Tutta colpa di Benetton

I Benetton non hanno prodotto solo maglioni e gestito autostrade ma sono stati la prima fabbrica nostrana dell’ideologia global. Sono stati non solo sponsor ma anche precursori dell’alfabeto ideologico, simbolico e sentimentale della sinistra. Sono stati il ponte, è il caso di dirlo, tra gli interessi multinazionali del capitalismo global e dell’americanizzazione del pianeta, coi loro profitti e il loro marketing e i messaggi contro il razzismo, contro il sessismo, a favore della società senza frontiere, lgbt, trasgressiva e progressista. (Marcello Veneziani sul Tempo)

Un appello all’unità di tutte le forze politiche …senza distinzione di appartenenza. Il governo in carica si presenta per la prima volta in Parlamento dopo 13 giorni dal crollo del ponte Morandi e lo fa attraverso il ministro dei Trasporti: Danilo Toninelli sceglie la linea della prudenza. Assume un atteggiamento cauto che non è piaciuto alle opposizioni, compatte nel protestare contro le mancate risposte sugli impegni e le promesse dell’esecutivo, a partire dalla nazionalizzazione della rete autostradale.

ministro delle infrastrutture e dei trasporti del Governo Conte.
Danilo Toninelli, ministro delle infrastrutture e dei trasporti del Governo Conte.

Dal Pd a Forza Italia, passando per Fratelli d’Italia, il coro delle proteste è trasversale…

“Non sappiamo – affermano in sintesi – chi ricostruirà, se si farà, la Gronda. Se nazionalizzeranno, se salveremo i mutui. A che cosa è quindi servita questa audizione? A niente”.

L’affermazione viene da Emanuele Fiano. Poi Alessia Morani incalza invece il ministro a 5 Stelle con una serie di domande e denunce: “da Toninelli nessuna parola – afferma – sulla ricostruzione del ponte, sulla realizzazione della Gronda e sul futuro di famiglie e imprese di Genova e della Liguria. Solo propaganda”.

“Sulle concessioni autostradali – afferma dal canto suo Giorgia Meloni – il governo è in confusione totale. Il ministro Toninelli smentisce Di Maio sulla nazionalizzazione della gestione delle autostrade lasciandosi aperte tutte le strade”.

Quasi 3 ore di insistenti domande nella sala zeppa di parlamentari. Costume non raro in Parlamento.  Quando Toninelli replica scoppia il caos fin quasi agli insulti… Il presidente che dirige i lavori della commissione interviene più volte per richiamare i rumorosi deputati e i senatori del Pd. Toninelli riparte dal suo intervento e accenna ai meriti che il governo si auto assegna in termini di trasparenza e volontà di cambiamento. Quando il ministro termina di parlare, Alessia Rotta (Dem) sbotta: “Non ha parlato del futuro di Genova- L’audizione non può finire così, Toninelli deve dare delle risposte…”

Il ministro resta zitto… Poi il presidente lo toglie dall’imbarazzo alzandosi in piedi e ripetendo al microfono che l’audizione è terminata. Le proteste continuano anche a microfoni spenti…

La relazione di Toninelli, con numeri e considerazioni, ha additato Autostrade per l’Italia, sempre più “nemico numero uno” del governo.

Li chiamano i signori delle autostrade e ciò parla chiaro sul tipo di rapporti tra l’esecutivo e il concessionario:

“Nel 2016 – tuona il ministro – i signori delle autostrade hanno fatturato quasi 7 miliardi. Di essi, 5,7 miliardi derivano dai pedaggi autostradali. Allo Stato sono tornati appena 841 milioni. Nel frattempo, dati del mio ministero, gli investimenti sono calati del 20% rispetto al 2015 e per la manutenzione si sono spesi appena 646 milioni, il 7% in meno rispetto all’anno prima. Esistono altri modelli in Europa, che a nostro avviso funzionano molto meglio del nostro…”

Il concetto di per sé è lo stesso degli scorsi giorni: leggi sbagliate e favori da parte della politica hanno portato i concessionari, come Autostrade per l’Italia, a fare i comodi loro…Un gioco aumentare le tariffe invece di diminuirle e trascurare la manutenzione.

Su Autostrade per l’Italia il “dossier” si arricchisce adesso di un nuovo elemento: la pubblicazione integrale sul sito del ministero dei Trasporti di tutte le convenzioni, allegati compresi. Decisione che arriva a poche ore da quella messa in campo da Aspi, in un ritorno di trasparenza che rimette di nuovo il governo e il concessionario faccia a faccia…

Sulle responsabilità il discorso resta, invece, ben più vago. Toninelli asserisce che ciò che ha guastato le autostrade e aperto la strada al gran business dell’asfalto per i privati, è scattato nel 1999. Così il governo sposta indietro la catena delle responsabilità.

“Con il governo D’Alema – afferma Toninelli – dà il via libera per i privati all’enorme affare dell’asfalto…  I giornali d’allora parlano di volata solitaria di Benetton, per prendersi il 30% di Autostrade dall’Iri. Il “grande banchetto”… Tutto, quindi, secondo le regole, poteva prendere il via…”

L’orologio delle responsabilità si sposta indietro fino all’anno della grande privatizzazione. Altra colpa, per i 5 Stelle, si annida nella politica successiva del centrosinistra e, inevitabilmente, anche del centrodestra. L’accusa, però, non è violenta. Anche in riferimento a D’Alema, infatti, non mancano precisazioni e cautele. Viene precisato, sempre da Toninelli, che le decisioni assunte dal governo nel ’99 avvenivano in quadro rispettoso delle regole: tutto per bene, insomma, tranne che per i concessionari, guidati dal nuovo Belzebù – Benetton…

Aldo Brandini

(Corrispondenza da Roma)

Nota. Se è vero ciò che sottolinea Marcello Veneziani, lanciare un J’accuse ai Benetton non è vano. E’ un segno che questo governo, formato da “temuti monelli” come Salvini e Di Maio, sa compiere il non certo inutile gesto del bimbo della favoletta che additò il re nudo o, come si diceva “allora” in camicia e mutande: una singolare situazione per i Benetton…

Articoli correlati