Elezioni Day after: Si commemora l’Urss mentre i tardo comunisti “si leccano le ferite”

L’epitaffio di Pericle. Nipote di Platone, ne capiva gli errori e lo avversò. Pericle fu l’uomo che realizzò per primo la democrazia e sognò la piena libertà in Atene. Diede alla dottrina forma teorica e ne tentò per primo l’attuazione pratica dichiarandone la prospettiva liberale e libertaria. Non a caso il termine stesso di democrazia comparve per la prima volta nell’età che da Pericle prese il nome. Idea centrale di Pericle fu che l’assemblea di tutti i cittadini ateniesi, l’Ecclesia, avesse il diritto di decidere il destino di Atene senza altri limiti che quelli imposti da se stessa. Il Marxismo è invece figlio di Hegel e, quindi del platonismo. Democrazia e libertà sono gli imperituri ideali sociali da raggiungere.

Ci sono ancora i nostalgici – per assurdo che sembri – del comunismo sovietico. Sostanzialmente i bersaniani ne ripropongono certi modi. Non hanno neppure la saggezza che Augusto De Marsanich, segretario del Msi negli anni ’50 prima di Almirante, riferì al fascismo: niente rinnegare, niente riproporre. Qualcuno ha detto del bolscevismo: dimenticarne l’epopea sarebbe un delitto, rimpiangerlo sarebbe follia. Ma tardo comunisti e i socialisti vintage non conoscono certe sfumature…

Chi ci legge sa bene come la pensiamo e non siamo gli unici… Attualizzando al “post elezioni regionali” e al dolore del Pd per il crollo registratosi (nemmeno secondi), ribadiamo che i social comunisti (tali sono ancora) non sbagliano: sono sbagliati. Ancora adesso, invece di mettere una pietra sopra al tempo in cui additavano in positivo i soviet, ne riparlano e li commemorano: hanno messo in condizione l’Occidente, dopo averlo minacciato di distruzione, di toglierli dalla fame e dal disordine con “denaro di tasca”. Anche l’Italia si tassò pesantemente. Ciò avvenne già perché i tedeschi si sobbarcasse a prendere in carico la Germania Est. E si vide di che lacrime, di che disparità sociale era sede…

Renzi vorrebbe innovare, ma si imbatte nelle pastoie della propria stessa formazione. E’ una nota illusione che possa liberalizzare la società e l’economia chi liberale non è… Renzi e chi vuole creare un nuovo socialismo dovrebbe avere la forza e il coraggio di cancellare apertamente Marx. L’errore del socialismo, che ha da sempre anche una logica non marxista, è proprio quello. Liberandosi di Marx, diverrebbe, invece, quella armonica componente sociale e civile che risulterebbe opportuna e necessaria: non ne sono capaci…

Non si dica che il marxismo non abbia come ideologia conseguenze pratiche. Sono gravissime. Se ne accorgano o meno, coloro che lo abbracciano, cadono almeno in due errori fondamentali. Il primo è di credere in Marx come futurologo: come tale si atteggiava, infatti, soprattutto. La convinzione che il mondo sarebbe “diventato comunque comunista” ha fatto sì’ che, secondo i marxisti, “gli altri” non esistano più. Da veri manichei, considerano giusto ciò che è marxista, sbagliato ciò che non lo sia: una mera perdita di tempo, un puro intralcio nel corso della storia. Da qui l’appropriazione dell’aggettivo di “progressista”. Ma di che? Del fatto di lavorare perché si affretti l’ineluttabile “arrivo” del socialismo prima e del comunismo dopo: alla fine. Ecco, il sentimento della fine è una sotto conseguenza del ragionamento. Esso si ripresenta nel riproporre il catastrofismo, che Marx prendeva da Malthus e che i tardo comunisti conservano avendolo ricavato da Marx: timori ecologici, esaurimento delle risorse, dell’acqua, demografia, clima… Il tutto in modo ideologico, nevrotico, ascientifico… Lo scorrere del “fattore tempo”, l’intervenire di nuovi elementi, novità scientifiche, storiche, sociologica, non vengono considerate: si esamina solo la variabile relativa alla convinzione ideologica, come se anche questa non subisse metamorfosi imprevedibili nel tempo.

Il secondo errore discende sempre dal primo. Chi non la pensi come i marxisti “non esiste”. Le idee che divergono, anche se scientifiche, sono false. Le idee che si inquadrano nel marxismo, anche se semplici “ipotesi” scientifiche, sono vere. Il piano quinquennale di Suslov in agricoltura (Urss) si basava sull’adattamento, perché il marxismo non apprezza il concetto di ereditarietà. Quello americano e occidentale si basava sull’ereditarietà (incroci, ibridazione). Il risultato fu che negli anni 50 – 60 si notò la gran differenza: il prodotto americano e occidentale (grano, cerali, ortofrutticoli) surclassava quello sovietico.

