Cultura vo’ cercando ch’è sì cara…

Area archeologica di Agrigento: immagine simbolica
L'annunziata di Antonello da Messina, tesoro custodito in Palazzo Abatellis
L’Annunziata di Antonello da Messina, nota come “la Madonna”, tesoro custodito in Palazzo Abatellis

Se reciti Dante scoppiano a ridere (gli “rubiamo”, qui nel titolo, parafrasandolo, un noto verso del Purgatorio, che Virgilio riferisce alla libertà rivolgendosi a Catone). Se parli di Leopardi sanno di certo solo che fosse gobbo. Si seppe anni fa da una sommaria indagine che gli italiani non sapevano più chi fosse Scipione, a dispetto del riferimento presente nell’inno nazionale. Se appena ascoltano che eran 300 giovani e forti sono certi di una sola cosa: sono morti. Ed è già tanto… La cultura nazionale comincia da tempo a latitare: si parla di capitali della cultura in città, come Palermo, dove pochissimi conoscono la personalità – che dico, l’identità –  degli uomini illustri che hanno dato il nome alle “loro” strade… Nella patria della musica melodica e della lirica, pochissimi sanno che cosa sia uno spartito, quale momento di novità, sia stata realmente la musica di Gioacchino Rossini, chi fossero i lirici napoletani, che Leoncavallo non fosse il nome di un circo equestre…

Queste “nozioni italiane” sono spesso più chiare …all’estero. In questi giorni un maestro di musica giapponese ha affermato in Tv: “amo Verdi più di quanto lo amino solitamente agli italiani”. Il vero “amore” per tutto ciò che è italiano e per ciò che è cultura generalizzata è, forse, morto? La Repubblica tiene tanto alla “cosa pubblica” che sta dimenticando gli aspetti meno materiali del problema?

Un tempo esisteva una sorta di “leit motiv” culturale generico di cui si parlava con certezza nello scompartimento di un treno in viaggio, persino nel corso delle “guardie” notturne che i militari di “bassa forza” …montavano nelle caserme. Di che cosa si parli oggi, con quali esempi e richiami, non è dato sapere. Probabilmente dell’ultimo modello di scuterone, ma ancor di più dell’ultimo ipad…

Frattanto c’è – giustamente – chi ha notato come si stia perdendo anche la manualità, perché meno si usano la penna e la matita, sia per scrivere, sia per disegnare. Ma più grave è che si noti, anche, che “arte” sia un termine proveniente dall’etimo “arto“. L’uso dell’arto finale, la mano, con la famosa dote dell’opponibilità del pollice che si dice sia stata decisiva per la “crescita” dell’uomo su questa terra, potrebbe essere fondamentale per l’armonico sviluppo della personalità individuale…

Concludiamo questo sfogo – breve al momento – esortando tutti a non accettare i “pannicelli caldi” di chi proclama le città italiane, Palermo in testa, come capitali della cultura… Il riferimento è, in prevalenza, ai pregi che la storia e la natura hanno lasciato sul territorio (inflazionato concetto…), cioè a quelle che restano delle “vecchie pietre“, se non “illuminate”dalla conoscenza. Esse divengono per di più – e lo vediamo nei magri plafond del turismo, delle striminzite crescite del settore, rispetto alle reali possibilità –  delle sterili presenze, un risibile patrimonio da offrire ai tanto desiderati ospiti che vengono da lontano…

Germano Scargiali

 

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