L’auto va da sé: “Self driving car” è fantascienza per le nostre strade

L’auto del futuro come prendeva forma al CES 2017 (Consumer Electronics Show, ogni anno a Las Vegas)

Un’auto intelligente capace di interpretare il nostro stile di guida, le nostre emozioni e gli stati d’animo. Ciao Kitt come stai? “pronta ad eseguire i tuoi comandi”. Potrebbe essere questa la risposta della “supercar” Pontiac Firebird nera al suo pilota Michael Knight ex poliziotto protagonista nella lotta contro il crimine. Un’automobile completamente automatizzata e controllata da un’intelligenza artificiale che le permette, tra le altre cose, di parlare.

Protagonista di una serie televisiva prodotta tra il 1982 e il 1986 fu sogno di una generazione. Oggi non è più fantascienza. Adesso le automobili sono dotate di ogni tipo di diavoleria elettronica. Si può asserire con certezza che tutte le più titolate case automobilistiche investono oggi sulle nuove tecnologie. Si punta soprattutto sulla trazione elettrica in tema di mobilità sostenibile.

Daimler studia per il car sharing taxi elettrico senza tassista
Daimler studia per il car sharing taxi elettrico senza tassista.

Il massimo sforzo nella ricerca dei più prestigiosi “marchi” è rivolto alle batterie vero anello debole della catena. L’ultima notizia arriva dal Giappone dove la Panasonic e la Toyota stanno testando nuove batterie per i sistemi ibridi e ibridi ricaricabili plug-in. Un’auto ibrida plug-in è un tipo di automobile a propulsione ibrida le cui batterie possono essere caricate anche senza l’ausilio del motore a combustione interna, utilizzando una fonte di energia elettrica esterna collegata attraverso sistemi a cavo o, addirittura wireless (senza filo, ndr). Un’ibrida plug-in ricarica le batterie direttamente dalla rete elettrica domestica come un’auto elettrica, ma può utilizzare con efficienza un motore a benzina come un’auto ibrida, liberandoti dalla preoccupazione di esaurire la carica nei tragitti più lunghi. Le nuove batterie al litio con elettrolita allo stato solido hanno una densità energetica più elevata con le stesse dimensioni, possono garantire autonomie più grandi del 50% rispetto a quelle attuali”. Con una ricarica si potranno percorrere in media 500 chilometri.

Inoltre l’elettrolita allo stato solido può eliminare il problema principale delle attuali batterie al litio: il surriscaldamento e il conseguente rischio di esplosione. Senza considerare che i nuovi sistemi, in assenza di sostanze liquide al loro interno, possono essere installate a bordo di un veicolo, in qualsiasi posizione sfruttando così spazi vuoti. Non solo risultano più sicure ma grazie a questa nuova tecnologia si potranno ricaricare più velocemente rispetto alle attuali e avranno una vita utile più lunga.

Nessun incremento di prezzo per i clienti: la quantità di materiali rari e di litio all’interno dei due diversi sistemi di batteria è identico. Il futuro della trazione elettrica passa pertanto dalle batterie. Ogni anno a Las Vegas si tiene il CES la fiera internazionale di elettronica di consumo la cui prima edizione risale al 1967. Dai sistemi di guida connessi con l’ambiente esterno e interno all’intelligenza artificiale come ausilio alla guida. Ma a che punto siamo con le auto a guida autonoma?

E’ molto interessante scoprire l’evoluzione storica. Non tutti sanno che risale al 1925 il primo esempio di auto senza conducente: Houdina Radio Control presenta un veicolo radiocontrollato chiamato Linrrican Wonder. Fino ai giorni nostri con l’Autopilot di Tesla. Si tratta di un software che è in grado di mantenere una certa velocità grazie al cruise control adattivo. Riesce a “vedere” le altre autovetture ed eventuali ostacoli, quindi rallenta e accelera intervenendo su motore e freni. È anche in grado di effettuare sorpassi ma il pilota umano, deve mettere manualmente la freccia.

Il sistema è presieduto da Gps, radar e da 12 sensori a ultrasuoni per intercettare qualsiasi cosa si muova intorno alla macchina fino ai 5 metri. Nel prossimo salone di Ginevra a marzo si terrà a battesimo la Mercedes MBUX. Si tratta della “piccola” Classe A della casa di Stoccarda dotata di intelligenza artificiale. Nella plancia due display intuitivi da oltre 10 pollici e riconoscimento vocale. Il sistema consente di interagire con l’auto dando diversi ordini, dalla scelta del brano musicale alla ricerca di un ristorante, grazie alla collaborazione con Yelp e Tripadvisor. E anche quando non c’è connessione, il sistema funziona. Intuitiva come Google Assistent.

