Vaccini e complotti? Può darsi purtroppo

Particolare della copertina de L’Espresso di qualche anno fa.

Un virus costruito in laboratorio? Tutto falso? Roba ‘cavata di tasca’ dai …soliti teorici del grande complotto?

Visionari? No, il discorso dei virus ‘allevati’ in segreto e diffusi per alimentare grandi interessi legati ai vaccini e relativa vendita su vasta (vastissima) scala non è affatto nuovo!

Quel che chi scrive ha casualmente appena ‘scovato’ è molto in tema di Corona virus disease -2019.

Se le indagini e i sospetti hanno un fondamento siamo certamente di fronte a qualcosa che non vorremmo né sapere né ammettere: ecco il peggio del mondo. Qui non siamo di fronte a chi commette reati o cade nell’errore e nel peccato per disperazione, per rabbia e persino per caso: siamo di fronte a cattedratici, più che benestanti, che dovrebbero rappresentare e interpretare il meglio della società e, invece, per sete di denaro e di potere, delinquono gravemente a danno dell’umanità…

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L’antefatto (cronaca semisegreta di una mattinata)

Stamane, chi scrive queste righe, infastidito dal tono usato da certi specialisti in monologhi, oggi molto diffusi in Tv e via internet, si imbatte in Ilaria Capua – bella donna,oltre che illustre virologa, non c’è che dire – la quale ‘pontifica’ insegnamenti di vita che con i virus hanno ben poco a che fare… Per puro inciso, ciò ci ricorda certe interviste a Rita Levi Montalcini sulla famiglia, i suoi valori, i suoi fini, la sua morale, che ben poco avevano in comune con la materia di cui la scienziata era esperta. Niente di strano se lo si faccia per pura curiosità, purché non sia dia alle risposte il tono di una sorta di Vangelo! Perché sulla famiglia, una Montalcini può saperne anche meno di un divo del pallone. O no?

Tornando al ‘tono’ di questi monologhi, esso ricorda i discorsi saccenti dei giovani del ’68: parlavano come se avessero in tasca la pietra filosofale. Non sapevano che quello era il grave errore di Platone, dell’Illuminismo e di Marx. Anzi! Tanto meglio! Chi meglio di Rousseau… Solo che quelli del ’68 avevano degli ideali o credevano di averli, questi non ne hanno alcuno, non propongono niente di concreto, non approdano a nulla, non vanno oltre un’esibizione linguistica, alludendo – peggio – ad una sorta di demenza diffusa da parte della ‘gente comune’, da non confondere con quella incultura ‘epidemica’ da noi spesso additata. Ma chi scrive queste righe – e si dispera – parte da un’assoluzione (a priori) della ‘pazza folla’, così male indottrinata dalla scuola e dai media o, addirittura, indottrinata al contrario.

No, la ‘gente’ non è né stupida né cattiva. E’ quello che è. Secondo il parere di chi scrive è per lo più ‘brava gente’. Oltre che fornita di quel discreto tasso d’intelligenza di cui la dota madre natura…

Per concludere: la genia cui appartiene Ilaria Capua, comprende personaggi anche migliori come Roberto Saviano. Il più sopportabile è Pif. Ma il tono è sbagliato, è fastidioso, indisponente. Al mondo nessuno deve avere certezze, tantomeno esprimerle con quel tono. Nessuno deve dispensare verità che, in concreto, non hanno altra scientificità al di fuori della propria mente, della propria personale idea dei fatti e delle cose…

La ragione e il torto sono risaputamente due grandi impostori e poco meglio va per la verità e la menzogna. Parlare come se non fosse così, o peggio, parlare come se si fosse perfettamente al corrente della ragione e della verità è letteralmente da idioti!

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Adesso vediamo che cosa abbiamo scovato, indagando, tramite Google, su Ilaria Capua. Qualcosa di cui lei e il marito (non meglio identificato nell’articolo de L’Espresso) sono stati assolti dopo dieci anni circa di indagini e vari trasferimenti del giudizio da un tribunale all’altro (?).

A questo punto la premiata ricercatrice italiana (ma quanti ricercatori e ricercatrici in Italia vengono alla ribalta come questa o non rimangono, invece, nell’ombra ignorati e soprattutto sottopagati?) esce dal nostro discorso. E’ stata assolta e non mettiamo certo in dubbio le sentenze. Sarebbe antigiuridico ed anti sociale. Uno ‘sgarbo’ all’educazione che cerchiamo di rispettare…

A proposito, Vittorio Sgarbi si è espresso senza mezzi termini su Ilaria Capua e non certo per lodarla: il polemista, di ben altro stile rispetto a quello dei suddetti monologhi, pur con le sue intemperanze, è fonte che stimiamo…

Il vero ‘problema’ di questi ‘nuovi Amleto’ dei monologhi è la mancanza di humor, la carenza di arte. In passato dal poeta Orazio, che …sorridendo castigava i costumi a Walter Chiari e persino a Grillo prima maniera, ben altre doti di spirito avevano caratterizzato i monologhi… Prendiamo oggi Paola Cortellesi nel suo monologo su ‘…una mignotta’. Ottima polemica sociale, ma, soprattutto, ben altra pasta. O no?

