Renzi il buono Renzi il cattivo

Ci eravamo tanto amati…

Matteo Renzi lascia il PD e noi plaudiamo a lui, come facemmo al tempo in cui faceva il “rottamatore”, ma soprattutto negava anche apertamente i principi del tardo socialismo, quelli cui i tardo comunisti o socialisti che siano, si tenevano aggrappati come alle zattere del Titanic… Non plaudiamo perché – come dice Zingaretti – il danno è grosso. Ovviamente per il PD e i tardo socialisti…

Nel complesso, come abbiamo scritto nell’ultimo articolo, le scissioni si addicono alla sinistra marxista. Lo hanno riconosciuto amaramente anche i pdini, a partire dal Generale Nicola Zingaretti.

Renzi ha “rotto il giocattolo” come il suo omonimo Matteo ne aveva appena rotto un altro… Si vede che, in qualche modo, i tempi sono maturi per questo. E non guasta: erano, nella sostanza, giocattoli già belli (si fa per dire) e sfasciati…

Renzi dimostra la propria modernità. Ci spieghiamo: anche se avesse fatto la drastica scelta per interesse personale o politico, ha il coraggio di sostenere le novità dei tempi. No alle nostalgie, no alla cultura del numero uno (un’idea a base di tutto), ma un ritorno al molteplice, all’irripetibile, al movimento come indole della realtà…   

Per il PD sarebbe stato necessario un rinnovarsi di cui non è capace. Non sanno dimenticare, né ai vertici, né alla base l’idealismo di cui il socialismo è malato più ancora della destra sovranista che ha altre nostalgie…

Il “difetto” è quello di stabilire un postulato – che è una idea senza dimostrazione, in questo caso senza alcuna base tecnico scientifica – derivandone una serie infinita di teoremi sul modo di risolvere i problemi della vita reale. Tale “vezzo” mentale si ripropone ogni volta che la novità è assoluta: quale postulato creare ed applicare, in armonia con quello primario, per risolvere i nuovi problemi? Si creano, così, nuovi postulati e teoremi che hanno la sola scientificità della fantasia di chi li produce. Con l’aggravante che si perde il senso stesso della cultura, della scienza , quindi, persino della realtà.

Trattasi del recepimento di uno degli errori del grande Platone, cui si aggiunge la convinzione (anche platonica) di un mondo perfetto o comunque da rispettare in assoluto perché immutabile. I mali del mondo dipenderebbero dalla stupidità dell’uomo. Era la convinzione degli illuministi (e lo è stata dei marxisti) fra cui J.J. Rousseau asseriva che lo stato ideale era quello primordiale, lo stato naturale che l’uomo non aveva ancora “toccato” e di cui faceva parte. Tutto ciò porta anche alle troppe corbellerie che si sentono affermare oggi. E gran parte della società civile le accetta non chiedendosi quale ne sia la base scientifica… Per questo siamo alla peggiore “incultura“.

Ripetiamo per l’ennesima volta che sia Platone, sia Sant’Agostino ebbero il tempo di accorgersi in vita che quel punto di partenza suggestivo (come per Parmenide, un Dio perfetto avrebbe creato un mondo già perfetto) azzerava i valori morali, perché privava l’umanità e l’individuo di un proprio ruolo nella vita e nella storia. La stessa venuta di Gesù e il suo messaggio – anche inteso come simbolo – perché il Cristo dei Vangeli non vien a risolvere – come credono gli idealisti, la rivoluzione francese e i marxisti – i mali del mondo con un solo gesto, un solo principio (idea), un solo “miracolo”.

Chi “parte col piede sbagliato” marcerà male. Se si convince che progressismo significa avvicinarsi alla meta sbagliata è la fine. Occorre uscire dalla stanza buia di tale atteggiamento, iniziando quanto  meno ad aprirne le finestre, come si dice in filosofia si dovesse fare con tutto l’idealismo.

Giovanni Gentile, il filoso che venne torturato e trucidato davanti alla sua villa per aver concepito e firmato la riforma scolastica al tempo del fascismo. Tale riforma rimase in vigore fino alla nuova a quella che, negli anni '60 introdusse la "Nuova scuola media" e limitò l'uso dei voti e lo studio a memoria, il più grande disastro culturale dell'Italia repubblicana.
Giovanni Gentile, il filosofo che venne torturato e trucidato a fine guerra davanti alla propria casa, da cui usciva la mattina, per aver concepito e firmato la Riforma scolastica al tempo del fascismo e non aver rinnegato pubblicamente il regime. La sua riforma rimase, però, in vigore fino  a quella che, negli anni ’60 introdusse la “Nuova scuola media” e limitò l’uso dei voti e lo studio a memoria: è stato il più grande disastro culturale dell’Italia repubblicana. Neppure il liceo ripara i danni e la cultura si “recupera”, in parte, solo all’università. Si è finito per non capire neppure il senso della cultura, per cui è difficile arricchirla…