Futuribile è, invece, la tecnologia Brain-to-Vehicle, o B2V sviluppato dalla Nissan, consentirà in futuro di ridurre i tempi di reazione alla guida. In questo caso l’automobile dialoga con la mente del guidatore. La componentistica elettronica sfrutta i segnali del nostro cervello per rendere la guida ancora più emozionante e godibile. Questa tecnologia è stata studiata per decodificare l’attività celebrale del guidatore attraverso un dispositivo indossabile sul capo. La Nissan spiega che si possono prevedere con questo sistema le intenzioni dell’essere umano. Il sistema può intervenire con un anticipo di meno di mezzo secondo sul conducente, senza quasi far percepire il loro funzionamento.

Interessante la novità in casa Hyundai. Grazie alla tecnologia Departed Drive Rescue & Exit Maneuver in caso di malore del conducente la vettura rallenterà e accosterà da sola in una zona sicura della carreggiata una sorta di angelo custode. Concludendo, la macchina a trazione elettrica è davvero la soluzione ai problemi di inquinamento e mobilità? La questione è quanto se ne possono produrre e se ci siano sufficienti materiali, energia e risorse per produrle. Cominciamo dal fatto che il miglior mezzo per muoversi in città non è l’auto con qualunque trazione questa sia dotata. Ci si incolonna comunque nel traffico a benzina o altro.

In Danimarca e in Germania ormai si costruiscono autostrade per le biciclette (un controsenso linguistico, ma tant’è…) che collegano interi paesi, con corsie riservate alle diverse velocità a cui vanno i ciclisti. Nonostante le avversità climatiche. Ma, qual’è l’impatto delle emissioni di gas serra. Ricercatori hanno realizzato uno studio pubblicato sulla rivista scientifica “Scientific Reports”.

Per stimare l’impatto sull’ambiente dei veicoli elettrici è necessario fare due presupposti cruciali. Il primo riguarda le emissioni di gas serra durante il processo di produzione della batteria e il secondo riguarda le emissioni indirette di gas serra durante la fase di utilizzo del veicolo. Per le attuali autovetture, la quota delle emissioni di CO2 durante la fase di produzione del veicolo per il motore e la scatola del cambio è pari a circa il 20%. Mentre le emissioni per la produzione di un motore elettrico sono ancora incerte. Siamo in definitiva ancora in una fase embrionale della questione.

George Jetson, il capofamiglia, lavora alla fabbrica di astronavi del Signor Cosmo G. Spacely, un nanetto severo e irascibile. Jane, sua moglie, decisa ed energica, controlla la vita familiare. Hanno due figli: Judy, stereotipo di teenager più preoccupata dei propri vestiti che dei compiti di scuola, ed Elroy, il primo della classe, un genio nelle materie scientifiche. Rosie, il robot casalinga, è un modello fuori produzione, ma i Jetson le sono troppo affezionati per rottamarla. Infine, Astro è il cane di famiglia, un danese pasticcione ma amatissimo da tutti, e anche il piccolo Orbitry che diventa il migliore amico del danese. È ambientato intorno all'anno 2063.
Pronipoti di Hanna & Barbera. George Jetson lavora alla fabbrica di astronavi di Cosmo G. Spacely, un nanetto severo e irascibile. Jane, la moglie, decisa ed energica, controlla la vita familiare. Due i figli: Judy, classica teenager  preoccupata più del look che della scuola; Elroy,  primo della classe, genio delle materie scientifiche. Rosie, robot casalinga, è un modello fuori produzione, ma i Jetson le sono troppo affezionati per rottamarla. Astro, il cane, è un danese pasticcione ma amatissimo… Attorno al 2063 le auto non avranno ruote e tanto sarà diverso, ma non le continue “avventure in famiglia”. Da qui l’azzeccato humour.

Personalmente ricordo con nostalgia l’emozione della mia prima fiat 500 f costruita dal 1966 priva di sincronizzazione del cambio. Dovevi essere molto bravo ad evitare la “grattata” quando si “scalava di marcia” e l’unica possibilità per una buona manovra del bravo “pilota” era quella della “doppietta”. Un gioco sincronizzato tra il premere il pedale della frizione e l’acceleratore. Il gusto della guida era quello. Anche adesso, però, con le auto dette “accelera e cammina”, la guida resta un piacere per tanti motivi, anche nuovi. Nessun dubbio che si sia perso un po’ del “fascino romantico” di ciò che era, anche che fu, la guida di “allora”, quando più rudimentali erano auto e motori e ben più contorte e rustiche le strade. Come dimenticare i paracarri e le pietre miliari? Non esistono più…

Francesco Maurizio La Valva

 

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