Ma ecco – scusate l’attesa – il brano dell’Espresso di cui alla copertina qui riprodotta

(Il processo penale era ancora in corso. Poi si concluse, come accennato, con l’assoluzione)

Secondo i carabinieri del NAS e i magistrati, Capua e suo marito facevano parte di un’associazione a delinquere che con la collaborazione di alcune società farmaceutiche (omissis) e funzionari del ministero della Sanità aveva l’obbiettivo di guadagnare grazie alla vendita di vaccini contro l’influenza di origine aviaria.

La copertina dell'Espresso di qualche anno fa.
La copertina dell’Espresso di qualche anno fa.

Secondo i magistrati, il gruppo arrivò a diffondere il virus in alcuni allevamenti del nordest d’Italia in modo da causare un’epidemia e aumentare le vendite dei vaccini.

Il caso è iniziato negli Stati Uniti dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, quando nel timore di un attacco con agenti biologici, diverse società farmaceutiche furono messe sotto indagine. Le autorità federali americane scoprirono che alcuni anni prima il Maine Biological Laboratory, un laboratorio che produce vaccini, aveva importato illegalmente negli Stati Uniti un ceppo di influenza aviaria dall’Arabia Saudita, aveva elaborato un vaccino e poi ne aveva rivenduto circa ottomila dosi nel paese da cui proveniva il virus. La società venne multata per mezzo milione di dollari e diversi manager furono condannati. Il caso venne fuori grazie a un informatore. Secondo le ricostruzioni italiane, quell’informatore era Paolo Candoli, originario di Cesenatico, in Romagna, e manager di Merial. I documenti riguardanti Candoli furono inviati in Italia, dove cominciarono a indagare i carabinieri del NAS e poi il magistrato della procura di Roma Giancarlo Capaldo.

Le carte su Candoli arrivarono in Italia dagli Stati Uniti nel 2005. Quell’anno i magistrati iniziarono a fare le prime intercettazioni telefoniche. Le indagini continuarono per i dieci anni successivi, fino a quando nel 2015 la procura di Roma non chiese il rinvio a giudizio per 41 tra ricercatori, funzionari del ministero della Salute e manager di case farmaceutiche. Dell’inchiesta non si conosceva nulla fino all’anno precedente, quando nell’aprile del 2014 qualcuno consegnò una parte delle carte dell’inchiesta a Abbate (curiosamente, nonostante la lunghissima durata delle indagini, Capua non venne mai sentita dai magistrati).

Il caso era estremamente complesso e confuso e i documenti delle indagini, come si capirà in seguito, erano pieni di errori e imprecisioni. L’Espresso decise di titolare in copertina con un sommario molto duro: «Accordi tra scienziati e aziende per produrre vaccini e arricchirsi, ceppi di aviaria contrabbandati per posta rischiando di diffonderli. L’inchiesta segreta dei NAS e dei magistrati di Roma sul grande affare delle epidemie». Il giornale tornò sul caso poche settimane dopo, con un articolo di Gianluca Di Feo intitolato “La cupola dei vaccini.

Nel 2015, quando la procura di Roma chiese il rinvio a giudizio per i 41 indagati, l’Espresso scrisse: «Esiste una cupola dei vaccini, che ha trasformato in business la lotta a virus pericolosi, garantendo l’arricchimento e la carriera di funzionari pubblici. È la conclusione della procura di Roma, che ha chiuso l’istruttoria durata otto anni, confermando l’inchiesta pubblicata da “l’Espresso” nello scorso aprile».

 L’inchiesta però (è sempre testualmente l’articolo de L’Espresso)  non rimase alla procura di Roma, ma venne “spezzettata” per ragioni (sono le ‘eccezioni’ processuali, ndr) di competenza territoriale e inviata a diverse procure (non uno ma più trasferimenti, è tipico, ndr), tra cui quella di Verona che si espresse, prosciogliendo tutti gli indagati perché “il fatto non sussiste”. Dell’indagine si parlò anche all’estero, soprattutto a causa della fama internazionale di Capua. La rivista Science dedicò all’inchiesta un lungo articolo piuttosto critico, in cui notava diversi errori scientifici nelle carte dei NAS e della procura: «I documenti non sembra siano stati revisionati da esperti scientifici». Per esempio i NAS a un certo punto parlando di una malattia trasmessa dalle zanzare chiamata “West Nair”, quando è più probabile che intendessero “West Nile”.

