiarendolo una volta per tutte, il “no all’apologia del fascismo” perché conterrebbe implicite lodi al relativo partito fascista. Tutto ciò con molto ritro sui tempi e con un’intempestività degna di miglior causa, visto che si era appena parlato e pare se ne riparlerà, dio consentire un “partito islamico”, assolutamente contrario ad ogni tradizione nazionale italiana, in un momento in cui una gran “fetta” di connazionali teme e paventa l’islamizzazione in corso o, quantomeno” tentata dell’Italia e dell’Europa…

Pensiamo sia una legge sbagliata. Anzi due. Sarebbe facil e insolente rispondere a Renzi: “meglio fascista che sfascista”. Non vogliamo far cose del genere… Dà certamente fastidio, però, come si “scateni” facilmente il …gusto così tardivo per l’antifascismo di molti. Più che logico e conseguenziale. Più che conforme all’opinione diffusa e inculcata in un certo modo negli ultimi 70 anni, dai tempi – cioè – della sconfitta: Chi perde ha sempre torto. A questo si è sommata nel tempo la volontà di …piacere agli americani, avversata solo da quella di …piacere alle regole di Carlo Marx, italianizzate da Antonio Gramsci. Quale spazio resti alla storia italiana degli anni degli elettrotreni, del Rex, degli idrovolanti, del raid transatlantico, della bonifica delle paludi Pontine, della fondazione di città come Latina, Tirrenia e Carbonia, del record mondiale di velocità dell’aereo a reazione, del record mondiale di velocità su rotaie civili sulla linea Milano – Bologna, della Topolino: un’auto per tutti gli italiani, del colore che volevano e non necessariamente nera come la Ford del grande Henry… Quale spazio resti a questi e tanti altri “fatti” avvenuti in nella Penisola e nelle Isole in quei 15 soli anni effettivi in cui il Fascismo governò è evidente: nulla. Tuttavia, c’è chi parla di Italia, dei suoi atti, della sua tecnologia, anche nell’agricoltura (fosfati), delle invenzioni, del progresso, negli anni – appena a grosse linee – in cui vi operarono Marconi e i ragazzi di via Panisperna… C’è chi guarda come un unum agli eventi nazionali, prima, durante e dopo, dimenticando – quanto meno – ciò che avveniva a Roma e che, per quanto male si dica e si pensi, non impedì – è innegabile – una crescita che non aveva avuto precedente alcuno, a valle degli anni di crisi, degli anni di disordine e di crisi succeduti incredibilmente al successo di Vittorio Veneto.

Non entriamo nella realtà della previdenza sociale, della costruzione di scuole e ospedali, di strade e ponti. “Operibus credite”, ammonisce una scritta secolare sul campanile della Cattedrale di Palermo. E’ ciò che dicevamo all’inizio: opere ci vorrebbero nei momenti difficili come quello attuale, molto meno leggi di costume

Poi, il dopoguerra e il ritorno, già ai Giochi Olimpici di Roma, di un’Italia fra le top-ten potenze del mondo, forse settima… Poi il boom, parola coniata per l’Italia, che diede l’inizio e l’esempio, seguito in Occidente ed oltre nel tempo e nella logica: la prima al mondo a vivere gli anni del cambiamento, della fine della povertà diffusa come regola generale. Che cosa era quella Italia, che cantava il Piave col nodo in gola alle elementari, se non la figlia dell’Italia fascista? Del rispetto dei palazzi governativi che ispiravano rispetto già dai grandi portoni qualcosa era restato. Abbiamo sostituito quella cultura fatta anche di forma con qualcosa di sostanziale talmente valido da far a meno della forma? No di certo!

La nuova legge è – però – anche sbagliata. Come spesso, troppo spesso, oggi avviene. Il primo motivo è il seguente: su questo punto con molta saggezza era già stata la Corte Costituzionale nell’ormai 1957 (una lode perché parlò ben più a caldo) a definire il perimetro entro il quale considerare un reato l’apologia del fascismo.

Ebbene, l’apologia del fascismo, per assumere carattere di reato, deve consistere

E4 progetto di pace e commercio con l'estero del tempo del fascismo. Non ebbe luogo per la guerra. Ne resta l'Eur, esempio di urbanistica avanzata. E42 è oggi un ristorante...
E42 progetto di pace e commercio con l’estero del tempo del fascismo: Expo 1942 era il progetto per qull’anno. Non ebbe luogo a causa della guerra e di chi la volle. Ne resta l’Eur, esempio di urbanistica avanzata. E42 è oggi un ristorante…

non in una semplice difesa elogiativa, ma in una esaltazione tale da potere condurre alla riorganizzazione del partito fascista, cioè configurarsi in una istigazione indiretta a commettere un fatto rivolto alla detta riorganizzazione e a tal fine idoneo ed efficiente. Dunque, soltanto il collegamento con il tentativo di riorganizzare l’abolito partito fascista si può realizzare il reato di “apologia del fascismo”.

Un commento o un’opinione o anche una sciocchezza restano una stupidaggine. E tra una stupidaggine e un reato ancora qualche differenza c’è, non trovate?

Il guaio è che, in realtà, la vera storia del fascismo, mai scritta, certo basata su alcuni principi errati, altri meno, rode ancora il fegato. Una realtà sottostante è che il fascismo fa ancora paura. Incredibilmente: sono talmente pochi quelli che lo ripropongono simile a com’era, come fu! Chi mai ripercorrerebbe quelle strade ricommettendo i medesimi errori? Per eccezione, forse, qualche raro esaltato…

Siamo adesso in un’Italia in cui il dramma a molti livelli, in verticale e in orizzontale è come non sia chiaro chi debba guidare il carro, chi e come debba legiferare, chi debba esercitare il potere esecutivo dopo quello legislativo, “come debba farlo e quando”. Spesso in una realtà da programmare non c’è nessuno che dia indicazioni chiare e univoche. Si va avanti senza ciò – di primaria importanza – cui un governo dovrebbe provvedere: una programmazione. Essa consisterebbe in una disamina articolata alla base ed in altrettanto articolate indicazioni finali da eseguire. Tutto ciò è regolarmente carente, anzi assente. L’Italia resta, invece, impelagata nella sua stessa macchina burocratica, non solo quando sia un privato che bussi alla porta dell’amministrazione per iniziare e portare avanti una “intrapresa”, ma anche quando è un organo della stessa amministrazione – che dico? – del governo, in prima persona, a voler portare avanti un’opera di pubblica utilità, assolvere a un ruolo… Volete il peggio? Questo Stato (come anche l’Ue) predica il “rispetto delle regole” in tempi in cui la morale – come scienza – ha assolutamente scavalcato questa visione (a favore della morale della coscienza), ma trasgredisce le regole più fondamentali: l’art.1 della Costituzione con l’Imu e le leggi sulla correttezza bancaria con i decreti salva-banche e la pratica attuazione della tolleranza nei riguardi degli “istituti”….

Mussolini conservò la propria mentalità socialista ma non era certo marxista. Credeva nel socialismo come giustizia sociale, nelle pari opportunità, nella voglia di lavorare e produrre...
Mussolini conservò la propria mentalità socialista ma non era certo marxista. Credeva nel socialismo come giustizia sociale, nelle pari opportunità, nella voglia di lavorare e produrre…

Apologia del fascismo? Forse! Condanna per questa diaspora nazionale scolorita e troppo spesso senza senso? Certamente! (Germano Scargiali)

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