Burrasca forte e inarrestabile: Il clima cambia! O no?

Una cascata improvvisata a Castelvetrano. Un’alta calamità per la Sicilia. Ma tutta Italia …fa acqua. Non si contino i miliardi occorrenti per “la perfezione”, ma s’inizino i lavori, uno per uno. Partendo dall’emergenza più evidente.

La tematica del cambiamento climatico ritorna prepotente sotto la spinta delle ondate di maltempo. Ogni estate si preannunzia un caldo infernale. La realtà è – però – che tale tematica non ha un “contenuto certo”, come tanti media vogliono – invece – dare ad intendere. Dare per scontato che sia in corso? Che lo sia stabilmente? Dare per certo che dipenda dal comportamento umano, ossia dalle cosiddette …emissioni? Nessuna certezza scientifica, probabili illazioni del cosiddetto “giornale unico”, la corrente mediatica che invitiamo puntualmente a …prendere con le pinze.

Due osservazioni hanno un margine di certezza. La prima è che le misure anti inquinamento, in un mondo (cosiddetto occidentale) che da decenni sprecare si concede “lussi” di ogni genere, grazie alla capacità di sovrapprodurre di tutto, sia un must: non fa male, di certo fa bene.

La seconda è ovvia: non c’è dubbio che la “corrente mediatica portantesegua l’interesse prevalente di chi …è al potere e il potere ha interesse, assieme ad un’intera cordata di soggetti, ad alimentare il “mito” del cambiamento climatico…

Nei nostri articoli abbiamo riportato più volte i pareri contrari alla consistenza del fenomeno, sempre che esista. Essi non sono soltanto quelli di Donald Trump, cui dare del matto è una “moda” che trova – però – sempre più una smentita nei fatti. C’è un Antonio Zichichiche dice molto di più e definisce quella che noi chiamavamo “mera ipotesi scientifica” in una “verità” di terzo livello. Cioè né di primo (assoluta certezza), né di secondo. Secondo alcune fonti, ai 500 uomini di scienza che furono per il sì a Kioto, vene sono 5000 al mondo che la pensano al contrario, Solo che viene data loro molta meno voce…

Ma la stessa Kioto plaudì al nucleare perché la “reazione” non è una combustione e non produce la famigerata CO2.

A sostegno del parere contrari all’irreversibile inquinamento in corsosi conserva un articolo pubblicato il 27 gennaio 2018 sullo stessoWall Street Journal, quotidiano molto influente negli ambienti dello establishment, similmente al nostro “Sole 24 ore”, che titola esplicitamente: “No Need to Panic About Global Warming”, ossia “Non è necessario farsi prendere dal panico riguardo il riscaldamento globale”.

Il sottotitolo, però, è ancora più chiaro: “Non ci sono argomentazioni scientifiche convincenti per una drastica azione di ‘decarbonizzazione’ dell’economia mondiale”.

E’ una presa di posizione molto ferma firmata da 16 scienziati, americani ma non solo, tra cui il controverso fisico italiano Antonino Zichichi (quindi non è solo), che intendono così replicare a una lettera firmata da 225 eminenti esponenti dell’Accademia americana delle Scienze che sosteneva invece un collegamento “evidente” tra emissioni di gas serra e cambiamento climatico.

Secondo il Wall Street Journal, le proiezioni apocalittichesul riscaldamento globale sono state disattese. Ciò in quanto quelle proiezioni erano per lo più falsificate o, nel migliore dei casi, basate su un assunto sbagliato: “Il fatto è che la CO2 (l’anidride carbonica) -secomdo questi scienziati – non è inquinante”.

Scrivono i 16 scienziati dissenzienti: “Ciò non deve sorprendere dal momento che piante e animali si sono evoluti, quando la concentrazione di CO2 era circa dieci volte maggiore di quella di oggi”.

