Etiopia: Se 350 milioni di nuovi alberi vi sembran pochi

Etiopia: alberi ovunque. Per piantarli dovevano provenire da un vivaio. Fondamentali , dunque, le attuali tecniche di coltivazione.

Tanta mano d’opera di buona volontà come esiste ancora nell’antica terra d’Etiopia, ma anche la moderna tecnologia in fatto di coltivazione. Tanti se ne tolgono ma tanti alberi si piantano e si possono piantare. Succede in Amazzonia, succede in Asia, dove il teak è protetto da decenni. E’ successo in Etiopia, terra “difficile, additata spesso per il suo sottosviluppo…

Se 350 milioni di alberi vi sembran pochi, li hanno piantati 23 milioni di etiopi che, dalla mattina alla sera, sotto l’acqua, sotto la pioggia, sono riusciti nella grande impresa convinti dalla necessità di un adeguato rimboschimento. Durata? Appena “12 ore 12”.

Molti vedono nel progresso tecnologico solo apparecchiature, computer e medicinali. Il progresso è, invece, a 360 gradi e aiuterà gli uomini ogni giorno di più – anche in modo esponenziale – con buona pace delle miriadi di menagrami e di chi soffia su un certo fuoco per propri interessi…

Le riflessioni sono più d’una. Anzitutto “quando si vuole, si fanno cose grandi ed egregie”. Qui l’iniziativa è stata – a quanto risulta – assolutamente autonoma e di marca etiope. E’ andata, finora, a buon fine.

Ma si pensi che non esiste un piano per lo sviluppo dell’Africa da parte dell’Europa: solo parole. Per non parlare degli Usa, autentici responsabili del mantenimento del “sottosviluppo africano”. Perché lo fanno gli americani? Proprio per non consentire alla vicina Europa di fruire dello sviluppo dell’Africa, che comunque è in atto a dispetto dell’emigrazione. L’Africa non solo moltiplica già l’import export con gli europei, ma diverrà presto un enorme vicino mercato. E ciò varrà più delle “famose e preziose” materie prime che potrà fornire alla piccola ma progreditissima Europa. Gli Usa lo vogliano o no. L’Europa fruirà della vicinanza di un’Africa evoluta e di un Oriente cresciuto a dismisura…

Ma veniamo all’accaduto

Oltre 350 milioni di alberi piantati in 12 ore. Un primato  nato per contrastare la deforestazione e la siccità. L’iniziativa, come spiega The Guardian, rientra nella campagna “Green legacy” lanciata dal governo di Addis Abeba, che ha concesso per l’occasione la chiusura di alcuni uffici onde permettere ai dipendenti di partecipare alle attività volte alla riforestazione nell’Africa orientale.

L’associazione Farm Africa, sostiene che meno del 4 per cento del territorio etiope, oggi, è coperto da foreste, mentre alla fine del XIX secolo era il 30 per cento. Nel 2017, l’Etiopia si è unita a oltre 20 altre nazioni africane impegnandosi a ripristinare 100 milioni di ettari di terra nell’ambito dell’Iniziativa per il ripristino del paesaggio forestale africano.

“Possiamo contrastare – ha affermato Amina J Mohammed, ex ministra nigeriana dell’ambiente e ora deputata dell’ONU – gli effetti della deforestazione e dei cambiamenti climatici, se sono in atto. Ognuna delle nostre azioni, grandi e piccole, conta per le persone e per il pianeta”.

Ma c’era già un “record precedente”.

E’ stato battuto il record indiano: al termine delle fatidiche 12 ore – ha comunicato su Twitter il ministro etiope per l’innovazione e la tecnologia, Getahun Mekuria – sono stati piantati in totale 353 milioni, 633mila e 660 alberi. Un numero che permette all’Etiopia di superare il record stabilito dall’India nel 2017, con 66 milioni di alberi piantati in 12 ore. Si guarda adesso al 2019: l’obiettivo è di piantare quattro miliardi di alberi (40 per ogni abitante): ma già il conto complessivo, secondo il ministro dell’agricoltura, ammontava il 24 giugno 2019 a 2,6 miliardi…

Significativo – dopo ciò che avevamo osservato spontaneamente – che uno dei promotori sia Getahun Mekuria, ministro per “l’innovazione e la tecnologia“.

Ci viene appena in mente che nella sola Sicilia – pur politicamente disastrata – sono presenti oggi oltre una trentina fra parchi e riserve naturali, ma a questi si aggiungono i tradizionali parchi pubblici.

Quanto alla fola che il mondo avrebbe consumato già il prodotto ad esso destinato per l’anno in corso, ricordiamo che i terreni da coltivare sono ancora enormemente superiori per estensione rispetto a quelli coltivati. Ricordiamo che è diffusissima la coltura in serra (serricoltura) anche a più piani (vere e proprie batterie). Ricordiamo che da anni in Italia è stata abbandonata la coltura “a terrazze” creata fra le due guerre e presente fino ai primi anni 1950, perché è assolutamente inutile coltivare colline e montagne come si era prima ritenuto…

(Testo raccolto e commentato da Gemano Scargiali)

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