Purtroppo in Italia abbiamo avuto in Croce e Gentile i più “ritardati” idealisti della storia, anche se Giovanni Gentile qualche finestra la aprì. La sua riforma della scuola, sulle idee della Montessori, fu quanto di più avanzato, allora, si potesse avere. Né Croce, fecondo scrittore (come tutti gli idealisti della filosofia) non mancò di impartire buoni precetti (Perché non possiamo non dirci cristiani)…

Né l’uno né l’altro erano marxisti. Del resto Marx stesso morì dicendo: “una cosa è certa, io non sono marxista”. Con riferimento alla cattiva interpretazione e al fraintendimento del suo pensiero.

Tutto questo sta dietro l’atteggiamento di Matteo Renzi, certamente un personaggio fornito di senso pratico, come dimostra il suo abile opportunismo. Ma è il senso pratico che finiva per sbiadirsi nei socialcomunisti. Tanto è vero che non hanno mai conquistato il potere seriamente in Italia e Francia quando ne avevano tutta la possibilità. Del resto la suggestione di una dottrina che predica l’uguaglianza oltre i confini stessi della democrazia e pretende di allinearsi con il messaggio evangelico (che è ben altra cosa nella sua concezione, che guarda tutta all’individuo, alla sua anima, al suo rapporto con Dio ben più che al …sociale o peggio al primato della politica), è fortissima. Lo è stata fino al suo fragoroso fallimento sul campo…

Ma Matteo Renzi, da buon italiano e lo stesso Bruno Vespa, ieri sera, hanno “buttato tutto” nella polvere della politica italiana, una realtà angusta, certamente da cortile,  fatta comunque di “ometti“,di numeri, di seggi in parlamento, di posti da ministro e sottosegretario, da contare, ben più che da valutare. Così un contadino può occuparsi di pesca, un medico di politica internazionale e un ex diplomatico di sanità. Per non parlare dei magistrati “convertiti” alla politica…

E’ un mondo fatto di “dispetti”, di ripicche, di voltafaccia (manco a dirlo), in cui la piccola Italia – perché lì diventa piccola, piccolissima – sa far da maestra. Renzi ci si trova benissimo ed è capace di dimenticare le sue buone idee e le buone intenzioni, perché quel che conta è …il risultato. Non per nulla ha citato Machiavelli, suo conterraneo, pur defilandosi dal famoso “il fine giustifica i mezzi” che come lui ha ricordato, il bravo pensatore non disse mai… L’Italia qui non è più la nazione dello stile, della moda e della Ferrari, né quella delle città d’arte da una parte e delle acciaierie, degli estrusi di alluminio (prima in Europa) o della cantieristica navale dall’altra. E’ un’italietta che neppure pare accorgersi di …quell’altra. Quella che fra umanesimo e Rinascimento pensò il meglio dell cultura mondiale, ma inventò anche la partita doppia…

Più di due milioni di euro: tanto costerà al Pd di Nicola Zingaretti la scissione, solo al momento. Al contrario sarebbe più d ‘un terno secco all’Otto. Ma desso Renzi tiene Zingaretti, Conte e Di Maio per i cosiddetti c.ni. Perché, senza i suoi voti il governo cade verticalmente.

Renzi ha fatto machiavellicamente o pirandellianamente, le cose a metà (come sempre ‘con italico stile’, come quando volevano abolire il Senato senza chiudere, però, del tutto il bel palazzo Madama) perché non se n’è andato sbattendo la porta. L’ha lasciata aperta: se ne è “andato”, ma “resta”, o promette di restare, come un “good fellow” fino alla fine della legislatura. Meglio di così? Per lui naturalmente!

