Liberiamoci dalla paranoia antifascista e dal suo contrario!

L’Italia sognata ed eroica del Risorgimento. Servono le parole che Dante fa dire ad Ulisse (rivolto al suo equipaggio davanti alle Colonne d’Ercole) : “…considerate la vostra semenza, fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e conoscenza!”

La paranoia antifascista è il minimo che possa verificarsi dopo decenni d’informazione a senso unico. Per converso – tuttavia – si verificano altri due fenomeni: da una parte l’opinione, mai sopita, di coloro che sono ancora fra noi ed hanno parlato con i testimoni diretti del periodo anteguerra e ne hanno ascoltato le testimonianze, traendone una “media” dal risultato opposto (o quasi) a quello offerto dalla main stream mediatica e repubblicana. Dall’altra parte la reazione uguale e contraria, che corrisponde ad ogni azione: alla paranoia antifascista reagiscono i nostalgici più accaniti, divenendo paranoici anche loro.

Come in tanti fenomeni umani è difficile distinguere se sia nato prima l’uovo o la gallina. Quel che è certo, anzi certissimo, è che ogni eccesso in Italia è mitigato dal costume nazionale. Anche l’inferno italiano, si dice, sarà un girone …meno infernale. Lo sarebbe stato pure il comunismo se, quando poté, nel dopoguerra, fosse andato al governo: chi mai pensa che il comunismo italiano sarebbe stato come quello sovietico, quello cinese, coreano o cubano? La patria di Dante, Petrarca, Galileo, Leonardo, Michelangelo, Marconi, Fermi , ma anche di Arlecchino e Pulcinella avrebbe tirato fuori qualcosa di diverso, di illogico, di malfermo per qualche motivo e di migliore per un altro. Probabilmente avrebbe chiuso, comunque, la sommatoria di pregi e difetti con il segno più. Forse questo ragionamento sta portando persino chi scrive queste righe ad una possibile conclusione. Una conclusione che sorge spontanea come le domande di Lubrano:

Perché non pensare all’Italia come tale, al suo corpo vivo, che ha il proprio metabolismo, la propria fisiologia, ed anche quella fisionomia finale che il mondo talvolta invidia. E’ l’Italia way of life, con tutti i suoi difetti, ma certamente con i suoi pregi. Strani? Forse. Ma certamente mediterranei e un po’ levantini: una mentalità che fa da ponte fra opposte civiltà, ma che non ha mai saputo monetizzare, nell’età moderna, né tale qualità morale, né la strategica posizione geografica da cui consegue.

Ora un ricordo personale: la prima “donna” che riuscii a portare a spasso, fu una certa Brut, ma non era brutta, ve l’assicuro. La incontrai sul treno Roma – Napoli e trascorremmo una giornata nella città del Vesuvio. Non so se avevo ancora 20 anni, ma lei ne aveva un paio in più. Non importa. Passeggiammo per Napoli e mi disse: “è la seconda volta che dalla Svizzera vengo qui. Tutto mi tiene allegra. Qui tutto è al contrario che dalle mie parti. Da noi sei certo che tutto funzioni, qui si vive aggiustando continuamente il disordine. Per questo mi piace…

E’ un ricordo che non calza a pennello, ma ci avvicina a quello che voglio dire: amiamo l’Italia come tale e serviamola. Poi troveremo, di volta in volta, il modo migliore, aggiustando gli errori e, quindi, anche accettandoli come  un dato della storia…

Se, invece, partiamo col distruggere l’idea di Italia, per far spazio ad astratte idee di stato, di politica e persino di giustizia, ecco che ci perdiamo. Partiamo dall’esistente, dall’inventario, dallo stato dell’arte: La famiglia esiste da sempre? Miglioriamola. Ma se vogliamo sostituirla con un’idea assolutamente “inventata” di famiglia, ecco che non funziona più. Ecco che siamo giunti ad uno Stato ed una pubblica amministrazione che, passo dopo passo, colleziona un errore dopo l’altro… Pane per i fotogrammi in cui Emilio Fede se la prende con la redazione di Rete 4: “…che figura di m!”

Ma, forse, sto parlando come uno di destra. Lo sono ed è inevitabile… Eppure ripeto: lasciamo che gli italiani facciano gli italiani. Migliorarli è possibile, ma non illudendosi di trasformarli in “svizzero tedeschi”. Non faranno mai nulla come gli altri. Questo li contraddistingue: amministrano anche gli eccessi con moderazione. Dal disordine in Italia nasce il genio. Forse per questo Pirandello amava tanto che la sua casa avesse un nome che può far paura: il Caos. Perché anche il caos la vera Italia lo amministrerà con quel tanto di umanità in più che certamente possiede.

Scarmacai

Articoli correlati