Rodò (José Enrique) dall’Uruguay a Palermo: Scrittore, pensatore, saggista e politico

Una lapide sulle mura del Grand Hotel et des Palmes lato via Stabile ricorda il soggiorno dell’ennesimo ospite d’eccezione:J.E. Rodò, intellettuale uruguagio.

Passeggiando in via Mariano Stabile in direzione porto sul lato sinistro angolo via Roma sulla facciata del famoso “Grand Hotel et des Palmes” si può leggere una lapide che ricorda la presenza del poeta uruguagio José Enrique Rodò, che ha abitato nella stanza corrispondente dell’albergo nel 1917.

Rodò è fra i busti in bronzo alGiardinoInglese,uinparco cittadino non abbastanza visitato dai palermitani, ubriachi di luoghi storici e attrazioni cittadine e del territorio...
Rodò è fra i busti in bronzo al Giardino Inglese, un parco cittadino non abbastanza visitato dai palermitani, ubriachi di luoghi storici e attrazioni di questa antica “capitale” e del territorio…

Palermo si conferma anche qui luogo di soggiorno ideale, tale da coinvolgere grandi personaggi, come ai tempi come ai tempi del viaggio in Italia di Goethe, Byron… Oppure in occasione della permanenza di Oscar Wilde.

Il pensatore nacque a Montevideo nel 1871 e in gioventù venne sempre condizionato dalla sua timidezza. A venti anni già lavorava in banca ma le sue tendenze erano altre, infatti nel 1895 con amici che condividevano le sue idee, fondò la “Revista Nacional de Literatura y Ciencias Sociales”. La sua passione era la letteratura, dovuta ad un sensibile intimismo lirico.

Successivamente rivestì la carica di cattedratico di Letteratura presso l’Università di Montevideo. Iniziò a maturare le sue idee politiche collaborando al giornale “El Orden” di indirizzo antiamericano, nel periodo della guerra fra Stati Uniti e Spagna, con la conquista di Cuba, Portorico e Filippine da parte degli USA. Nel 1899 si dichiarò aderente al movimento letterario del modernismo, fondato dal pensatore nicaraguense Rubén Dario (1867-1916). Ritenuto il massimo rappresentante della storia e cultura hispano-americana.

Il successo letterario giunse l’anno seguente con la pubblicazione del suo capolavoro “Ariel” col quale Rodò è conosciuto in tutto il mondo. Con quest’opera voleva educare, da maestro, i giovani dell’America Latina ad avere una coscienza e riscoprire la propria identità.

Il saggio è tratto dalla “Tempesta” di Shakespeare ed ha una concezione positiva della natura umana. Con quest’opera lo scrittore sostenne la causa della tradizione classica occidentale.

Nello stesso periodo venne nominato Direttore della Biblioteca Nazionale. Gli avvenimenti lo portarono ad interessarsi di politica collaborando con il Partito Colorado, che rappresenta le istanze dei liberal radicali. Nel 1902 venne eletto deputato e restò “sconvolto” dalla guerra civile che insanguinò il suo paese.

In “Ariel” il tema della democrazia appare associato ad un binomio che riguarda due opposte concezioni della vita. L’idealismo e l’utilitarismo: la prima la nota più elevata, la seconda il pericolo per l’integrità della democrazia. Concezione che ribadì nel 1906 nel suo “Liberalismo y Jacobinismo”, dove sottolineò che la democrazia va migliorata, va educata per liberarla dai pericoli che cova nel suo seno. Come H. A. Taine (1828-1893), Rodò considerò lo spirito della democrazia ineccepibile con quelle forme di intolleranza di cui si nutre il giacobinismo. Egli fu contro il democratismo che intende male la democrazia. Da liberale moderato ha messo in luce, ancora una volta, l’utilitarismo o nordomania statunitense denunciando anche materialismo e pragmatismo. Sostenendo sempre l’affermazione di un senso idealistico della vita.