Ogni transfuga renziano porterà, frattanto, in dote all’ex rottamatore il suo contributo annuale al gruppo di appartenenza. Un deputato vale 49mila euro l’anno, mentre un senatore 1o mila euro in più. E, visto che si tratta di 25 deputati e 15 senatori pronti a dire addio ai Dem, come annunciato dallo stesso Renzi, iersera a ‘Porta a Porta’, il conto è presto fatto. Numeri alla mano, i venticinque onorevoli, che nei prossimi giorni usciranno dal Pd, sono stimati 1 milione 225 mila euro. Mentre valgono 885 mila euro i 15 senatori, vicini a Renzi, che dovrebbero trasferirsi con il redivivo Psi di Riccardo Nencini, titolare del simbolo Insieme, che, secondo il nuovo regolamento del Senato, potrebbe fornire l’appoggio formale per la nascita di un nuovo gruppo a palazzo Madama. Insieme appassionatamente, quindi…

Matteo Renzi si ritroverebbe, quindi, con due milioni di euro e più in tasca per organizzare il suo partito sul territorio e in Parlamento. Liquidi che fanno gola a tutti. Il passaggio dei soldi dal Pd ai nuovi gruppi di Renzi non è automatico. Secondo il regolamento della Camera, ad esempio, spetterà al collegio dei questori riunirsi e verificare prima se esiste una variazione sufficiente (un quinto del numero dei componenti dei vari gruppi) per poter procedere in concreto alla ricca ripartizione del contributo annuale…

Anche nelle regioni si rischia grosso. L’addio di Renzi al PD avrà ovvie ripercussioni. In Sicilia tutto – come di consueto – si vede meglio. Ecco le conseguenze per un partito che, almeno dall’ultimo anno, assomiglia a un gambero… Dopo la contestata elezione del segretario Davide Faraone, l’annullamento voluto dalla direzione nazionale del partito e l’auto-sospensione dal partito dello stesso, il giovane politico che dovrebbe a questo punto seguire Renzi nella sua nuova avventura. Tra i primi a ufficializzare l’addio c’e’ l’ex sindaco di Siracusa, Giancarlo Garozzo, che ha inviato una lettera al presidente dell’assemblea nazionale per spiegare i motivi della sua scelta.

“Seguirò Renzi – ha comunicato Garozzo – nella sua nuova formazione politica, confermando la mia stima e amicizia nei confronti dell’ex presidente del Consiglio”.

“Renzi – prosegue l’uomo politico – conosce la mia storia e le tante da me combattute come sindaco di Siracusa contro il vecchio establishment del Pd, sia a livello provinciale che regionale”.

In Calabria, il primo a seguire Renzi sara’ invece Ernesto Magorno, senatore e sindaco di Diamante. Gia’ in polemica nei giorni scorsi per la mancanza di esponenti calabresi nel Governo… “Oggi, come otto anni fa – ha precisato su facebook –  scelgo di stare con Matteo. Il solo con una visione e con idee moderne. E’ il solo in grado di capire il futuro. Ci aspettano settimane intense, ma noi ci siamo”.

E’ un terremoto. Il Pd è a un passo dal baratro, ma Renzi deve stare attento, perché questa secessione potrebbe rappresentare anche la sua pietra tombale. Potrebbe bruciarsi, è la regola, il rischio dietro l’angolo… In Toscana, a Palazzo del Pegaso non si parla d’altro e tra i dem, a 8 mesi dalle elezioni regionali, la domanda sorge spontanea: “chi sta con chi?”. Siamo alle solite…

Paura dei sovranisti che …crescono: “Tale visione renderà noi più’ deboli e i sovranisti più forti…”

Ciò che è certo, adesso, è che la maggior parte dei senatori e dei deputati renziani eletti in Toscana non seguirà il gran rottamatore nella sua nuova avventura.

Scaramacai

(Ricostruzione dei fatti da varie fonti e propri commenti seri e faceto)

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Nota. Non si può tacere che fra i “tifosi” di Renzi ci sono “i poteri forti“. E’ il peggio. Si parla persino del Bilderbergh, che lo vide -a quanto risulta – fra i misteriosi invitati. Nella lista, cioè, che non si è mai saputo da chi sia stilata. Tutta la lotta, del potere politico, del resto, dovrebbe essere quella di sottrarsi a”quelle forze”. Ma non è facile, non è comodo. Così come è stato un lusso nella nostra vita, il non far parte di “certe congreghe” politiche o meno. Un vero lusso, pagato caro. Resta la soddisfazione – se è tale – di aver vissuto liberi da certi condizionamenti, da certe riunioni nelle stanze più o meno segrete, dal dover salire e scendere certe scale…

Né può sfuggire che i movimenti -sempre più grati alle urne – dei politici sui quali prova come una mannaia la scura che li etichetta da populisti e sovranisti si oppongano a questa realtà. A partire da Donald Trump, Vladimir Putin…

Su di essi si accaniscono i media e le stesse accuse giudiziarie, fin oltre il senso del ridicolo… (D.)

