Poco lavoro nell’Isola: progettisti siciliani fanno porti altrove

La sistemazione della parte – già fatiscente – del porto di La Spezia (Progetto Sigma Palermo)

Di Germano Scargiali

Sant'Erasmo come sarebbe divenuto se se la stucchevole contestazione guidata dallo stesso Comune non avesse sostenuto il "perché tutto resti com'è"
Sant’Erasmo come sarebbe divenuto se se la stucchevole contestazione guidata dallo stesso Comune non avesse sostenuto il “perché tutto resti com’è”
Sant'Erasmo nello stato in cui è rimasto e si trova oggi
Sant’Erasmo nello stato d’abbandono in cui è rimasto e si trova tutt’oggi

In Sicilia ha fatto quasi scandalo. Ditte e progettisti, non trovando lavoro nell’Isola lo cercano e lo trovano fuori. E’ il caso dello Studio Sigma di Palermo che aveva progettato il porticciolo di Sant’Erasmo fino al giorno che, per volere “bipartizan” dell’Ente porto, poi Autorità portuale, la lunga pratica era maturata al punto che stavano partendo le escavatrici della Impresa Adorno per i lavori… Le contestazioni, appoggiate dal Comune e dallo stesso sindaco Orlando, fecero sfumare anni di lavoro burocratico e progettazione… Una storia non unica nell’Isola…

In Palestina, dove la geografia ha sapore di sacra scrittura e di guerra, una società mista ebraico palestinese stava per commissionare un porto non lontano da Gaza. Il turismo nautico e il comune business faranno tacere i cannoni?

A La Spezia lo stesso Studio Sigma lavora alla “rifunzionalizzazione” di un settore mal in arnese dello storico porto cittadino, che sarà destinato allo yachting. Sarà ripristinato dalla ditta Trevi (che lavora anche al bacino del porto palermitano ed a Mossul) un molo trapezoidale cui si appoggeranno dei pontili. Ma la parte più rilevante è la progettazione e costruzione di un “quartierino” di cabine marittime che saranno date in uso ai diportisti assieme al posto barca…

Qui viene il bello: committente è l’Autorità portuale di La Spezia. Spesa prevista 16 milioni €. Il pensiero corre al porticciolo di Sant’Erasmo, dove l’Autorità portuale di Palermo, dopo lunga (12 anni) gestazione bipartizan del progetto, stava per veder partire le ruspe della ditta Adorno di Palermo, sub committente di una impresa napoletana, che avrebbe definito il tutto essendo la vincitrice della gara d’appalto. Ma vincere una gara d’appalto (vedi Ponte sullo Stretto, Termovalorizzatori, Porto di Balestrate etc) può significare in Sicilia meno di niente. Vai a chiedere i “pur sacrosanti” risarcimenti…

Allora l’Autorità Portuale di Palermo, che aveva iniziato le pratiche come “vecchio” Ente porto, venne stoppata da un paio di marce con i cartelli “salviamo la città” o qualcosa del genere. “Questi” le città le affossano! Ricordiamo “i soliti contestatori” a Genova prima della stupenda bonifica architettonica della zona che oggi accoglie Acquario, Galata Museo ed ex Docks. Li ricordiamo a Palermo, quando sostenevano che la splendida sistemazione della Cala cittadina, oggi continua meta di passeggiate da parte di palermitani e turisti, oltre che di pontili per gli yacht in prevalenza stanziali e qualche ospite in transito, avrebbe “offeso la povertà della gente del centro storico”. Invece l’ha riscattata in parte, creando locali sul mare, movida serale e …posti ed occasioni di lavoro! Fa parte della grande zona che include lo storico circondario del Castello a Mare, prosegue ad occidente col Porto e ad oriente con la passeggiata del Foro Italico che si sarebbe conclusa con il porticciolo (eternamente fatiscente) di Sant’Erasmo. Poi dovrebbe proseguire con il progettato (sognato) lungomare, che esiste ma in perdurante degrado, il quale, giungendo fino all’Acqua dei Corsari, attraverso Romagnolo (ex lido cittadino), lo Sperone e la Bandita (c’è un mini scalo per barchette da pesca, spacciato per un ridicolo progetto di porto turistico) sarebbe uno dei maggiori e belli d’Italia. Da lì il grande paesaggista Lojacono dipinse più volte il Golfo con lo sfondo incantevole del Monte Pellegrino…

Ma questi, a Palermo, restano sogni. La consolazione è che gli umani in genere, ma i Siciliani più che mai, non vedono con gli occhi, ma con il cervello. Così “saltano” le infinite brutture e su tutto la vittoria appartiene lo stesso ai colori del cielo e del mare, dei mille alberi, spesso fioriti, degli oleandri, degli ibisco della profumatissima accoppiata estiva di gelsomini e pomerie, che riescono talvolta a sovrastare la sera persino il fetore della monnezza che giace non raccolta dai camion dell’azienda comunale…

Qualche porto “si fa” lo stesso: Capo d’Orlando, Xifonio di Augusta sono al lavoro. Si avvicina il momento per Isola delle Femmine e per Marsala. Tanti progetti attendono. Ora Porto Palo di capo Passero. Persino Taormina torna di scena?

Gli imprenditori, come il premiato  Studio Sigma, cercano lontano quel lavoro che in Sicilia svanisce sempre più all’orizzonte. Altrove le Autorità portuali riescono a lavorare. Qui vengono perseguitate dai Comuni e persino dalla Magistratura con accuse e procedure che – lasciatecelo dire – sono spesso peregrine e sempre, ma sempre, lunghissime nel tempo. Durante il quale la fatiscenza dei luoghi e delle opere ha tutte le “chance” per divenire totale e, spesso, definitiva.

Lavoriamo dunque altrove. L’Africa ci aspetta: checché se ne dica, sta crescendo. Gli immigrati sono un bluff grottesco, rispetto a quel continente senza confini e pieno di risorse naturali per chi porta il know how. I siciliani ce l’hanno. Sfornano tecnici. Hanno scritto l’undicesimo comandamento, tutto per loro. Corre da Palermo a Catania, da Trapani a Siracusa: andiamo via!

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