Alcuni mesi dopo San Pio X condannò il modernismo dogmatico con l’enciclica “Pascendi dominici gregis”. Nel 1910 con lettera “Notre charge apostolique” inviata ai prelati francesi il pontefice li mise in guardia contro gli errori del “Sillon” ( il Solco, movimento sociopolitico francese, espressione del cristianesimo democratico), poiché sotto le apparenze, le loro teorie erano prive di chiarezza logica o verità.

In quegli anni il governo laicista dell’Uruguay decise di togliere i crocifissi dagli ospedali pubblici e Rodò, da agnostico, criticò aspramente la decisione affermando: “… la libertà di culto non può comportare l’aggressione ai simboli spirituali”. Successivamente si fece promotore di un “rigenerazionismo spirituale contro i pericoli del materialismo”.

Deputato per tre legislature, nel 1915 in piena guerra mondiale venne colpito da una crisi esistenziale e notò i compromessi ed il trasformismo parlamentare, infatti i partiti di governo e opposizione coesistevano in modo utilitaristico.

Tutto ciò lo portò a trasferirsi in Europa con un lungo viaggio che gli fece attraversare il Brasile, il Portogallo e la Spagna. Poi sbarcò a Marsiglia alloggiando al vecchio porto, colmo di velieri e scafi di tutti i tipi, nei pressi della chiesa di San Ferreolo. Da lì passò in Italia: Genova, tantissime altre città e Montecatini, qui sostò per quasi un mese all’albergo delle Terme per curare i problemi renali e l’insufficienza cardiaca.

Nello stesso mese fu a Roma poi a Napoli e finalmente giunse a Palermo il 3 aprile del 1917 dove alloggiò al Grand Hotel et des Palmes, logorato dalla sua malattia; di carattere sempre schivo non frequentò nessuno.

In uno stato di abbandono totale il trenta dello stesso mese venne ricoverato all’ospedale San Saverio, oggi non più esistente. Morì il giorno dopo di tifo addominale e nefrite. Il cimitero dei Rotoli accolse il suo corpo che venne imbalsamato; successivamente trasferito in patria. Nonostante la sua breve permanenza in città, Rodò è ricordato abbondantemente a Palermo.

Infatti il 1° dicembre 1960 fu scoperta una targa all’Hotel et des Palmes (vedi foto) per onorare il pensatore. Venne eretto un palco in via Mariano Stabile, attiguo a Palazzo Lodetti, che ospitò tantissime personalità: il Presidente dell’Uruguay Don Benito Nardone Cetrulo (1906-1964), fondatore della Liga Federale de Acciòn Ruralista, il Ministro degli Esteri Hermano Martinez Montero, il Presidente della Regione Siciliana on. Benedetto Majorana della Nicchiara e dell’Ars Stagno D’Alcontres, il Prefetto Gerlini con il Sindaco Lima e l’Ambasciatore dell’Uruguay.

Numerose le bandiere bianche e azzurre con il sole a margine accompagnate da corone di alloro. Il 46° reggimento di fanteria passò in rassegna le personalità.

L’anno seguente al Giardino Inglese, lato via Duca della Verdura venne eretto un busto bronzeo raffigurante Rodò, opera di E. Prati nella fonderia Vignali di Firenze.

Il 4 maggio del 2017  l’Istituto Cervantes ha celebrato, con una giornata di studio, il centenario della morte dello scrittore. Il tributo si è tenuto, alla presenza dell’Ambasciatore dell’Uruguay in Italia, di mattina presso la chiesa di S. Eulalia dei Catalani, di proprietà della Spagna dal 2002. Di pomeriggio un omaggio floreale è stato offerto al monumento del giardino inglese e sono state ascoltate alcune letture dello scrittore. Rodò è stato ricordato anche a Roma presso la sala Gaudì dell’Istituto Cervantes.

Il nove maggio anche l’Ateneo di Madrid commemorò il centenario della morte di Rodò.

Franco Pasanisi

 

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