Nota 2. Quando Renzi governò a Palazzo Chigi si mosse, in parte, secondo con le sue nuove idee. Qualcuno lo definì (per lo più negativamente) addirittura come …il delfino di Berlusconi. In due sognarono il “patto del Nazareno” una riedizione del compromesso storico. Ma stavolta “fra il diavolo e l’acqua benedetta”. In realtà fu un nuovo tentativo di Berlusconi di rendere governabile l’Italia con un accordo che …durasse. Dopo aver tentato di instaurare l’alternanza, a Berlusconi non fu concesso neppure questo. Ma la volontà di seguire il premier che era rimasto più a lungo a Palazzo Chigi nella storia repubblicana torna anche a suo onore.

Il maggior limite di Renzi – secondo noi – fu quello dic comportarsi secondo una delle peggiori abitudine democristiane: suoi uomini ovunque nel sottogoverno e via tutti gli altri “per buoni ed esperti che fossero”. Qualcosa che sfuggì al “grosso pubblico” ma che giunse fino a nauseare l’ambiente politico. Un ambiente che nessun premier e nessun governo può ignorare.E’ significativo che adesso, al momento della secessione dal PD, lo chiamino spessi “l’ex premier”, perché Renzi si distinse di certo per decisionismo rispetto a vari sbiaditi personaggi che si alternarono a lui…

Più in dettaglio, pare che Renzi – anche dalle sue decisioni – faccia parte del peggio dei poteri forti, incluso il Bilderbergh. Ha favorito platealmente le oligarchie bancarie al tempo degli scandali del Mps etc.  Ha colpito i già martoriati docenti di scuola, privandoli di altre dosi di autorità e dando altro strapotere ai presidi. Ha portato avanti leggi liberticide. Per esempio a proposito della paventata  riforma costituzionale. Ha tradito,così, i buoni propositi iniziali.

(Gelis)

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Quanto all’inciso su Giovanni Gentile, dovrebbe esser chiaro -dopo tanti anni –  che l’Italia dei primi decenni del dopoguerra rinnegò il fascismo soltanto con atteggiamenti di parte: gran demagogia meno sostanza… Oggi, che il fascismo non è riproponibile, si dovrebbe rispettare la storia. Vogliamo dire che le istituzioni rimasero “quelle” degli anni 30 – 40, anni che si sarebbero conclusi con un grande sviluppo,con un’ondata di benessere e modernità che fu momentaneamente impedita dalla guerra. Ma che poi sorprese tutti… Specie nell’Italia e nella Germania… L’Italia rimase per anni la medesima, nella cultura antropologica, nello spirito e nella struttura, oltre che, materialmente nell’amministrazione e nei palazzi stessi (uffici,scuole,ospedali), ancor oggi in uso. Per non parlare dell’esercito, i cui  “quadri” rimasero intatti. Come, del resto avvenne nell’ex Germania nazista. L’esercito venne riformato nelle scelte di massima, ma non negli uomini, né nello spirito. Tanto è vero che nei nomi delle compagnie si inneggia all’Africa dell’ultima guerra (Bir el Gobi), ovvero alle malefatte degli americani in centro Italia (Montelungo). Il Capitano che resistette a Giarabub venne promosso colonnello quando tornò dalla prigionia inglese in India…  Tutta la “ricostruzione“, fino alle Olimpiadi di Roma nel 196o e il boom che da lì si sviluppò, fino a rendersi plateale (ma era iniziato prima), partendo proprio dall’Italia (dove fu coniato lo stesso termine) verso tutto il mondo, avvenne in uno stato e in una nazione che rispecchiava sostanzialmente quelli dell’anteguerra. Il governo era sostenuto da liberali e democristiani, che erano in gran parte ex fascisti. Né erano stati ristrutturati, nelle persone e nell’organizzazione, gli uffici, dove il rispetto per le istituzioni fu ancora (per alcuni decenni) quello sviluppatosi dopo l’Unità, con la performance di Vittorio Veneto e con l’escalation industriale degli anni ’30. L’Italia si ritrovò già capitalizzato qualcosa che si chiamava: Eni, Montecatini, Fiat, OM, Ansaldo, Oto Melara, Cantieri Navali, industria della moda e del cinema. Presto poté costituire L’Enel, un giocattolo con cui ha realizzato in Nevada la massima centrale geotermica al mondo. Del resto la prima nel tempo era stata costruita a Larderello…

Oggi (sigh) non c’è 1 solo progetto relativo all’Etna. Mentre c’è chi -nona caso – marcia contro Larderello …perché inquinerebbe. Che cosa dunque, non inquina? Le risibili energie alternative propriamente dette, con le loro poche centinaia di incerti megawatt? Guardiamo i numeri: ne servono –  già oggi – migliaia h4. Ma sono solo esempi… (G.S.)

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