Un tempo fu il ’68

Che lo studente fosse protagonista era già l’obiettivo della “Riforma Gentile” che nessuno aveva “osato” modificare dall’anteguerra fino ad allora. Oggi siamo più o meno al “disastro” della cultura scolastica…

Voglia di ’68“diciamo nella “dida” di apertura di un recente articolo… In effetti la protesta di oggi, per quanto ripetitiva e meno originale di allora, avrebbe maggiori giustificazioni. Oggi la crisi c’è. E’ una crisi da ricchi, “addolcita” abbondantemente dalla ricchezza prodotta nella seconda parte del 900, ma già a partire dal “brillare della scintilla” della Rivoluzione industriale. Oggi c’è, persino, chi nega che questa …sia stata una fortuna per l’umanità: ideologia da radical chic, da comunisti con la pancia “strapiena”. Ignoranza e insensibilità. Tuttavia la crisi, le contraddizioni del “potere”, le ingiustizie sociali, in una realtà per altri versi opulenta, “ci sono“…

La contestazione detta del 1968 ebbe luogo in anni in cui dal punto di vista materiale, il popolo (i poveri) si era affrancato dalla fame e dal bisogno. Si era affrancato dai visibili stenti del passato. 

Quella contestazione fu anch’essa visibilmente “provocata“: fu  la prima mossa – che si riteneva dovesse concretizzarsi in una stroncatura – nel tentativo di bloccare sul nascere la crescita,lo sviluppo e il benessere generalizzato, condizione di una reale libertà diffusa. Da allora i tentativi di “colpire ai fianchi“, addirittura alla base, lo sviluppo sono stati addirittura “smaccati“. Ed è …grande, paradossalmente , lo “sconforto” di chi non vuole la crescita, di chi si allea con chi vuol dimostrare, per ideologia, che l’economia di mercato debba andare – presto o tardi – in tilt.

Frattanto, però, a deflagrare rumorosamente è stato il socialismo reale, nelle cui braccia avrebbero “gettato” la società i cosiddetti sessantottini. Anche questi ignoranti e fomentati, capaci di confondere il messaggio evangelico con il marxismo…

Le strane proteste di oggi sono visibilmente organizzate per nuocere alla ordinata gestione della cosa pubblica“. Hanno un contenuto vago e dispersivo, vedi le sardine che marciano contro …l’opposizione e non contro il governo. Oppure si riferiscono a traguardi lontani e inafferrabili nello spazio e soprattutto nel tempo: la crescita compatibile, i mutamenti climatici…

Adesso, però, si assiste anche ad un flop della “social democrazia”, rivelatasi gradita – frattanto – ai poteri fortissimi, perché flebile nel reclamare la supremazia della politica (cioè del popolo) rispetto ad altri poteri, quali soprattutto quello dell’alta finanza, delle oligarchie bancarie dei grandi monopolisti internazionali. I poteri più forti appoggiano, inoltre, il socialismo statalista  perché ne agevola l’esercizio di un controllo tendenzialmente totale sulla realtà socio civile e sull’economia, rispetto a quanto avverrebbe in una società pluralistica. Lo appoggiano e lo finanziano, specie quando è all’opposizione: il socialismo – e di più il “capital socialismo” di oggi – coltiva “l’unità sociale”, individua un solo interlocutore con cui contrattare e condividere la gestione del Potere…

Germano Scargiali

Nota

Nell’ambito dell’istruzione media inferiore e superiore, con l’abolizione del programma (a favore del…piano programma), l’abolizione del’avviamento al lavoro, dello studio “a memoria” si è andati verso una “dispersione” dei contenuti che ha reso la cultura scolastica …irriconoscibile. Non esiste più una cultura nazionale italiana, per non parlare di quella europea… Ciò può esser stato provocato dalla grettezza culturale del pensiero filo marxista: materialismo storico, convinzione ferrea che la libertà e quindi la dignità – dunque anche il valore di una persona – dipenda direttamente dalla sua condizione economica. Peggio della  peggiore realtà consumistica. A questo la visione materialistica della realtà conduce al peggiore dei peccati contro l’uomo, prima che contro Dio: è la “tristitia vitae” che appare evidente dagli atteggiamenti di gran parte di chi aderisce alle cosiddette “sinistre”…

Tale atteggiamento, che trascura anche l’importanza della storia, conduce ad atteggiamenti pessimistici sul possibile futuro dell’umanità e del mondo, la convinzione che la carenza e non l’abbondanza sia la caratteristica della realtà odierna e prossima ventura… 

Il risultato è, comunque, “la scomparsa” quasi totale di un patrimonio cognitivo, prima ancora che culturale, in comune fra giovani e, ormai, meno giovani. Non avendo reali conoscenze in comune, cioè reciproci riferimenti a “contenuti” culturali in comune, gli italiani non hanno di che parlare, se non cliccando sul telefonino per trovarvi chi sa che cosa: l’incultura fa sì che usino un prodigio della scienza e della tecnica come uno strumento utile, soprattutto, per sfuggire ad una realtà povera d’interesse. Viceversa parlano – chiacchierano –  del vacuo accadere quotidiano.

Alla continua ricerca di se stessi, i giovani e meno giovani possono …credere a qualunque indicazione provenga dall’informazione precostruita del “giornale unico“. Possono “manifestare” per qualunque motivo venga loro suggerito. La loro adesione dipende dal tono, dal clamore, dal glamour della chiamata. I contenuti sono un optional vago e incerto. E’ proprio quel che avviene. Ciò è ben più raccapricciante della temuta circostanza che il “grande fratello” ci spii attraverso i nostri PC ed i pad.

Nota 2

Alla crisi culturale fa riscontro un visibile miglioramento di base della realtà socio civile. Ciò anche nelle normative e a dispetto dell’inefficienza e dalla corruzione dei governanti. Né mancano esempi positivi di altruismo e generosità. Anche la cultura si produce in svariati “plafond” di punta, più che apprezzabili. E’ chiaro che essa …sopravviva. Quel che manca alla cultura è la diffusione, persino la “forma mentis” generalizzata: non solo mancano i contenuti e la capacità di sintesi, ma anche la stessa possibilità dello “acculturamento”. Non mancano solo le conoscenze, ma anche la capacità di acquisirle. Ciò fa sì che l’incontro più frequente possa oggi rivelarsi quello con un “idiota culturale“. La colpa non è – però – soltanto dell’individuo, già passato attraverso una cultura scolastica imperfetta… Al contrario dipende più da un’informazione mediatica che procede dal vacuo al vacuo: vuoti sono i punti di partenza e altrettanto vuoti i processi logici e le argomentazioni intermedie. Vogliamo dire che si è perso il senso della necessità della dimostrazione.  Basta, del resto, che si inserisca un solo postulato privo di fondamento perché si giunga a conclusioni errate.

Dai “vertici” dei media viene paradossalmente la “raccomandazione” a …fidarsi soprattutto dellautorevolezza delle fonti. Il che è un regresso verso concezioni arcaiche, è la negazione della democrazia e della libertà di pensiero e, quindi, di giudizio….(G.S.)

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