Futuro e risorse no problem

Acque superficiali in Italia. La Penisola e la Sicilia sono ricchissime di acque dolci e acque minerali. La “frizzante Sanpellegrino” domina sul mercato americano. In mare, il pesce pelagico – tunnidi, sgombri, sarde, acciughe – è sempre abbondantissimo. Tanto che è oggetto di pesca da parte di barche dal resto del mondo. Per non parlare del pesce oceanico, che – però – è meno saporito di quello mediterraneo.

Fra le opinioni da sfatare – paradossalmente ‘coltivate’ dai media – vogliamo chiarire: quelle che modernamente intendiamo come “risorse” (non ci riferiamo ai migranti) dureranno molto più a lungo del tempo in cui saranno necessarie all’umanità. O meglio, saranno indispensabili alla buona sopravvivenza del genere umano… Perché altre “fonti“, altri materiali inediti interverranno prima a sostituire ciò di cui oggi fruiamo.

Per poter essere più chiari, occorre partire dall’osservazione dei fatti e dei dati storici recenti. Perché ciò che è avvenuto prima della Rivoluzione industriale è quasi mera letteratura, ormai, in una visione della realtà proiettata verso il futuro. Chiariamo, per inciso, come mantenga, invece, gran parte della sua importanza sul terreno spirituale…

La realtà verso cui il mondo va incontro continuerà a riservare sorprese in ogni campo (puramente tecnologiche,ma anche nell’alimentazione, nel semplice approvvigionamento e nella medicina) che non possiamo neppure immaginare. Il vero dispiacere di dover morire è quello di non vedere ciò che il mondo vedrà appena nei prossimi 50 anni…

Come non notare che l’automazione – temuta ancor oggi – ha condotto al benessere generalizzato in tutto il mondo, ma proprio in quello  tecnologicamente progredito che dell’automazione ha fatto uso? Né questo fenomeno – intendiamoci – conosce soste. Di anno in anno sul pianeta sono sempre meno – per quanto ancora possano essere in molti – coloro che soffrono la fame. Dopo l’automazione, l’avvento dell’elettronica non potrà che portare ad altro benessere, altro progresso

Il sentimento ancestrale della paura, alimentato – non sempre disinteressatamente – dai soliti catastrofisti, veri nomadi del pensiero, porta ad anticipare scrupoli che l’intelligenza umana si pone, correndo ai rimedi necessari. Si parla di “crescita compatibile” già da anni, ma in ogni caso con molto anticipo rispetto ai reali problemi, che possono riguardare territori circoscritti, ma non certo gli enormi spazi ancora nono occupati e non sfruttati dall’umanità.

Si parla di green economy senza,però, definirla e spiegarla. Forse, per comprendere che cosa sia, è meglio partire da ciò che è la blue economy, una sua estensione logica e pratica…

Ricordiamola definizione sintetica che ne dava il …mai abbastanza compianto Giovanni Tumbiolo, imprenditore e organizzatore a Mazara del Vallo del Distretto produttivo della Pesca e della Crescita blu.  Nel corso delle sue iniziative, che culminarono nella organizzazione del Blue sea land (oltre 50 stati ospiti a Mazara da tutto il …Mediterraneo allargato), Tumbiolo – sostenitore convinto del principio della ‘crescita compatibile’ – ne forniva una definizione non certo “scontata”.

La Blue economy – diceva Tumbiolo, espressamente anche a chi scrive queste righe – consiste nel pieno sfruttamento del patrimonio naturale di tutte le acque  presenti sul pianeta“. Con ciò intendeva affermare chiaramente che l’umanità è ancora lontanissima da sfruttare le acque salate e dolci disponibili sulla terra:mari, laghi, fiumi, acque sorgive e sotterranee… Tumbiolo prevedeva uno sviluppo praticamente senza limiti dello sfruttamento delle acque. Nel piccolo della Sicilia predicava non solo l’acqua coltura a mare, ma anche quella in acque dolci. Naturalmente, il riferimento si estende anche allo sfruttamento delle proprietà nutritive contenute nelle alghe. Siamo già a possibilità infinite,perché le creature del mare e dell’acqua hanno una capacità riproduttiva inimmaginabile rispetto a quelle che riguardano il cibo delle terre emerse.

Chi, poi, crede nella bontà degli Ogm sarà certo d’accordo che l’umanità potrebbe “nutrire” tre volte se stessa a partire da domani. Sempre che fosse realmente necessario e che si …organizzasse “un po’meglio”.

Concludiamo chiarendo che per la Green economy vale la medesima definizione: “…consiste nel pieno sfruttamento delle risorse verdi sulla terra che non riducano la consistenza del patrimonio esistente“. O meglio del patrimonio potenziale, perché l’umanità è molto, ma molto lontana dall’aver sfruttato in pieno le potenzialità dell terre emerse”.

Di fronte a quest “evidenze” vorremmo che chi possiede dati certi“, cioè “scientifici” del contrario li portasse…

Lo scarto – vogliamo dire –  fra ciò che si sfrutta in acqua e a terra è talmente grande che non è necessario fare i conti…

Ma ciò che più conta, già nel presente e soprattutto in proiezione futura, è l’energia. Perché l’energia, nelle mani dell’uomo moderno, è tutto, si trasforma in tutto: significa calore, luce, trasporti,ma anche acqua, cibo…

L’acqua dolce – considerata un tema scottante – è ovunque nelle viscere della terra. Neppure tanto in profondità. Quel che serve è l’energia per portarla in superficie… Dopodiché non c’è deserto che non sia coltivabile.Anzi,i deserti sono potenzialmente più fertili di quanto non lo siano le usuali terre coltivate…

A riprova del “pessimismo tendenzioso” che già c ha accompagnato per anni, il petrolio di dava come”prossimo all’esaurimento” già negli anni ’50 del secolo scorso. Oggi è chiaro che c’è tanto petrolio  da durare più a lungo di quando non sarà sostituito – al momento in cui vi sarà la volontà politica ed economica – da fonti energetiche già “pronte” come l’idrogeno. Sempre che si parli di fonti “serie” e non i “sole e vento” che potranno dare soltanto un piccolo aiuto complementare al fabbisogno:energia ce ne vuole tanta,presto,subito e …sempre. Cioè h24.

Superfluo continuare, sperando che la si smetta con i catastrofismi, che fanno il gioco di chi lo sviluppo generalizzato, il benessere per tutti non lo vogliono, anzi lo temono. Perché preferiscono esser certi di mantenere “il controllo” dell’umanità e dello sviluppo. A questi si uniscono “certi moralisti” che temono gli effetti di uno sviluppo sfrenato, che – data la realtà moderna – surclasserebbe “gli anni del boom” del secolo scorso.

Germano Scargiali

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