Altri problemi riguardano le accuse di aver “diffuso l’epidemia”, della quale nelle carte dell’indagine non esistono prove.

Argomenti a difesa

Marco Datti, capo del NAS e autore delle indagini, ha detto ai giudici che la sua squadra non ha trovato alcuna prova aldilà delle conversazioni intercettate (Datti si trova al momento sotto processo per un altro caso non collegato). Capua ha fatto notare che il tipo di virus che ha causato l’epidemia di influenza aviaria era di un ceppo diverso da quello che lei aveva a disposizione nel suo laboratorio. Science ha chiesto l’opinione di Christianne Bruschke, un veterinario ed ex specialista di influenza aviaria presso l’Organizzazione Mondiale della Sanità. Secondo Bruschke è difficile credere che una società internazionale come Merial commerci in vaccini illegali o addirittura cerchi di diffondere epidemie.

Le accuse a Capua sono particolarmente ironiche, scrive Bruschke. Secondo i magistrati, la ricercatrice avrebbe aiutato una società privata a fare profitti grazie al virus dell’influenza, ma Capua è famosa a livello internazionale per il suo impegno per mantenere la ricerca sui virus aperta e fruibile da tutti. Nel 2006, per esempio, ha sostenuto la necessità di diffondere immediatamente tutti i dati sui virus dell’influenza aviaria, invece di tenerli chiusi in un cassetto in attesa di una pubblicazione su una rivista scientifica.

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Al momento non è chiaro che cosa accadrà agli altri processi in corso, per esempio a Padova, né quante sono ancora le persone che rischiano di essere rinviate a giudizio. Nei mesi scorsi, diversi giornali hanno sottolineato come a causa della lunghezza delle indagini (sono passati 11 anni da quando sono iniziate), gran parte dei reati siano ormai finiti in prescrizione.

Il giornalista Lirio Abbate è tornato ieri (ai tempi, ndr) sul caso con un articolo dal titolo “Traffico dei virus, Capua prosciolta. Ma le intercettazioni svelano il grande business”. Nell’articolo, Lirio Abbate ha pubblicato diverse conversazioni intercettate dai magistrati tra Capua e altre persone, tra cui i suoi genitori.

(Servizio a cura di Germano Scargiali)

Aggiornamento

A sostegno dei concetti appena esposti (è concepibile l’esistenza di trame così gravi?) giunge dall’America la notizia dell’incriminazione (per motivi simili a quelli di cui parliamo) del grande  Charles Lieber. Altro che i titoli di Ilaria Capua!  Qui siamo di fronte ad un grande cattedratico di grande caratura internazionale.

Winners of the 2012 Wolf Prize ( $ 100 mila) present their prize diplomas during an award ceremony in the Knesset (Israeli parliament) in Jerusalem on May 13, 2012. Winners (L-R); US Ronald Evans in Medicine, from Gene Expression Laboratory, The Salk InstituteUS, US Michael Aschbacher in Mathematics, from California institute of technology, US Luis Caffarelli in Mathematics, from University of Texas at Austin, Israeli Jacob D. Bekenstein in Physics, from Racah Institute of Physics, The Hebrew University of Jerusalem and Medicine, US Paul Alivisatos in Chemistry, from University of California at Berkeley and US Charles Lieber in Chemistry from Harvard University. The 100,000 dollar Wolf Prize is an international award granted in Israel, that has been presented most years since 1978 to scientists and artists. AFP PHOTO/MENAHEM KAHANA (Photo credit should read MENAHEM KAHANA/AFP/GettyImages)
Charles Lieber vincitore nel 2012 del Wolf Prize ( $ 100 mila)  AFP PHOTO/MENAHEM KAHANA (Photo credit should read MENAHEM KAHANA/AFP/GettyImages)

Il docente di Harvard arrestato (e che secondo le ultime notizie sarebbe stato rilasciato su cauzione di 1 milione di dollari) non è uno scienziato qualunque: è il pioniere della nanoscienza e presidente del dipartimento di chimica del prestigioso ateneo del Massachusetts, salito ai massimi livelli della gerarchia accademica a stelle e strisce. Ma il docente di Harvard arrestato, secondo le ultime notizie sarebbe stato rilasciato su cauzione di 1 milione di dollari. Negli States tutto è possibile a suon di bigliettoni. Per chi ce li ha..

(Nella foto sopra il momento clou nella carriera dell’indagato: Charles Lieber nel 2012 alla consegna del Wolf Prize, un premio da 100 mila dollari per le ricerche scientifiche assegnato in Israele).

 

 

 

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