Ma non si deve credere che ciò che è vero nella macro realtà non lo sia nella micro realtà sociologica. Chi pensa con la mentalità marxista non ammettendo “l’altro”, cioè tutto ciò che per i latini era alius ma anche alter (altro fra 2) è come se non sapesse contare fino a 2. Cioè finisce per “non contare”, non vedere più le differenze fra i molteplici elementi che ci circondano. Li vede male, offuscati nella nebbia. Studi americani hanno provato più volte che i non liberali sono meno intelligenti, fanno poso tesoro delle esperienze…

Tendere all’unità nel ragionamento è gravissimo sotto l’aspetto sociologico, ma anche strettamente morale: la regola di Marx era, infatti, sostanzialmente una, riducendosi all’abolizione della proprietà privata del capitale.. Oggi più che mai, la stessa scienza dimostra, dall’atomo, alla cellula, allo spazio siderale, alla realtà digitale che la molteplicità e il movimento sono l’anima della realtà. E ciò che è vero nella scienza materiale, è vero nella morale: gestire la molteplicità della vita e del cosmo coincide con la virtù. Voler ridurre la realtà al numero uno  – una sola azione, come cogliere la mela – è il peccato originale. Ne siamo tutti colpevoli, perché ogni peccato somiglia ad esso e in una certa misura continuiamo tutti a commetterlo. E’ pigrizia, è la forza che spinge il ladro a rubare nell’illusione di non lavorare, l’assassino ad uccidere nell’illusione di liberarsi con un gesto del nemico…

Questo è l’errore di cui si accorsero Platone e Sant’Agostino che, lasciando le loro opere, non riuscirono a cancellarlo con i brevi segni di pentimento alla fine della vita. Esso porta a credere assieme all’Unità (che, invece, può essere fuori dalla natura, cioè nel Creatore) che la perfezione sia vicina e facilmente raggiungibile. E’ il più drammatico errore della Rivoluzione Francese, del Romanticismo e del Marxismo. Anche il Fascismo se lo porta appresso… Esso provoca morte, suicidi, guerre e immoralità generalizzata.

I filosofi da rileggere sono, invece, individuabili fra Eraclito, Democrito, Campanella, Vico, Kierkegaard, Leibniz, Kant, Schopenhauer, Nietzsche (che era tutto tranne che fascista)… Evitare assolutamente la trappola di Hegel, teorico “moderno” del mito statalista copiato da Marx…

Fra tutte le ideologie quella marxista è moralmente la peggiore, proprio perché non ammette alternative. Seppellisce, infatti, Galileo Galilei, Newton ed anche l’avanguardia scientifica odierna, lo studio dell’infinitamente grande e dell’infinitamente piccolo che è la nuova frontiera dai traguardi imprevedibili. guarda con estremo timore al progresso scientifico e tecnologico in genere, incluso quello attuale che apre ogni giorno nuovi orizzonti sul fronte della medicina, dell’industria, dell’agroalimentare, dei trasporti etc. Più aperta è la mentalità fascista, figlia del romanticismo (unica è l’errata di matrice idealistica di tutte queste dottrine) guarda a tutti gli ideali come “comunque degni di rispetto” se autenticamente “sentiti”.

Tornando ai “cattivi poteri” del mondo, quelli della mondializzazione – che vogliono vendere ad una popolazione, controllata e controllabile fin nei minimi momenti della vita, tutti i generi di prima necessità, monopolizzandoli – essi hanno scelto da decenni, forse da prima di quanto immaginiamo, lo statalismo. Rothschild – è provato – finanziò paradossalmente proprio la rivoluzione russa. Il rapporto fu : erano ambedue ebrei. Il colore rosso della bandiera sovietica venne mutuato da quello dell tabelle dei monti dei pegni privati presenti a quel tempo in Germania… Ma i grani poteri monopolistici amano lo statalismo perché essendo potenti quanto e più degli stessi stati contrattano come essi “tutto il cucuzzaro” attorno ad un solo tavolo.

E’ per questo che la stampa mondiale, che è belle loro mani, li appoggia. Esprime avversione, invece, contro coloro che essi odiano: tutti i capi di stato e i governi decisionisti. Così odiava lo Zar, il Cesare di tute le Russie, padrone di un enorme territorio, ponte fra Europa ed Asia, che aveva a disposizione la più abile diplomazia del mondo intero.

Se ancora non fosse chiaro noi abbracciamo l’inscindibilità di tre colonne portanti, che sono sociologiche, politiche e morali: essere politicamente liberale significa senza esitazioni anche liberista in economia e libertario nella morale.

Germano Scargiali

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Aggiornamento. Stamane, 8 novembre 2017, è stata riferita dalla Rai Tv la frase espressa poche ore prima da Matteo Renzi: “amici del PD dovete capire che la sinistra così com’è oggi perde in tutto il mondo”. Ecco, Renzi finalmente se ne accorge. Ma sembra il solo. Per questo, nell’ambito del PD non si può che essere renziani  e noi, con la mente libera dei liberali, stiamo apprezzando – lo abbiamo detto apertamente – il lavoro che, almeno in politica internazionale sta caratterizzando Paolo Gentiloni sotto l’ala protettiva del Presidente Mattarella, la prima persona seria dopo Scalfaro, Ciampi e Napolitano, talmente fuori regime da fare quasi ridere… Purtroppo, però, con loro, l’Italia ha pianto e perso terreno e anni preziosi. Il socialismo va riformato e c’è una chiave: il ripudio dichiarato della vecchia sclerosi marxista! 

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