Aggiungono, poi, gli esperti, secondo i quali vigerebbe ormai un vero e proprio stato di censura nei confronti delle opinioni scientifiche eretiche riguardo la questione del cambiamento climatico: “Nel 2003 il dottor Chris de Freitas, editor della rivista Climate Research, “osò” pubblicare un articolo peer-reviewed che sosteneva la tesi politicamente scorretta (ma di fatto corretta) che il recente riscaldamento non è inusuale nel contesto dei cambiamenti climatici degli ultimi millenni. L’establishment internazionale del riscaldamento globale montò in tutta fretta una campagna allo scopo di rimuovere de Freitas dal suo posto di editor e dalla sua posizione universitaria”.

E’ un esempio, sostengono gli scienziati firmatari della lettera sul Wall Street Journal, che dà l’idea di come lo scontro sia diventato rovente.

Il loro parere è che la ragione per cuila maggioranza degli scienziati sostiene la campagna riguardo il riscaldamento globale risiede in motivazioni non scientifiche ma economiche. Fondi governativi per la ricerca accademica, istituzione di panel e commissioni, donazioni alle associazioni ambientaliste e guadagni stellari per le nuove imprese della green economy sono già all’ordine del giorno. Assieme, aggiungiamo noi, ad incarichi speciali per i singoli “esperti”, ma soprattutto agli stanziamenti da parte delle pubbliche amministrazioni (politica) per “dismettere” l’esistente e sostituirlo, ricostruendo il tutto, adottando le misure che …si rendono necessarie, di fronte ad un problema che viene presentato come “il maggiore in assoluto” per il futuro dell’umanità…

Un’altra osservazione che abbiamo già avanzato: così come manca un mezzo adeguato per dimostrare che sia in atto il fenomeno del surriscaldamento, ancor meno ce n’è uno per misurare il “successo” dei provvedimenti adottati, per avere un “feedback” della congruità di quanto approntato “alla bisogna”. Niente – insomma – di più …comodo.

E’ per questo che le “polemiche Tv” sul tema sono tenute da due interlocutori che la pensano allo stesso modo, più un conduttore, che fa da arbitro, ma è perfettamente d’accordo anche lui…

Argomenti raccolti e commentati da Germano Scargiali

______________________________________________

Nota. Non c’è dubbio alcuno che, di fronte ai drammatici danni a persone e cose, dovuti al recente “comportamento” delle acque piovane, la tecnica moderna e la volontà politica debbano assolutamente intervenire. Abbiamo avuto in Italia in questi giorni il caso di una canale di drenaggio, costruito al tempo dell’esecrato fascismo, che ha funzionato a dovere, evitando il peggio. Lungi dal voler cancellare gli errori dell’Italia di allora, c’è da chiederci quando inizieremo a pensare scevri da pregiudizi e da riserve mentali: dai timori che fantasmi possano impaurire e intralciare l’umanità del XXI secolo. Quando inizieremo a guardare avanti con fiducia e con una mentalità tecnico scientifica, che peraltro è già in crisi dogmatica, ma è ben lungi dall’esser applicata con la dovuta obiettività in quel che di pratico sarebbe pronta a suggerirci?

______________________________________________

Nota 2. La pretestuosità delle  argomentazioni sul cambiamento climatico si deduce dai modi e dai contenuti degli argomenti portati. L’ultimo è che saremmo di fronte al “primo ciclone del Mediterraneo“. Tutte le più usuali perturbazioni del Mediterraneo sono cicloniche, provengono dall’Atlantico ed esattamente da Nord Ovest (maestrale). Le maggiori si sono formate addirittura sferzando la costa americana del Pacifico. Quando arrivano sull’Europa “entrano” dal Golfo di Biscaglia e si scagliano ancora forti sul Golfo del Leone soprannominato “un pezzo di Atlantico in Mediterraneo” e  non è un caso che sia anche il “santuario dei cetacei” all’interno di questo mare. La forma ciclonica è dovuta alla spinta  rotazione terrestre e procede nel nostro emisfero in senso antiorario come l’acqua che si scarica dal lavandino. Il motivo fisico è identico. Mai come adesso, niente di nuovo sotto il sole o, se volete, sotto la pioggia… (Gesse)

Articoli correlati