“Care” tasse nun ve reggae più!

Rino Gaetano morto precocemente negli anni 80
Ma il cielo è sempre più blu altra canzone più famosa di Rino Gaetano, irriverente cantautore che, in occasione del fatale incidente, non ricevette - si dice - le cure dovute
Ma il cielo è sempre più blu altra canzone famosa di Rino Gaetano, irriverente cantautore che, in occasione del fatale incidente, non ricevette – si dice – le cure dovute

Rino Gaetano (1050 – 1981) in Nun te reggae più includeva le “pensioni d’oro”… nel suo elenco fatto di cose e persone che aveva in uggia. Fra l’altro c’era pure Gianni Brera per il quale chi scrive non ha avuto mai troppa simpatia: tanta fantasia, poca competenza tecnica. Sapeva poco di pallone fuori dalla coreografia che gli girava attorno. Ancor meno sapeva di altri sport… L’elenco continuava con personaggi di “ogni” estrazione politica e questo faceva di “Rino” una sorta di eroe, specie a quei tempi, quando non essere “di sinistra” era un rischio e un lusso…

Se Gaetano è stato un cantautore italiano, “ricordato per la sua voce ruvida, per l’ironia e i grotteschi nonsense caratteristici delle sue canzoni, nonché per la denuncia sociale spesso celata dietro testi apparentemente leggeri e disimpegnati”, poco cambia in Italia se la protesta popolare è anche più “diretta”. Tanto, la realtà nazionale “non cambia volto”, non corregge un bel nulla degli errori che nascono, sia dalla spontaneità della vita, sia dalla ciabattona azione di governo, spesso errata, incolta, oppressiva, cattiva, caratterizzata da errori e ingiustizie visibilissime, persino plateali… Le pensioni d’oro? Dopo tanto tempo restano il nun te reggae più degli anni di Gaetano.

Non parliamo del tram a Palermo, città che ha ancora morfologia e strutture da inizio 900, in cui mancano la pedemontana e la bretella autostradale dal porto alla circonvallazione. Indirizziamo il nostro “nun te reggae più” a livello nazionale. Tasse e imposte in prima fila rendono l’Italia un paese senza libertà. L’Imu contravviene all’ art 1 della costituzione il quale recita chiaramente che “ogni cittadino deve contribuire alla spese dello stato secondo il proprio reddito”. L’Imu è una imposta sul patrimonio, indipendente dal reddito effettivo: non sarebbe del tutto “vietatama consentita “una tantum” in casi di necessità eccezionali per motivi di solidarietà nazionale: catastrofi ed eventi similari. Invece è stata istituzionalizzata.

Il pagamento anticipato di un anno sui “supposti redditi” dell’anno dopo è un’altra incredibile stortura, un insopportabile balzello, degno di un oppressore straniero che che avesse messo i piedi sul sul collo degli italiani e sulla vita reale del popolo.

Il bello dell’Italia “sarebbe” che puoi dire tutto ciò che vuoi anche su carta stampata, alla radio e alla tv, anche alla Rai, persino a rai1 tv…

Puoi dare del cialtrone anche al presidente della repubblica e puoi aver ragione. Il guaio è che non gliene frega niente a nessuno e nessun provvedimento viene preso a nessun livello… La sola protesta rappresentata e ascoltata è quella sindacale. Messi a tacere i tre grandi sindacati ogni gioco è fatto…

Il popolo italiano, che tutto sopporta, assorbe ogni folle novità aggrottando le ciglia, alzando le spalle e stringendo la cinghia dei pantaloni. E’ un’abbitudine alla sopportazione che certo risale a governi stranieri o dispotici, a vecchi invasori che insegnarono al popolo la filosofia siciliana del “calati junco che passa la china”. Si sa che …opporsi non paga. Conviene, se mai, nascondersi il più possibile. Rifugiarsi dentro una segreta aurea mediocritas…

L’Iva al 22% da versare comunque entro uno o tre mesi a seconda del proprio volume d’affari, sia che tu abbia incassato o meno, inclusa la sorte (che puoi non aver ancora in mano) è un’altra imposta barzelletta. C’è da chiedersi come possano esistere ditte e imprese in Italia. Se gli imprenditori non siano dei matti. Se tutti non imbroglino il fisco per stretta necessità e motivi di sopravvivenza…

Un’impresa che abbia fatto una fornitura da 100 mila euro ne paga 22 mila – dico ventidue mila – allo stato come iva entro 1 mese o tre mesi dalla fatturazione. Il pagamento in parte rateale non avviene e il cliente fallisce. Nel caso “fortunato” che questi abbia beni da “perdere” e da dividere fra i fornitori, la causa dura 15 anni. Quando arriva il dividendo la ditta fornitrice, se era piccola, può aver chiuso (coi tempi che corrono…) e il liquidatore può esser morto. Chi resta riceve un assegno dal giudice che non potrà scambiare. Fateci caso, i soldi restano alla banca: o per sempre, o per un lungo periodo. Poi chi sa…

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